Foto di Pino Settanni 

Courtesy Archivio Luce Cinecittà

In apertura la Luna interpretata da Laura Marconi

Si mette da parte la razionalità, si libera la mente dal pregiudizio, ci si apre all’inaspettato e, come per schiudere una finestra sull’inconscio, si volta una carta in attesa di risposte. Questo è lo scopo dei tarocchi, le carte da gioco che dal ‘600, nella cultura occidentale, hanno assunto una funzione divinatoria. E che nel 1994 hanno ispirato il fotografo Pino Settanni per la serie di immagini oggi riproposta nella mostra allestita nelle Stanze della fotografia, sull’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, fino al 26 novembre

Il Matto, Mario Scaccia

Il Matto, Mario Scaccia

Organizzata dall’Archivio Luce Cinecittà in collaborazione con Stanze della fotografia, Fondazione Giorgio Cini e Marsilio Arte, l’esposizione Pino Settanni. I tarocchi presenta 61 immagini di tarot vivant. Tra queste, 22 riproducono gli Arcani maggiori, 16 gli Arcani minori, mentre le restanti sono scatti inediti di backstage nelle quali lo stesso autore appare sulla scena, umano tra i simboli. Da figure bidimensionali e astratte, le rappresentazioni delle carte si fanno persona e diventano esseri viventi in cui specchiarsi e riconoscersi. Le loro inquiete sfumature caravaggesche attraggono lo sguardo. Ne è un esempio la Luna, interpretata dall’attrice Laura Marconi, che nel linguaggio mutevole dei tarocchi indica la paura, la malinconia e l’incontrollabile. Appare qui come una donna incinta, placida e fiera, con uno scorpione blu sul braccio sinistro, mentre nella mano destra regge una città, quasi ne detenesse le sorti. 

Re di Denari, Lucia Magano

Re di Denari, Lucia Magano

E se il Matto, nelle vesti dell’attore teatrale Mario Scaccia, con gli occhi sgranati sul mondo e i piedi in movimento sprona ad abbandonare la logica e ad abbracciare le novità, la Temperanza riprodotta da Marina Giulia Cavalli invita a cercare un equilibrio e a riflettere attentamente sulle proprie scelte. Come le lettere dell’alfabeto sono chiamate a comporre un numero infinito di parole, le carte marsigliesi, associate tra loro in varie combinazioni, possono acquisire nuovi valori. Plasmano e amplificano il proprio significato, fornendo accesso a infinite interpretazioni.

Articolo tratto da La Freccia