In apertura Massimiliano Ossini

In televisione non si è costruito un personaggio, ma consegna al pubblico se stesso e i valori in cui crede, profondamente e con slancio. Il mondo, fatto di luoghi speciali. Il tempo, necessario per capire e approfondire. Le persone, da scoprire per ciò che hanno da trasmettere agli altri. Ma anche i lunghi silenzi e gli spazi sconfinati. Nella conduzione di Unomattina Estate, su Rai1 da giugno, ci sarà la sua impronta: «Una luce diversa, meno pressati dai tempi dell’attualità e con collegamenti esterni che metteranno in luce moltissime belle cose che ci sono in Italia».

Massimiliano Ossini è un idealista concreto e con i piedi ben piantati a terra, anzi nella terra. La sua passione, infatti, è l’azienda agricola Mulini&Pastifici 1875, che conduce personalmente ad Ascoli Piceno con un amico e socio: coltivano ulivi e grano e producono pasta e birra. «Pochi giorni fa, ho piantato 250 piante di diverse specie insieme a mio figlio. Ha 14 anni e sono felice che cominci a capire quanto lavoro e impegno c’è dietro a ciò che giunge in tavola». Ma non è tutto. Ossini detiene anche un brevetto europeo per utilizzare la paglia al posto del polistirolo e realizzare packaging totalmente compostabile.

Massimiliano Ossini

Massimiliano Ossini

Portare in televisione le proprie passioni è un privilegio?

In tv ho avuto l’opportunità di occuparmi di temi molto diversi tra loro, dai programmi per ragazzi su Disney Channel fino all’economia e al green sulla Rai. Ho fatto la cosiddetta gavetta, conducevo un programma, ma mi capitava di montare da solo i miei pezzi e di curarne l’audio. Da tutto questo, piano piano, sono nate le mie passioni per l’agricoltura e l’ambiente. Quando ci troviamo in un bosco, al mare o in montagna il nostro approccio alle cose è più riflessivo, siamo portati a rallentare, ma quando si rientra in città tutto ritorna veloce. Ecco, io cerco di portare in televisione questo concetto: rallentare per poter avere uno sguardo diverso e più profondo sulle cose. Il miglior modo per farlo è immergersi nella natura.

Sei un idealista?

Sì, molto. La crisi ambientale è preoccupante, tra il surriscaldamento del pianeta e i ghiacciai che si stanno sciogliendo. Con questa prospettiva, i ragazzi dovrebbero vedere solo nero e invece si creano opportunità per nuove professioni, più attuali.

Come il ritorno dei giovani verso l’agricoltura?

Sì, e mi fa molto piacere, perché io amo la terra: la cerco nel momento in cui stacco dal lavoro, che sia per una passeggiata nei boschi, per controllare le piante o raccogliere le olive con mio figlio. Un modo per rendersi conto personalmente e direttamente di quanto sia prezioso ciò che abbiamo intorno. Quando sono in televisione questa convinzione diventa un mantra e, in tutte le mie trasmissioni, accendo i riflettori sulle belle realtà italiane che vanno tutelate, non per dire alle persone quello che devono o non devono fare, ma perché siano più consapevoli, per diffondere modelli positivi insomma.

Massimiliano Ossini durante un'escursione in montagna

Massimiliano Ossini durante un'escursione in montagna

Un’estate in diretta televisiva: senti l’adrenalina del rapporto quotidiano con il pubblico?

Sono contento di alternare un programma di narrazione, dove puoi rifare qualcosa o decidere di cambiare il racconto a seconda del momento e del luogo in cui ti trovi, a una trasmissione in studio con lo stimolo della diretta e delle news. La sfida è quella di far conoscere il mio modo di proporre gli argomenti, portando all’interno delle case una luce diversa, che consenta un’informazione calma, senza lo stress della velocità ma con più spazio per il racconto. Tre righe lette velocemente sui social network non rappresentano una notizia né tantomeno un approfondimento, che necessita di tempo. A Unomattina Estate cercherò di dare maggior respiro ai fatti e alle immagini.

Ti piace muoverti in treno?

Sì, molto. Da una parte è importante avere treni sempre più veloci per ridurre il tempo di spostamento su tratte come la Milano-Roma. Ma mi diverto anche a viaggiare sui convogli storici di Fondazione FS Italiane, come la cosiddetta Transiberiana d’Italia che collega l’Abruzzo con il Molise. Un modo di muoversi diverso, che mi consente di guardare fuori dal finestrino e veder scorrere lentamente il mondo intorno. All’inizio della carriera viaggiavo spesso tra Roma e Milano e mi piaceva molto poter creare un rapporto con le persone, parlare con chi avevo accanto o di fronte, magari trovare una fidanzata.

Ti è capitato?

Diciamo che ho conosciuto molte persone. Ma in realtà in treno sono nate soprattutto amicizie, che mi hanno aiutato quando ero a Milano e vanno avanti tuttora. Oggi non accade più, ognuno si isola: cuffie nelle orecchie e occhi sui social.

Ossini con il giornalista Andrea Radic nella stazione di Roma Termini

Ossini con il giornalista Andrea Radic nella stazione di Roma Termini

Da allora a oggi, c’è qualcosa che avresti fatto diversamente?

Direi di no. Il mio è stato un percorso lento e importante, con cui mi sono costruito pian piano. Nei quattro anni di Linea Verde mi sono formato: mentre lavoravo studiavo con professori di enologia e di agronomia. Uno dei miei migliori amici era un agronomo ed entomologo.

Bravo, bello, studioso e rispettoso dell’ambiente. Ma il lato oscuro di Ossini?

(Ride, ndr). Diciamo che provo a fare del mio meglio, ma non è detto che ci riesca. Se devo ammettere un difetto è quello, a volte, di cercare la solitudine andando a camminare in montagna. E poi sono estremamente disordinato, mi dimentico le cose e sono negato per la cucina, non so neppure cuocere un uovo.

La qualità che apprezzi di più nelle persone e il difetto che non sopporti?

Una volta un direttore di rete doveva farmi fuori ma me lo disse in tempo perché io potessi trovare un altro lavoro. La chiamo lealtà e l’apprezzo molto, anche in situazioni negative. Amo la gentilezza, anche di un singolo gesto, come un ragazzo che cede il posto a sedere a una signora. Bellissimo. Ciò che non sopporto è il menefreghismo verso la propria casa, le persone, l’ambiente dove si vive. Quello di chi si lamenta ma non fa nulla per migliorare. Se un cassonetto è pieno non abbandoniamo la spazzatura lì accanto: basta camminare due minuti e cercarne un altro.

 

Si dice che chi vive in luoghi aperti come la montagna sia più saggio di chi sta in città. È vero?

Sì, perché in quei luoghi hai il tempo per ragionare, per ascoltarti e ascoltare ciò che hai intorno. Studi scientifici dimostrano che è meglio anche per la salute. È la differenza tra stare fermo in un tunnel nel traffico o essere libero di muoverti. A chi vive in città suggerisco di frequentare i parchi, i fiumi, le aree verdi.

Se tornassi bambino, quale sarebbe il profumo della tua infanzia?

Quello della bicicletta con cui correvamo dentro le vigne e mangiavamo l’uva, con il timore che il proprietario potesse spararci con proiettili di sale. Non ho mai saputo se in realtà lo facesse realmente: a me non capitò mai. Eravamo a Roma, nella zona di Morena, in via Publio Elio, dove ho frequentatole scuole elementari e medie. Ci sono tornato un po’ di tempo fa, sull’onda dei ricordi, e ho visto che quella vigna non esiste più. Intorno ci sono solo costruzioni. Che tristezza.

In televisione conta più lo share, il talento o le conoscenze?

Sarò sincero: serve un poco di tutti e tre.

Hai un tuo luogo del cuore?

Ho la fortuna di essere felice ovunque.

Articolo tratto da La Freccia