Foto di Virginia Farneti/La Presse

Un gigante del rock nel 2013. Un gigante del rock nel 2023. Nel mezzo sempre un Frecciarossa. Dieci anni di musica non sono in grado di cambiare la stoffa (sempre pregiata) di Bruce Springsteen e non cambiano neanche il mezzo di trasporto (sempre l’adorato treno). Detta così si potrebbe non capire, ma facendo un passo alla volta la storia ha una linearità senza precedenti. Partiamo dalla fine: 18 maggio, 21 maggio e 25 luglio 2023.  Il cantautore statunitense, accompagnato dalla E Street Band, è pronto per un nuovo tour italiano. Prima data a Ferrara, poi a Roma nella suggestiva cornice del Circo Massimo e gran finale a Monza dentro l’autodromo. Ancora un tour italiano per Bruce Springsteen e il Frecciarossa è il treno ufficiale. Trenitalia, proprio attraverso il convoglio ad Alta Velocità, permette di rientrare a casa subito dopo i concerti di Roma e Ferrara, grazie a diversi treni speciali dedicati ai fan.

 

Il cantante di Born in the USA, anche a 72 anni già compiuti, è in grado di regalare ancora grandi emozioni. Un suo live è un concentrato di energia senza precedenti. Piace a tutti: dal fan accanito, all’ascoltatore occasionale. Rimanere fermi, senza essere travolti, è tecnicamente impossibile. Tutto questo è ciò che accadrà nell’immediato futuro, ma se andassimo indietro di dieci anni potremmo trovare una storia con gli stessi protagonisti (Bruce Springsteen e Frecciarossa). 

È venerdì 31 maggio 2013. Padova ha appena accolto la seconda tappa italiana del “Wrecking Ball tour 2013” di Bruce Springsteen allo stadio Euganeo. “Bruce Springsteen live a Padova è energia allo stato puro”, “Concerto di Bruce Springsteen a Padova: 40mila in delirio”, “The Boss live: eccezionale”, sono solo alcuni dei titoli con i quali la stampa dell’epoca commenta il dopo concerto. Sono, quindi, tutti unanimi nel giudizio. Se c’è quel signore che viene dal New Jersey con una chitarra in mano, lo spettacolo è garantito. La data, importante, di quel tour – senza nulla togliere alla città veneta – è però qualche giorno dopo a Milano. Lo stadio Giuseppe Meazza, conosciuto anche come San Siro, è un luogo sacro per la musica live. Chi ci suona ne rimane rapito. Bruce Springsteen incluso che anni dopo, nel 2019, quando viene a conoscenza della possibilità di una sua demolizione commenterà così: «Se lo fanno è un peccato, è un posto bellissimo».

3 giugno 2013, è il giorno milanese di Bruce Springsteen. È proprio in questa data di quasi dieci anni fa che l'artista americano e Frecciarossa si incontrano. In un modo però decisamente particolare. La sera c’è San Siro. La mattina lui arriva in treno in Stazione Centrale. Già, come una “persona normale” il cantante di origine italiana (suo nonno materno Antonio Zerilli era di Vico Equense) scende giù da un convoglio ad Alta Velocità. Ha un outfit anonimo, jeans e cappello, ed è circondato da qualche guardia del corpo in borghese. Passeggiando con calma olimpica, si guadagna l’uscita tra lo sguardo attonito dei viaggiatori e ferrovieri che quella mattina se la ricordano ancora oggi in maniera nitida.   

«Sono stato assunto nelle Ferrovie nel 1954 e ho sempre lavorato in stazione Centrale a Milano – spiega Domenico Mazza, assistente di stazione di Trenitalia – e quel giorno è stato senza dubbio uno dei ricordi più piacevoli della mia carriera. Ci avevano avvertito poche ore prima e io, da fan oltretutto, non volevo crederci. L’aspetto particolare è che non si trattava di un treno speciale e non aveva neanche una carrozza riservata. Uno del suo calibro a piedi per un luogo così affollato. Io riuscii a guardarlo da lontano, ero comunque in servizio, qualcun altro riuscì a strappargli un autografo. Il tutto durò pochissimo, il tempo di 5 minuti massimo ed era già sparito». 

La distanza da certi tipo di divismo di Bruce Springsteen è nota a tutti, come è famoso il suo impegno politico e per i temi sociali. Prendere un treno per proseguire il suo tour, arrivando la mattina per puoi suonare la sera, come se fosse il musicista di una band alle prime armi, ha confermato il suo essere lontano dalle logiche del mainstream.

 

«Penso che oggi – racconta ancora Domenico Mazza – sia qualcosa di irrealizzabile. Telefoni che fanno le foto, social network, comunicazione che viaggia velocissima. L’avrebbero saputo tutti in pochi istanti e sarebbe arrivata una folla ingestibile in stazione». Il collega di Trenitalia potrebbe aver ragione, vedere Bruce Springsteen in stazione, oggi, è impossibile. Vederlo in concerto, decisamente più fattibile. Anche grazie a Frecciarossa.