Percorsi fra miti antichi e musica contemporanea per tenere accesa la fiaccola del teatro. Con Inda 2020 Per voci sole, la Fondazione Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa ha voluto regalare al pubblico un programma speciale.

 

A inaugurarlo, il 10 luglio con replica l'11, il premio Oscar Nicola Piovani con L’isola della luce, dramma musicale dedicato al dio Sole, Apollo, su libretto di Vincenzo Cerami con la partecipazione di Tosca e Massimo Popolizio.

 

Domenica 30 agosto un’altra prima assoluta: l’opera dell’artista rumeno Mircea Cantor, The sound of my body is the memory of my presence. In mezzo, il 17 luglio, gli intensi monologhi di Lunetta Savino con Da Medea a Medea, il 25 Lella Costa con un omaggio ai 100 anni di Franca Valeri e alla sua Vedova Socrate, il 1° agosto Luigi Lo Cascio con Aiace, l’8 Laura Morante con Fedra, Antigone, Clitennestra e Lena, il 22 Isabella Ragonese e Teho Teardo con Crisotemi.

Nicola Piovani

A illustrare la rassegna il sovrintendente dell’Inda, Antonio Calbi.

 

Un’iniziativa speciale come segno di presenza, resistenza e ripartenza?

Uno dei padri della ricerca teatrale del ’900, Antonin Artaud, definiva l’attore «un atleta del cuore» che, grazie al suo talento e al suo training, mette in moto le emozioni. A causa della pandemia abbiamo dovuto spostare al 2021 le tre produzioni classiche (Le Baccanti, Ifigenia in Tauride e Le Nuvole), ma con il Consiglio d’amministrazione abbiamo deciso di tenere comunque aperto il Teatro Greco: un gesto fortemente simbolico perché il teatro è il primo social che l’uomo si è inventato, è un rito sociale, culturale, antropologico, un’esperienza di conoscenza che va condivisa. Come dice lei, perseguire con caparbietà la nostra missione, ovvero produrre fatti culturali legati al patrimonio antico, è un gesto di presenza, resistenza, ripartenza. Inda c’è e continua a far parlare le opere che con le loro storie e parole hanno ancora molto da dirci.

 

Un fil rouge legato al mito e ai grandi classici. Come nasce il programma?

Inda basa i propri bilanci sulla vendita dei biglietti e potendo fare entrare soltanto 480 spettatori su cinquemila posti abbiamo optato per proposte particolari, create appositamente per Siracusa. Abbiamo scelto interpreti che non hanno mai recitato sulle sacre pietre del teatro scolpito nella roccia, di 2.500 anni, e testi ispirati alla mitologia classica ma riscritti da autori del ’900, come Marguerite Yourcenar e Ghiannis Ritsos o il nostro Antonio Tarantino, che potessero dialogare con la musica dal vivo.

 

Come cambia il rapporto col pubblico, in tempi di distanziamento fisico?

Abbiamo fatto di necessità virtù, invertendo le parti: sul palcoscenico siedono gli spettatori, sulla cavea recitano gli attori e suonano i musicisti. Il distanziamento e tutte le norme di protezione sono garantite. Il rischio è pari allo zero anche perché gli dei, felici di non vedere il loro Teatro chiuso, vigilano su tutti noi.

 

«E gli spettacoli vengono trasmessi in diretta e in differita dal sito web della Fondazione», sottolinea il consigliere delegato dell’Istituto Nazionale per il Dramma Antico, Marina Valensise, così «le voci dell’Inda raggiungeranno gli spettatori di tutto il mondo».

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