Il cambiamento climatico avrà un impatto sulla crescita economica italiana causando un calo del Pil del 2050 anche nello scenario migliore con un aumento della temperatura inferiore a 2° C. E i danni su infrastrutture e mobilità provocati da tale cambiamento sono tra i più ingenti: l’impatto economico diretto sulle infrastrutture in Italia nel loro insieme è stimato crescere entro il 2050 fino a 5,17 miliardi, corrispondente ad un aumento di circa 12 volte le stime di danno attuali. Il danno complessivo, diretto e indiretto, in assenza di misure, raggiungerebbe 0,33%-0,55% del Pil al 2050.
È quanto emerge dal Rapporto su Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità elaborato dalla Commissione di studio, istituita dal Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili e coordinata da Carlo Carraro, Ordinario di Economia Ambientale all’Università Ca' Foscari di Venezia e vicepresidente del gruppo di lavoro sui cambiamenti climatici dell’Intergovernmental Panel on Climate Change - Ipcc. Della Commissione, per il Gruppo FS Italiane, fa parte Fabio Ricci Feliziani, Responsabile Risk Management di Ferrovie dello Stato, con la collaborazione di Mario Tartaglia, Marianna Duca, Chiara Liti, Andrea Cesarini e Marco Alteri. Proprio oggi, venerdì 4 febbraio, il ministro Enrico Giovannini ha presentato i lavori elaborati dalle due Commissioni di studio istituite presso il MIMS: il Rapporto sui Cambiamenti climatici e il Rapporto sugli Strumenti finanziari e sostenibilità.
Negli ultimi cinque anni il Gruppo FS Italiane ha visto raddoppiare i costi operativi per interventi di adattamento agli eventi climatici sui 16.800 chilometri di binari e 30 mila chilometri di strade. Gli eventi climatici improvvisi aumentano ogni anno, ma diminuiscono quelli con impatto sulla rete, questo grazie agli investimenti per le azioni di adattamento. Tuttavia è cresciuta la loro portata, al punto tale che meno fenomeni improvvisi hanno creato maggiori problemi alla circolazione ferroviaria, con interruzioni di servizio e danni alla rete. Secondo quanto contenuto nel Rapporto sui cambiamenti climatici maggiori investimenti per le misure di adattamento si rendono necessari per evitare gran parte dei danni, con un beneficio in termini di danno evitato in media 5-6 superiore al costo sostenuto. Nei prossimi anni, soprattutto al 2030 e 2050, la crescita maggiore dei danni da cambiamento climatico riguarderà proprio le infrastrutture: ondate di calore e periodi di siccità rischiano di provocare numerosi danni, come ad esempio deformazioni del manto stradale e dei binari soprattutto al Sud.
CAMBIAMENTI CLIMATICI E TERRITORI
A livello territoriale l’impatto vedrà crescere un divario tra regioni del Nord e del Sud. Nel capitolo dedicato ai cambiamenti climatici, il Rapporto stima perdite superiori per quasi tutte le regioni al 3% del prodotto regionale con un picco del -6% in Veneto. Le perdite sono originate principalmente dagli impatti sull’attività produttiva e dalla perdita di asset di capitale associati all’innalzamento del livello del mare e all’intensificarsi degli eventi di dissesto idrogeologico. Il Rapporto stima inoltre che tali perdite, benché relativamente uniformi, siano maggiormente pronunciate nel Sud del Paese e nell’area tirrenica. In questo scenario, Sicilia e Lazio risultano le più colpite, mentre il Trentino-Alto Adige appare la regione meno danneggiata.
STRUMENTI FINANZIARI PER LA SOSTENIBILITA’ DELLE INFRASTUTTURE
"Per realizzare le infrastrutture resilienti ai cambiamenti climatici da qui al prossimo futuro serve la finanza privata, perché la finanza pubblica non farà tutto”, ha detto il ministro Giovannini, che ha sottolineato come i due rapporti presentati mostrino la necessità non solo di realizzare investimenti specifici, ma anche avere una visione integrata delle politiche per trasformare il Paese in una direzione sostenibile. La trasformazione delle risorse infrastrutturali non potrà prescindere dalle infrastrutture energetiche, idriche e della logistica.
Concluso l’incontro plenario del Dibattito Pubblico
22 maggio 2025