Marzo è la primavera che torna a sbocciare, il ciclo della vita che non si arresta. Marzo è donna, è l’otto marzo tutto l’anno. Marzo è la voglia di uscire e riassaporare le emozioni del viaggio e della scoperta. Marzo è un cambio di passo, ci auguriamo, nella lotta e nel distacco dalla pandemia.

Purtroppo marzo, quando diamo alle stampe La Freccia, si avvicina accompagnato da terribili venti di guerra che soffiano da Est, dai confini tra Ucraina e Russia, in un’Europa che di guerre nei secoli ne ha conosciute fin troppe. Ma che sembra abbiano insegnato ancora poco, tanto da ricordarci il leopardiano ammonimento nei confronti delle “magnifiche sorti e progressive” del genere umano che qualcuno, di fronte alle strabilianti innovazioni tecnologiche e scoperte scientifiche, può ingenuamente illudersi siano reali e inarrestabili.

Così non è, purtroppo. E non soltanto per l’indifferenza della matrigna natura, di un vulcano d’improvviso sterminatore. A risvegliarci da un esagerato ottimismo sulle nostre sorti è la nostra stessa intima natura. Del resto, l’umanità non è una scolaresca da dividere, sulla lavagna della storia, tra buoni e cattivi. I dualismi tra bene e male, altruismo ed egoismo, ragione e istinto, amore e odio, Venere e Marte – e potremmo allungare l’elenco fino alla noia – pervadono l’animo individuale e collettivo e ne sono consustanziali.

Utopico e irrealistico immaginare un futuro nel quale spariscano del tutto e una colonna della lavagna resti vuota. Auspicabile e ragionevole lavorare, con la pazienza e tenacia dei tessitori di pace, unita al disincanto di chi conosce l’imperfezione del genere umano, perché l’interesse generale prevalga su quello dei singoli, siano essi persone, famiglie, nazioni o blocchi sovranazionali.

Un piccolo contributo lo si può dare anche raccontando, come siamo soliti fare dalle pagine di questa rivista e sui nostri social, storie di inclusione, scelte etiche ed esempi di coesione territoriale e sociale, che rappresenta uno degli obiettivi delle infrastrutture e dei servizi di mobilità ai quali FS Italiane lavora. O quando evidenziamo il valore insito nelle diversità, mostriamo rispetto per l’ambiente nel quale viviamo, diventiamo paladini della sostenibilità, anche e soprattutto nel fare impresa, e non come sillabazione di un mantra di moda, ma come altruistica attenzione verso le generazioni a venire.

La Freccia di marzo prosegue in quel solco raccontando un’Italia dalle mille apparentemente inesauribili risorse, bella da vedere, da conoscere, da vivere, fatta di donne e uomini sorprendenti nella loro creatività, sensibilità e capacità di progettare. Non sappiamo se quando leggerete questa pagina i fumi della guerra si saranno dissolti o avranno reso più greve l’aria che respiriamo. In ogni caso, la storia e la cronaca ci ammoniscano. E che donne e uomini di volontà continuino a svolgere con entusiasmo, dignità, serietà il proprio compito, ma soprattutto con il dovuto rispetto per i sentimenti e le idee altrui. Cercando di non far mai agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi.

Articolo tratto da La Freccia