In tutto il servizio, foto di Marco Mantovani/Fispes

Ci sono degli eventi improvvisi, traumatici, che in un attimo ti sconvolgono la vita. E poi ci sono le persone che con il loro coraggio, l’ironia e la tenacia riescono a superare questi ostacoli. Una di loro è Monica Contrafatto, Caporal maggiore capo, ruolo d'onore del Centro sportivo olimpico dell'Esercito, decorata con la medaglia al valore. Il 24 marzo 2012, quando si trovava in missione nella valle del Gulistan, in Afghanistan, durante un attacco alla base italiana, perse la gamba destra. A sei mesi da quel tragico evento, mentre era ancora ricoverata in ospedale, vide per caso in televisione le Paralimpiadi di Londra: «Sono stata rapita da quelle immagini, mi hanno aperto un mondo. Mentre guardavo la finale dei 100 metri dissi alla mia amica che, appena possibile, volevo una protesi per correre e partecipare alle Paralimpiadi». Dopo quattro anni da quella sera, nel 2016, Monica era in pista a Rio de Janeiro, dove ha vinto la medaglia di bronzo nei 100 metri. E, a 40 anni appena compiuti, si sta preparando per Tokyo dove parteciperà ai suoi secondi Giochi, nella disciplina più veloce dell’atletica.

 

Che cosa ricordi della tua vittoria a Rio?

È stata un’emozione indescrivibile. Uno dei giorni più belli della mia vita. Ai blocchi di partenza ho vissuto un misto di adrenalina e paura. Poi, arrivata al traguardo, non credevo di essere terza.

 

Veder salire il Tricolore durante la premiazione che effetto ti ha fatto?

Dopo l’attentato, avevo paura di non riuscire più a rappresentare il mio Paese. Sul podio di Rio ho scoperto che grazie allo sport potevo ancora farlo. Magari senza indossare la tuta mimetica, ma con l’azzurro di un completo da atletica.

 

Come ti senti a poche settimane dalla partenza per Tokyo?

Bene, perché sono felice di partecipare a questo grande evento, e male per l’attesa. Sono in ansia perenne. È come se ogni allenamento fosse un giorno di gara. Quando ho partecipato alla prima Paralimpiade non avevo nulla da perdere, adesso ho un podio da difendere.

 

I Giochi saranno senza pubblico a causa dell’emergenza Covid-19. Come vivi questa situazione?

Visto il momento storico, è giusto che sia così. Poi vedo le partite di calcio dove il pubblico è presente e questa disparità un po’ mi dispiace.

 

Cosa metterai in valigia?

La voglia di vincere, la forza di volontà e la pazienza. Quando mi sale l’ansia inizio a litigare con tutti, in quei momenti avrò bisogno di essere molto paziente. 

Da bambina che desiderio avevi?

Volevo fare il poliziotto. Quando avevo 15 anni arrivarono nel mio paese, a Gela, i militari dell’operazione di polizia Vespri siciliani. Da lì mi sono innamorata del Fez, il copricapo dei Bersaglieri rosso con il pon pon blu.

 

Un segno del destino, i Bersaglieri vanno sempre di corsa...

A me la corsa prima non piaceva, ho iniziato a correre quando ho perso una gamba. Chissà, se avessi perso un braccio forse avrei iniziato a tirare con l’arco o a remare.

 

Hai detto che sulla pista ti senti un supereroe.

È vero, quando corro mi sento fichissima. Una cosa che non provo durante le mie giornate normali, ma quando scendo in pista accade qualcosa di magico, mi sento veramente un supereroe.

 

Tipo?

Mi viene in mente Spider Man, ma io sono meglio (ride, ndr).

 

Nel tuo libro Non sai quanto sei forte, ricordi le tante persone che ti sono state vicine, ma l’ultimo ringraziamento va alla tua testardaggine, determinazione e voglia di vivere. Senza di loro, scrivi, non saresti riuscita a vedere il bicchiere mezzo pieno.

Avere il supporto degli amici mi ha aiutato tantissimo. Se ti piangi addosso allontani chi ti sta vicino. Se invece trasmetti la tua ironia, il tuo essere solare, le persone capiscono che è bello vederti anche in questa condizione. Se mostri che poco è cambiato pensano che sei sempre la stessa, anche senza una gamba.

 

ll tuo rapporto con il treno?

Prima del Covid-19 viaggiavo spesso. Ho un cane che porto sempre con me e non mi va di metterlo in stiva sull’aereo. Così, dalla Sicilia ho viaggiato con lui in treno per andare a Roma e a Milano. L’Alta Velocità è la cosa più bella che abbiano mai inventato, in tre ore si riesce a raggiungere il capoluogo lombardo dalla Capitale.

 

Hai un pezzo che ti carica prima della gara?

Al Mondiale di Dubai 2019 stavo in fissa con 90 minuti di Salmo. Durante quello di Londra, nel 2017, ascoltavo Lo stadio di Tiziano Ferro. La colonna sonora di Tokyo ancora non è arrivata, la troverò per caso nelle prossime settimane, senza cercarla

Articolo tratto da La Freccia