In apertura una veduta di Venzone (UD) ©NicolaSimeoni/AdobeStock

Sono le piccole cittadine italiane che dovremmo riscoprire in questa ripartenza forzatamente autoctona, come Montemerano (GR), Venzone (UD), Seulo (SU), Marzamemi (SR). In questi luoghi italici si vive bene perché c’è qualcosa che va al di là dei monumenti e delle strutture e riguarda i beni immateriali: l’assenza di inquinamento, un senso del bello che diventa quasi oggettivo, gli spazi ampi per l’occhio quando abbraccia i dintorni, il paesaggio come bene collettivo il cui godimento viene tutelato, il cibo genuino e una cucina all’altezza del compito. Girovagando nelle campagne d’Italia si incontrano costruzioni in pietra pressoché sconosciute che donano un grande fascino anche alle contrade meno note.

 

Nella moderna società dei consumi nel nostro Paese è possibile riconquistare i valori del borgo cittadino inteso come bene comune e non solo come sommatoria di interessi singoli, un concetto spesso riconosciuto anche nell’Italia dei campanili. Molto del nostro fascino sta nell’armonica, eppure sorprendente, variabilità di colori, suoni, sapori e umanità. Oggi abbiamo l’occasione per recuperare il tempo perduto e ripartire dal nostro incredibile territorio, consapevoli che una vita intera non basterebbe a conoscerlo, ma che per il resto del mondo ci sarà tempo più in là.