In apertura ©Oreste Lanzetta

Relazioni sociali in crisi? Legami affettivi sempre più deboli? Tecnologie digitale e social network sempre più invasivi? Segni dei nostri tempi che sarebbe meglio affrontare con una risata. Proprio quella che suscita lo spettacolo teatrale Il marito invisibile, che Maria Amelia Monti e Marina Massironi portano in scena alla Pergola di Firenze dal 28 dicembre al 2 gennaio. Una coppia inedita sul palcoscenico che ha subito trovato un affiatamento evidente anche nella nostra intervista video, in cui compaiono per la prima volta insieme.

IL MARITO INVISBILE: LA TRAMA

La commedia è divisa in cinque atti corrispondenti ad altrettante videocall fra due amiche cinquantenni che non si sentivano da diverso tempo, Fiamma e Lorella. È proprio quest’ultima ad accendere la conversazione, annunciando a sorpresa di essersi sposata. Una notizia che a primo acchito sembra già di per sé straordinaria, considerate le diverse storie sfortunate che ha avuto con gli uomini, ma che diventa decisamente incredibile quando svela che il compagno ha una particolarità: è invisibile. L’amica inizialmente accoglie sconcertata la rivelazione, salvo poi dover fare i conti con l’attrazione che l’invisibilità esercita su tutti.

L’opera teatrale è scritta e diretta da Edoardo Erba, drammaturgo e regista oltre che marito di Maria Amelia Monti. La stessa attrice, tuttavia, ha sottolineato divertita che il titolo della pièce non è un riferimento autobiografico del coniuge, che anzi è sempre presente nelle dinamiche di coppia e di famiglia come padre.

Maria Amelia Monti e Marina Massironi in una scena dello spettacolo teatrale Il marito invisibile

La storia affronta, dunque, con ironia temi all’ordine del giorno, soprattutto in un periodo in cui un’epidemia globale ci ha costretto a rinchiuderci tra le mura di casa e a fare affidamento alle relazioni a distanza mediate dalla tecnologia, per non perdere quel minimo di socialità che caratterizza l’umanità. Pur non facendo mai riferimento alla pandemia e al lockdown, il testo invita a riflettere sullo status quo dei nostri rapporti con l’altro, legami che stavano conoscendo un’incrinatura già prima che fossimo costretti a confrontarci quotidianamente con mascherine, tamponi, vaccini e conversazioni che in modo inesorabile finiscono prima o poi con il prendere una deriva medico-sanitaria.