Va in scena a teatro l’acclamato kolossal La Divina Commedia opera musical, che quest’anno si è arricchito di un nuovo cast e della voce narrante di Giancarlo Giannini. Oltre a effetti speciali, proiezioni e scenari realizzati grazie all’aiuto della realtà aumentata e di animazioni 3D.

Dopo il successo della tappa milanese, dal 13 al 25 febbraio lo spettacolo è sul palco del Teatro Brancaccio, a Roma, per poi spostarsi a Torino, dal 29 febbraio al 3 marzo, e a Catanzaro dal 7 al 9. Ne parliamo con Andrea Ortis, autore e regista della rappresentazione, in cui è anche attore nel ruolo di Virgilio.

 

Come si fa a portare in teatro un capolavoro letterario come la Divina Commedia?

Lo spettacolo è una sintesi dell’opera di Dante. Un viaggio attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso con i personaggi più celebri, dal traghettatore delle anime Caronte a Francesca da Rimini, dal conte Ugolino della Gherardesca a Pier della Vigna, che si trovano negli inferi con Virgilio. Superato Luficero, il sommo poeta arriva alla spiaggia dove incontra Catone, guardiano dell’antipurgatorio. Dopo altri incroci – come quello straordinario con Pia de’ Tolomei – Virgilio scompare, non essendo più una guida adeguata, e arriva Beatrice ad accompagnare Dante nel suo percorso fino alla luce.

 

Quali sono state le difficoltà maggiori nella messa in scena?

L’enorme duttilità di Dante è quella di riuscire a passare da un magma infernale a un lago ghiacciato con una terzina o un endecasillabo. Abbiamo cercato di assecondare la fantasia dell’autore senza cadere nel didascalico. Era importante registicamente per essere coerenti con l’opera e poter creare una sintesi. Ci sono voluti due anni per approfondire la vita del poeta e lo scenario storico in cui è vissuto. Un periodo in cui si sono fatte strada figure rivoluzionarie come Giotto, l’inventore della prospettiva, e il poeta San Francesco d’Assisi con il suo Cantico delle creature.

 

Sei regista, autore e attore. Come riesci a far combaciare tutto?

Siamo figli di una società iperspecifica che non prevede la convivenza di più possibilità nelle persone. In me hanno sempre albergato tre anime: una con la visione d’insieme, la seconda con l’amore per la letteratura, l’ultima concentrata sulla parte interpretativa.

 

Il punto di forza di questo musical?

La parola. Stiamo impoverendo sempre di più il linguaggio per la pigrizia di usare messaggi massificati. Ma dalle parole nascono idee e storie capaci di svelare i nostri pensieri.

 

Qual è la grandezza di Dante?

Ha messo in parola i propri limiti. Racconta le nuance più tragiche, profonde, visionarie e luminose di se stesso. E poi la Divina Commedia è attualissima: parla del femminicidio di Francesca e Pia, mostra la tragica evidenza di padri soli come Ugolino, fa capire come l’amore sia capace di farci superare i nostri limiti.

 

Articolo tratto da La Freccia di febbraio