Gina Lollobrigida sul set del film Salomone e la regina di Saba (1959)

© Archivio storico Luce, fondo Dial

 

Cento mondi e oltre cento fotografie. Una mostra non può definire il ritratto di una star in ogni dettaglio. Ma a volte basta accennarne i lineamenti per far affiorare subito alla memoria ricordi collettivi e frammenti di un’epoca. L’esposizione I mondi di Gina, fino all’8 ottobre all’Istituto centrale per la grafica che ha sede a Palazzo Poli, a pochissimi passi dalla Fontana di Trevi a Roma, omaggia una vera diva. Un termine non abusato nel caso di un’attrice che ha rappresentato vizi e virtù dell’Italia del secolo scorso, tra commozione e risate.

 

Gina Lollobrigida, con il suo corpo dai tratti formosi e gli accattivanti occhi scuri, è stata la regina delle stelle in un periodo impareggiabile. La mostra, ideata e curata dal sottosegretario del ministero della Cultura, Lucia Borgonzoni, e dalla presidente di Cinecittà, Chiara Sbarigia, è promossa dal Mic con Archivio Luce Cinecittà.

 

Ripercorre un universo di fantasia, commedia e tragicità, illustrato da immagini preziose, provenienti soprattutto dall’Archivio Luce, dal Centro sperimentale di cinematografia e dal Museo di fotografia contemporanea. Una vita lunga quella dell’attrice, che comincia il 4 luglio 1927 a Subiaco, a poca distanza da Roma, e si chiude il 16 gennaio scorso all’età di 95 anni. Esordisce giovanissima, bella e vivace, e si conquista subito il diminutivo Lollo.

 

Sul divano di casa con un leoncino tra le braccia (1962)

© Archivio storico Luce, fondo Vedo

 

Nel 1952, interpreta l’innamorata e dispettosa zingara Adelina nella pellicola di Christian-Jaque Fanfan la Tulipe, che la consacra star in Francia.

Nello stesso anno, in Italia conquista la popolarità con Altri tempi di Alessandro Blasetti, nell’episodio Il processo di Frine con Vittorio De Sica, che conia per lei il neologismo di maggiorata. A cui si aggiunge presto anche il soprannome “la bersagliera” per il ruolo impertinente in Pane, amore e fantasia, sempre con uno straordinario De Sica al suo fianco, che gli vale il Nastro d’argento come migliore attrice protagonista nel 1954.

 

Della sua versatilità dà prova in Salomone e la regina di Saba (1959) e nei panni di Paolina Borghese in Venere imperiale (1962), pellicola da premio doppio: un secondo Nastro d’argento e un secondo David di Donatello (il primo l’aveva già vinto nel 1956 per La donna più bella del mondo).

Nel tempo diventa anche icona di stile, vestita da Gattinoni con abiti stile impero, dal tipico taglio sotto il seno, di cui uno è esposto anche in mostra. E poi, nel 1972, entra nel mondo delle favole come la dolce fata turchina nello sceneggiato televisivo di Luigi Comencini Le avventure di Pinocchio. Il sogno non finisce: nel 1996 arriva il David di Donatello alla carriera e nel 2008 conquista la sua stella sulla Walk of Fame di Hollywood.

 

Il ritratto non sarebbe fedele e completo se non mostrasse anche il volto di Gina fotografa, disegnatrice, scultrice e cantante. Il progetto espositivo prosegue a settembre alla Mostra del cinema di Venezia, con la proiezione di un film restaurato, la presentazione di un premio per giovani talenti e una celebrazione insieme ad Anna Magnani. Nel pantheon delle dive il posto non manca.