In apertura, David LaChapelle Stripe Bobo Mad © David LaChapelle
Tinte pop anni ‘80, scenari surreali, modelle e modelli bellissimi a incarnare sentimenti stranianti e quel contrasto beffardo tra l’avere e l’essere, il seducente e il terribile. Sono le foto di David LaChapelle, fotografo americano scoperto da Andy Warhol, oggi artista iconico noto per aver valicato i confini dell’ottava arte con un uso spregiudicato dei colori, l’originale approccio compositivo e la spiccata audacia creativa impressa alla narrazione. A Trieste, la mostra David LaChapelle-Fulmini ripercorre, con più di 90 opere presenti, gli ultimi 50 anni di attività del maestro statunitense. I suoi scatti, a metà strada tra le pose della moda e la provocazione dei corpi nudi, sono stati spesso definiti un’allegoria del tempo presente per le riflessioni sull’umanità che hanno stimolato. Superata la lettura estetica, infatti, al centro delle opere di LaChapelle si annidano le preoccupazioni per il destino dell’uomo, spesso rappresentato in balia degli eventi e inadeguato di fronte alla realtà. Il creato a volte è un paradiso mistico dove perdersi, altre è una natura matrigna che devasta, allaga, ingoia. In ogni caso, l’essere umano ancora non ha capito di rappresentare solo una parte di questo unico e fragile mondo, non il suo centro, e continua a devastarlo e inquinarlo.
Articolo tratto da La Freccia giugno 2023
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