In apertura, Alessandro De Rose alla Red Bull Cliff Diving World Series a Polignano a Mare (BA), il 2 giugno 2019 © Romina Amato/Red Bull Content Pool

Questa storia inizia come tante altre, con un bambino che a cinque anni viene iscritto a un corso di nuoto. L’istruttore faceva entrare in acqua i nuovi arrivati con un tuffo e poi, dopo alcune bracciate, decideva il livello del corso.

«Ho fatto il primo e mi hanno chiesto di riprovare finché, al quarto tuffo, l’allenatore mi ha domandato se volessi provare con quella disciplina invece che con il nuoto. Non ci ho pensato un attimo e ho accettato subito». A ricordarlo è Alessandro De Rose, classe 1992, cosentino di nascita e triestino di adozione, che negli anni, in quella piscina, è arrivato a tuffarsi da un trampolino di 27 metri. Una cosa che solo in pochi al mondo riescono a fare.

Alessandro è l’unico italiano a partecipare stabilmente alla Red Bull Cliff Diving World Series, il circuito che dal 2009 porta lo spettacolo dei tuffi da grandi altezze in giro per il mondo. La competizione è un concentrato di adrenalina, controllo estremo del proprio corpo, precisione e tantissima preparazione fisica. Le gare si svolgono in luoghi unici al mondo, come ponti storici, cascate e rocce, o davanti a monumenti come la Torre Eiffel.

Il 17 e 18 settembre, per la nona volta, il campionato mondiale fa tappa a Polignano a Mare (BA). Qui 24 tra i migliori cliff diver al mondo, 12 uomini e 12 donne, si tuffano dalle piattaforme posizionate rispettivamente a 27 e 21 metri e montate su una splendida terrazza a picco sul mare Adriatico.

La statua di Domenico Modugno a Polignano a Mare

La statua di Domenico Modugno a Polignano a Mare © Mauro Puccini/Red Bull Content Pool

Ogni atleta arriva sulla struttura dove, prima del tuffo, viene incitato dagli spettatori che in passato hanno superato le 50mila presenze. Poi, in un attimo, cala un silenzio irreale e subito dopo si spicca il volo. Da quel momento, in tre secondi lo sportivo entra in acqua a 85 chilometri di velocità. In quei pochi istanti, durante la caduta, si deve dimostrare la propria abilità, attraverso avvitamenti e salti mortali.

A fare da colonna sonora a questo spettacolo, oltre al rumore del mare e al suono del vento, si possono immaginare le note di Meraviglioso o Nel blu, dipinto di blu (Volare) di Domenico Modugno. Perché Polignano a Mare è anche la città natale del cantautore padre della musica leggera in Italia. Sul lungomare, a poche centinaia di metri dall’evento, c’è la sua statua con le braccia aperte, come se fosse pronto a prendere il volo insieme agli sfidanti in gara.

Abbiamo incontrato Alessandro dopo la sua partecipazione ai Campionati europei di nuoto a Roma, in agosto, dove si è messo al collo la medaglia di bronzo nei tuffi da grandi altezze. E prima della partenza per la Puglia, dove ormai è di casa grazie anche alla vittoria del 2017.

Dal bordo di quella piscina, a cinque anni, come sei arrivato ai 27 metri di altezza?

Lavoravo in un parco acquatico dove, tra le varie attrazioni, c’era lo show con il tuffo da 20 metri. All’inizio ero terrorizzato e avevo detto al mio datore di lavoro che non mi sarei mai buttato. Invece, dopo una settimana, mi sono innamorato di quella piattaforma. Sono salito e mi sono tuffato. Da quel momento è iniziata una dipendenza. Quando provi quella scarica di adrenalina non puoi più vivere senza.

Alessandro De Rose

Alessandro De Rose © Romina Amato/Red Bull Content Pool

Cosa ti ha fatto passare la paura?

Quando guardavo gli altri ragazzi tuffarsi ero affascinato dal momento in cui si staccavano dalla piattaforma. Avevano una figura a croce, sembrava che stessero volando, per poi atterrare in acqua con grazia. Volevo provare anche io quella sensazione.

E adesso non puoi più farne a meno.

L’inverno è il momento più brutto da questo punto di vista. Sono obbligato a stare in palestra o in piscina dove, al massimo, posso tuffarmi dalla piattaforma di dieci metri. Quando finalmente arriva la primavera e torno ad affacciarmi dal trampolino di 27 ho una paura boia. Ma, al tempo stesso, non vedo l’ora di farlo per rivivere quelle sensazioni che mi arrivano durante il volo e poi sott’acqua, una volta terminato il tuffo.

Cosa provi prima del salto?

Il cuore mi batte fortissimo e sembra esplodere. Quando arrivo sulla piattaforma vivo due sensazioni. La prima è l’orgoglio, come quando da piccolo giocavo nel campetto sotto casa e immaginavo di essere il mio calciatore preferito che sentiva il pubblico urlare il suo nome dopo un gol. L’altra è la responsabilità: capisco che quelle persone sono lì a fare il tifo per me e non voglio deluderle.

E invece nel momento in cui sei sott’acqua e stai per riemergere?

Provo la sensazione più bella del mondo. Si parte dal mondo esterno, con mille rumori, colori, distrazioni, per immergersi nel silenzio e nella tranquillità. Inoltre, in quell’attimo, realizzo di aver fatto qualcosa che solo in pochi al mondo sono capaci di fare.

Ricordi il primo tuffo da 27 metri?

Non potrei mai dimenticarlo. È stato nel 2013 a Furore, sulla Costiera Amalfitana, in una manifestazione che si chiamava Marmeeting.

L’atleta Jonathan Paredes del Messico alla Red Bull Cliff Diving World Series a Polignano a Mare, 23 settembre 2018

L’atleta Jonathan Paredes del Messico alla Red Bull Cliff Diving World Series a Polignano a Mare, 23 settembre 2018 © Romina Amato/Red Bull Content Pool

Cosa ti fa venire in mente la località di Polignano a Mare?

Ospitalità, amicizia, calore e il ricordo sportivo più bello della mia vita. Nel 2017 lì ho vinto il Red Bull Cliff Diving, nessuno se lo aspettava, neppure io. La città è uno stadio naturale, il luogo perfetto per questa gara grazie alla profondità dell’acqua e al clima. Ma anche la location ideale per il pubblico che riesce a guardare la competizione da qualsiasi punto della scogliera e del borgo. Secondo me, quando Dio ha creato Polignano a Mare l’ha pensato per questa gara.

So che ti hanno dedicato anche un panino.

Esatto. Nel 2018 gli amici del fast food di pesce Pescaria, a Polignano, hanno creato il panino De Rose: una bombetta con pesce spada, cime di rapa, mozzarella e qualche altro condimento. Una cosa leggera, insomma (ride, ndr).

Quanti tuffi servono per ottenere il punteggio finale?

Quattro in totale. Il sabato ne facciamo due: uno obbligatorio, improntato sulla perfezione tecnica e l’estetica, e uno intermedio dove si iniziano a vedere i salti mortali. La domenica, invece, ci sono due tuffi liberi. Nel secondo giorno della competizione, più salti mortali e avvitamenti si riescono a fare in quei 27 metri più sale il coefficiente di difficoltà e il punteggio finale.

Tra i 24 atleti in gara, 12 uomini e 12 donne, quest’anno a Polignano gareggia anche una ragazza italiana.

Elisa Cosetti, un’atleta triestina giovanissima e una grande lavoratrice. Siamo compagni di squadra, ci alleniamo insieme da due anni. L’ho vista iniziare dal nulla e adesso guardarla su quella piattaforma mi riempie di orgoglio.

Dopo questa tappa andrai in vacanza?

Continuerò ad allenarmi per la finale del circuito che è in programma a Sidney, in Australia, il 15 ottobre. Dopo vorrei prendermi del tempo per visitare il Paese.

 

Come ti alleni per tutto questo?

Durante l’inverno ci si prepara dividendo il tuffo in tre parti. In palestra, simuliamo la partenza dalla piattaforma. Per il volo e le acrobazie usiamo la piattaforma da 10 metri in piscina, mentre l’ingresso in acqua lo proviamo sui trampolini elastici. In estate siamo molto più fortunati perché la Federazione italiana nuoto ci consente di andare in Austria, nella valle di Oetztal, ad Area 47, il grande parco per rafting, canyoning e altre attività acquatiche dove c’è una piattaforma fissa da 27 metri per poter fare esperienza da quell’altezza.

Ad agosto hai partecipato agli Europei di nuoto dove, per la prima volta, è stata inserita la disciplina dei tuffi da grandi altezze.

È stato un bel messaggio per uno sport ancora poco praticato, ma che sta uscendo dalla nicchia. In vista della gara, la Federazione ha portato avanti un progetto con l’obiettivo di far crescere questo movimento, creando una squadra per aiutare chi ha le doti acrobatiche per saltare da 27 metri in sicurezza.

Cosa fai nel tempo libero?

Vivendo a Trieste cammino spesso nella zona del Carso. Poi adoro cucinare, suonare la chitarra e stare a contatto con la natura.

Niente di estremo?

Ultimamente, ho avuto la splendida idea di lanciarmi con il bungee jumping ad Asiago, in provincia di Vicenza. Un volo nel vuoto di 175 metri. Stavo morendo dalla paura, era sei volte l’altezza da cui mi tuffo abitualmente e sotto non c’era l’acqua.

Articolo tratto da La Freccia