In foto: Rovine della Prima guerra mondiale sull’Adamello (BS)
A causa del cambiamento climatico in atto, nelle Alpi orientali – sull’Adamello per esempio – si liberano oggi dal ghiaccio le antiche trincee di guerra che si erano conservate intatte per decenni: prima le baracche di legno, poi le cucine da campo, infine i pezzi di artiglieria non ritirati e lo scavo vero e proprio, come una lunga cicatrice. Molti insediamenti possono essere oggi addirittura visitati. Lì si mangiava, si dormiva e si moriva di paura in attesa dell’attacco nemico, che poteva arrivare dopo settimane o dopo pochi minuti.
La linea di difesa italiana correva lungo posti impervi e i pezzi pesanti di artiglieria potevano essere issati solo a dorso di mulo, dopo essere stati smontati. Quei soldati cercavano di ricostruire un simulacro di residenza civile, che ricordasse il focolare di casa. Aggiratevi fra le scodelle di metallo e le gavette, ponete attenzione ai resti spinati dei cavalli di frisia, ma non cercate souvenir che sarebbero macabri: qui è questione di cogliere una suggestione, la materializzazione del ricordo dei nonni, la base di una nazione che combatteva per conquistare un territorio conteso. Se rimanete in silenzio a osservare e a pensare, coglierete come per incanto l’immagine di un’epoca e di un popolo.
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