In apertura, photo © Ikostudio/AdobeStock

Vi suggerisco di sfogliare e leggere questo numero di agosto iniziando dalla fine. Per me è quasi una consuetudine, un vezzo. Ma sono diverse le esperienze che, à rebours, come dicono i francesi, potremmo capire e interpretare meglio. La vita stessa, vissuta al contrario, avrebbe tutt’altro sapore, come efficacemente ce la fa immaginare Woody Allen.

Ebbene, seguite il consiglio. A pagina 127 troverete, tradotta da Davide Rondoni, La filosofia dell’amore di Percy Bysshe Shelley, “il poeta dell’amore e del naufragio”, come lo definisce lo stesso Rondoni. Leggetela tutta, parla di fiumi, mari, venti, raggi solari e lunari che si intrecciano, si fondono, diventano tutt’uno: «Nothing in the world is single/All things by a law divine/In one spirit meet and mingle». Il primo verso citato, tradotto in «niente è celibe al mondo», ricorda quello di un altro poeta inglese, vissuto due secoli prima, John Donne: «Nessun uomo è un’isola».

In realtà ne amplifica, e molto, il significato. Questa naturale esigenza di non isolarsi evolve, diventa aspirazione a compenetrarsi e si manifesta come una legge divina non soltanto negli esseri umani, ma in tutti gli elementi dell’universo. Eppure, s’interroga Shelley chiudendo la sua poesia: «Cosa è tutto questo dolce lavorio/se non mi baci tu?». Torniamo alla dimensione umana, piccola, contingente, ma universale.

L’amore, corrisposto (ma spesso anche non corrisposto), è turbamento, inquietudine, una sorta di naufragio, uno sciogliersi nell’abbraccio dell’amato, uno scuotimento dei sensi: trovarsi, unirsi, perdersi, lasciarsi. E l’estate, lo abbiamo scritto anche nell’editoriale di luglio, è la stagione degli amori, l’esplosione di ogni forza vitale. Agosto il suo apice. Shelley è nato d’agosto e morto di luglio, in un naufragio, al largo di Viareggio. Le sue ceneri riposano nel cimitero acattolico di Roma, a pochi metri dalla tomba di un altro poeta romantico inglese, John Keats. Chi può colga l’occasione di un pellegrinaggio laico in quel luogo che ospita altre urne funerarie di celebri scrittori e poeti.

Cover La Freccia agosto 2022

Ma torniamo alla nostra Freccia, e all’amore nelle sue varie declinazioni e suggestioni, da quello «che move il sole e l’altre stelle» a quello «ch’a nullo amato amar perdona». Sfogliandola a ritroso, troverete la sua versione illusoria e mercenaria cantata da Fabrizio De André nella genovese via del Campo, dipinta per noi dalla penna di Mario Tozzi, poi quello esplosivo scatenato da un’icona della bellezza e sensualità femminile del ‘900, Marilyn Monroe, che ha trafitto il cuore di letterati e presidenti.

Ne celebra il fascino senza tempo una mostra fotografica a Torino alla quale dedichiamo ampio spazio. Una scandalosa versione dell’amore la troverete nel sensuale Bacio tra prete e suora, provocatorio scatto del 1991 che a pagina 102 inaugura un servizio sulla rassegna dedicata a Oliviero Toscani, a Palazzo Reale di Milano.

E di nuovo altri volti e sguardi femminili, sublimi scatti, dagli anni ‘20 del secolo scorso a oggi, esposti a Firenze. Poi, andando ancora controcorrente, inizierete a viaggiare dalla Calabria, dove si festeggiano i 50 anni dal ritrovamento dei Bronzi di Riace, e dalla Sicilia estrema, con le sue perle barocche, fino alla Val d’Aosta e al Piemonte, dove vi inviteremo a camminare sul grande sentiero Walser, attorno al Monte Rosa, finché, senza neppure accorgervene, vi troverete in viaggio con Roberto Giacobbo.

Ma prima di leggervi il servizio dedicato al protagonista della nostra cover, Stefano De Martino, al cui invito a venire con noi avete già aderito, se avete questa rivista in mano, pur senza tralasciare gli altri articoli, soffermatevi con attenzione su pagina 53, dove si parla del “magico viaggio”. Vi riportiamo ancora una volta indietro, stavolta nel tempo, a quando negli anni ‘70 iniziò l’avventura dell’Interrail.

Non potete perdervi le foto e la narrazione che di quei viaggi ci offre Giuliano Compagno. «Un popolo nemmeno maggiorenne si è abbandonato alla fantasia di ogni partenza e al quotidiano arrivo in un altro luogo che non si era mai visto nemmeno in cartolina […] un’ampia parte del Vecchio continente spalancava le frontiere e le sue strade ferrate a milioni di nuovi visitatori, e gli ostelli di ogni città aprivano le loro porte». Viaggiare, conoscersi, confrontarsi, in un’età dove tutto è meraviglia… anche questo è amare. Sentimento contraddetto, in un’altrettanto umana antinomia, dall’odio, di cui abbiamo purtroppo quotidiana e dolorosa testimonianza. Ma la vita è questa. Buona lettura, e buona estate.

Articolo tratto da La Freccia