In cover, Luna Rossa Prada Pirelli © Carlo Borlenghi

«Questa Coppa sarà il sogno più grande e l’incubo più bello, per ché è praticamente impossibile da vincere. Ma certe volte anche i sogni diventano realtà». Sono le parole di Massimiliano “Max” Sirena, classe 1971, team director e skipper di Luna Rossa Prada Pirelli, la squadra italiana all’assalto della 36esima America's Cup presented by Prada che si svolgerà ad Auckland, in Nuova Zelanda, dal 6 al 21 marzo.

 

Il velista ha partecipato a sei edizioni di questo evento, portando a casa due vittorie: nel 2010 con gli americani di Bmw Oracle e nel 2017 con Team New Zealand.

Dal 15 gennaio al 22 febbraio si svolgeranno le regate eliminatorie della Prada Cup che vedranno sfidarsi Luna Rossa Prada Pirelli, Ineos Team UK e American Magic Usa. Il vincitore parteciperà alla Coppa sfidando Team New Zealand, padroni di casa e detentori del trofeo. La barca che vincerà sette regate metterà poi le mani sull’America’s Cup, la competizione sportiva più antica in assoluto, che si disputa dal 1851.

 

Un evento dove barche lunghe 23 metri, di 6.500 chilogrammi e con un equipaggio di 11 uomini, volano sull’acqua a 100 chilometri all’ora, una cosa mai vista prima. La speranza è quella di tornare a trascorrere nottate davanti alla tv per seguire le regate come avvenuto negli ultimi decenni con Azzurra, il Moro di Venezia e la stessa Luna Rossa. Dalla Nuova Zelanda, Max ci racconta come il team si sta preparando alla grande sfida.

Massimiliano “Max” Sirena © Carlo Borlenghi

Quando è entrata nella tua vita la Coppa America?

Guardando le prime avventure di Azzurra mi è scattata la scintilla per le barche a vela e le regate. Partecipare a questa gara è stato un sogno che si è realizzato.

 

Che cosa significa gestire le attività di una squadra che partecipa alla competizione?

Mi occupo del team a 360 gradi: dal le relazioni esterne ai rapporti con gli sponsor. Sono coinvolto anche nella gestione “politica” della Coppa America, che forse è la parte più noiosa. Mentre sono affascinato da tutto ciò che riguarda lo sport e la tecnologia, la ricerca estrema della velocità per rendere la nostra barca migliore di quelle avversarie.

 

La tua giornata tipo?

Ogni giorno è diverso dall’altro, soprattutto quando si esce in mare. C’è sempre una novità o un problema da affrontare. La routine in Coppa America non è contemplata.

 

Cosa si prova a navigare su un mezzo che vola a 100 km/h?

Le emozioni sono incredibili. Nel momento in cui la barca fa il take off, cioè si stacca dal livello dell’acqua, la cosa più impressionante è il silenzio. Nelle transizioni, ovvero manovre e accelerazioni, si passa da un momento di rumore, spruzzi e acqua che ti arriva addosso al silenzio assoluto, in cui c’è solo il sibilo del timone e delle derive che tagliano l’acqua.

 

Come vi state preparando per la Prada Cup?

Dal 17 al 20 dicembre abbiamo partecipato alla Prada America's Cup World Series e alla Christmas Race qui ad Auckland, confrontandoci con gli altri due sfidanti. Era una sorta di warm up, di riscaldamento per capire a che punto eravamo. Adesso facciamo sul serio, nella Prada Cup ogni regata persa è un punto in più per l’avversario, quindi sarà fondamentale andare bene fin dall’inizio e guadagnare il massimo dei punti.

 

Quali sono le tue impressioni sugli avversari?

Ci siamo accorti che hanno ripreso nei disegni alcuni aspetti della nostra Barca 1 (il team Prada ha varato due imbarcazioni, ndr). Una bella soddisfazione, soprattutto per i progettisti che hanno fatto un ottimo lavoro. Comunque sia, tutte le barche saranno estremamente veloci e le regate molto combattute. Come dico sempre, il nostro obiettivo è riuscire a fare un errore in meno rispetto agli avversari.

 

L’emergenza Covid-19 vi sta creando problemi?

In Nuova Zelanda siamo in una sorta di bolla libera dal virus. Ma tutto il mondo è in grande difficoltà a causa della pandemia, e questa è una motivazione in più per fare bene. Sappiamo che in Italia molte persone stanno attraversando un periodo difficile. Cercheremo di metterci ancora più impegno, sperando di far passare delle serate felici a chi ci guarderà da casa.

 

Gli italiani saliranno idealmente su Luna Rossa.

I nostri connazionali sono grandi tifosi, indipendentemente dallo sport praticato. Ce la metteremo tutta per andare forte in mare e non deluderli.

 

Il navigatore neozelandese Peter Blake diceva: «Questo non è uno sport per deboli di cuore»…

È vero. In Coppa America c’è il detto there is no second, non ci sono secondi. Bisogna solo vincere.

Articolo tratto da La Freccia.