In apertura, Il Giro d'Italia passa davanti al Colosseo, a Roma (2018) ©Dario Belingheri/BettiniPhoto

I trabocchi sono stati per secoli i mezzi di sostentamento principali dei pescatori sulla costa abruzzese. Strutture da pesca fisse che alcuni documenti fanno risalire al 1240, l’epoca di Dante. Adesso il Giro d’Italia dedica a questi strumenti, cantati anche dal poeta Gabriele D’Annunzio, la grande partenza dell’edizione 106, seguita in tv da 200 Paesi e circa 800 milioni di telespettatori. Non solo: la missione della corsa targata Gazzetta dello sport, di cui Trenitalia si riconferma Official Green Carrier, è la valorizzazione del territorio.

 

La prima tappa, una cronometro individuale, si svolge infatti sabato 6 maggio sulla pista ciclabile da Fossacesia Marina a Ortona, in provincia di Chieti. È la Via verde della costa dei Trabocchi, un corridoio meraviglioso per le due ruote lungo circa 60 chilometri che unisce sport e cicloturismo. Un messaggio forte negli anni in cui la bicicletta e il suo uso sociale, in particolare grazie alle donne, sono diventati il simbolo di mobilità sostenibile. E se pensiamo che ogni maglia rosa è realizzata con uno speciale filato ottenuto dal recupero e dal riciclo di 15 bottiglie di plastica, il cerchio si chiude: il Giro d’Italia incarna al massimo livello l’esigenza di attenzione all’ambiente.

 

Dall’Abruzzo a Roma, dall’Adriatico al Colosseo e ai Fori imperiali. La cronometro dei Trabocchi aspetterà il corridore più veloce del mondo, Filippo Ganna, due volte campione del mondo contro il tempo, primatista dell’ora (56,792 km) e detentore del record della crono più veloce del Giro: 58,831 km/h di media a Palermo 2020. E dopo cinque anni, domenica 28 maggio Roma accoglierà di nuovo il gran finale della Corsa rosa. La scalinata del Campidoglio, con la statua equestre di Marco Aurelio, sarà lo scenario della premiazione, come una sfilata di alta moda. Per Roma sarà la quinta volta dopo le edizioni del 1911, 1950 (in occasione dell’Anno santo, con la carovana ricevuta da Papa Pio XII), 2009 (i 100 anni del Giro) e 2018. Il circuito finale scatterà dal Colosseo quadrato, il Palazzo della civiltà italiana in zona Eur, in direzione mare e Ostia. Quindi, una volta rientrati in città, ecco l’anello di 13,6 km da ripetere sei volte. Un viaggio in un museo a cielo aperto: Colosseo, Fori imperiali, Lungotevere, Ara pacis, Villa Borghese, Castel Sant’Angelo, San Pietro, Circo Massimo e Terme di Caracalla. L’arrivo, come nel 2018, tra via dei Fori imperiali e l’Altare della patria.

Il Trofeo senza Fine nella stazione di Milano Centrale

Il Trofeo senza Fine nella stazione di Milano Centrale. ©Nicolo Campo/LaPresse 

L’edizione 106 è articolata in 21 tappe e due giorni di riposo, 3.481 chilometri con sconfinamento in Svizzera e 51.400 metri di dislivello. Ci sono tre cronometro individuali, cinque arrivi in salita e sette per velocisti. Quattro le maglie: rosa (classifica generale), ciclamino (a punti), azzurra (montagna) e bianca (giovani). Una curiosità: la maglia rosa, istituita nel 1931, SPORT Ciclisti sulla strada statale 16, lungo il mare Adriatico, vicino a Pedaso (Fermo) durante la decima tappa del Giro 2022, Pescara-Jesi  finora è stata vestita da 260 corridori: il belga Eddy Merckx guida la classifica con 78 volte davanti a Francesco Moser (57) e Gino Bartali (50). L’ultimo italiano a indossarla è stato il friulano Alessandro De Marchi nel 2021 per due giorni ma l’ultimo connazionale a vincere il Giro resta sempre Vincenzo Nibali nel 2016.

Al via ci sono 22 squadre da otto corridori, per un totale di 176. Per la prima volta il direttore sportivo italiano è una donna: la pisana Fabiana Luperini, che in carriera ha conquistato cinque Giri e tre Tour de France dal 1995 al 2008 e guida la formazione italiana Corratec.

I favoriti? Il belga Remco Evenepoel, campione del mondo, contro lo sloveno Primož Roglič, 23 anni contro 33, una sfida anche generazionale. E poi il gallese Geraint Thomas, il russo Aleksandr Vlasov, il portoghese Joao Almeida. I nostri? L’abruzzese Giulio Ciccone, il lucano Domenico Pozzovivo e il vicentino Filippo Zana, campione italiano. Sarà un viaggio nella bellezza dell’Italia, con Napoli, Pompei e la Costiera amalfitana, e nella storia sportiva di questo Paese: l’arrivo di Tortona è dedicato a Fausto Coppi, il campione più grande, a 70 anni dal suo quinto trionfo rosa nel 1953.

 

Non è un vero Giro senza le grandi montagne. Subito il Gran Sasso, con arrivo a Campo Imperatore, dove vinse Marco Pantani nel 1999; poi l’arrivo in Svizzera a Crans-Montana; il classico Monte Bondone, la cima di Trento e Moser; infine, le Tre Cime di Lavaredo, dal versante del lago di Misurina, con i quattro km finali oltre 2.000 metri di quota che toccano il 18% di pendenza. È la salita che Merckx definì «la più dura mai affrontata»: qui il Cannibale, nel Giro 1968, staccò di 6’ Felice Gimondi e lo fece piangere all’arrivo. Ma la Corsa rosa regalerà un’altra perla, unica: al penultimo giorno, la cronoscalata da Tarvisio al Santuario del Monte Lussari, uno dei simboli religiosi del Friuli-Venezia Giulia. Anche in questo caso si parte da una pista ciclabile, nata sulla sede di una ferrovia dismessa, e poi si percorre una strada forestale che si inerpica al 22% sulla pista da sci. È il Giro, scoperta senza fine.

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