In apertura, Soldati francesi del '59 di Giovanni Fattori (1859 circa) Collezione privata
Insofferente alla pittura accademica e lontano dai suoi temi celebrativi, Giovanni Fattori aderì al movimento dei Macchiaioli divenendone uno dei più validi esponenti. Elemento fondante della sua arte è l’esaltazione dell’umanità del soggetto ritratto. La mostra Fattori. L’umanità tradotta in pittura, a Palazzo Fava di Bologna fino al 1° maggio, ruota proprio attorno a questo aspetto e restituisce, attraverso un excursus temporale e tematico, la cifra stilistica dell’autore.
Ritratto di Augusta Cecchi Siccoli di Giovanni Fattori (1866) Collezione privata
Il percorso espositivo, a cura di Claudia Fulgheri, Elisabetta Matteucci e Francesca Panconi, riunisce oltre 70 opere accorpate in nuclei tematici: La macchia: nascita di una nuova arte, Il tema militare come documento di storia e vita contemporanea, L’altra faccia dell’anima, Castiglioncello, “remoto e delizioso sito”, L’intima percezione del proprio tempo, La luce del vero, elemento vivificante e Gli animali, creature amiche, potenti e pacifiche. Dalle prime ricerche sulla macchia applicate alla documentazione degli eventi bellici risorgimentali – con capolavori quali Soldati francesi del '59, in cui le sagome dei soldati sono risolte in pure macchie di colore nel paesaggio, Posta militare al campo e l’inedito In marcia – si passa ai magistrali “ritratti dell’anima”.
Ritratto di buttero di Giovanni Fattori (1882-1885) Collezione privata Gioia Falck
Qui una chiara sensibilità introspettiva si combina con il marcato realismo di stampo toscano. E ancora, gli studi di paesaggio di Castiglioncello, oasi di pace che lo accoglie dopo la morte della moglie Settimia Vannucci e gli restituisce l’estro creativo. A seguire, le tele in cui trionfa la maremma con la sua vitalità primigenia che unisce uomo e animale. Appartengono a questa sezione capolavori come La Mena in Maremma e Viale con buoi e spaccapietre. Lo sguardo sull’opera fattoriana è ampio e consente al visitatore di immergersi nella produzione per coglierne le spinte creative. Un omaggio più che meritato a un eccezionale precursore del XX secolo, a 50 anni dall’ultima retrospettiva allestita in città.
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