In apertura, La Baigneuse blonde (1882) di Pierre-Auguste Renoir. Pinacoteca Agnelli, Torino
Pierre-Auguste Renoir è conosciuto come il pittore dell’Impressionismo, eppure solo una piccola parte della sua produzione può essere ascritta a questa corrente. Dopo il suo viaggio in Italia, tra il 1881 e il 1882, ispirato dalla lezione dei grandi maestri del passato, iniziò a dipingere tele capaci di anticipare quel ritorno all’ordine che esplose verso la fine del primo decennio del ‘900 in reazione alle avanguardie.
Roses dans un vase (1900) di Pierre-Auguste Renoir. Kunsthaus, Zurigo
Una forma di classicismo moderno, lontana dalle tendenze del tempo, sui cui la mostra Renoir. L’alba di un nuovo classicismo al Palazzo Roverella di Rovigo fino al 25 giugno vuol fare luce. Le 47 opere del percorso espositivo, a cura di Paolo Bolpagni, restituiscono un Renoir maturo, dalla pennellata pacata ma sontuosa. Un artista in grado di presagire gli sviluppi successivi dell’arte e tradurre in pittura la propria interpretazione del mondo, originale e controcorrente.
Femme s’essuyant (1912-1914) di Pierre-Auguste Renoir. Kunst Museum Winterthur
Per sottolineare l’estrosità di questa produzione, alle opere del francese sono affiancati, da una parte, i capolavori degli artisti del passato a cui s’ispirò nella fase matura della sua carriera: Vittore Carpaccio, Tiziano, Romanino, Peter Paul Rubens, Giambattista Tiepolo, Jean-Auguste-Dominique Ingres. Dall’altra quelle dei maestri italiani di una o due generazioni successive: Armando Spadini, che Giorgio de Chirico definì «un Renoir dell’Italia», Filippo de Pisis, Arturo Tosi, Carlo Carrà, Enrico Paulucci, Bruno Saetti, Marino Marini, Arturo Martini, Antonietta Raphaël Mafai ed Eros Pellini. Un totale di 83 opere a cui si aggiunge l’edizione storica della traduzione francese del Libro dell’Arte di Cennino Cennini, con la prefazione di Renoir, unico suo testo pubblicato in vita. Per un ritratto inedito di un pittore che fu incredibilmente prolifico e realizzò, in 60 anni di carriera, circa cinquemila tele e un numero altrettanto cospicuo di disegni e acquerelli.
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