Non sono le mamme le uniche detentrici dei blog per famiglie. Anche se la pandemia ha nuovamente spostato l’ago della bilancia sulla figura materna, alle prese con le difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, i papà non restano in silenzio: su internet spopola infatti il fenomeno dei daddy blogger. Sempre più desiderosi di essere parte attiva in famiglia, gli uomini sono pronti a scardinare i luoghi comuni. E se n’è accorto anche il web, dove aumenta la richiesta di contenuti dad-oriented. I temi sono i più vari: si va dai giochi all’educazione, dai congedi parentali al cyberbullismo.

 

Tra i blogger più famosi d’Italia per anzianità digitale, c’è Silvio Petta, fondatore della community Superpapà, nata dieci anni fa da una pagina Facebook: «Ero un papà attivo e premuroso con i miei bambini e sentivo che questo carico di responsabilità mi faceva crescere come uomo, oltre a riempirmi di gioia. Così ho voluto creare uno spazio dove potermi confrontare liberamente con altri padri. Mia moglie mi ha lasciato fare, apprezzando la mia dedizione alla famiglia, e ora siamo la community più grande d’Italia con un sito colmo di articoli e una nuova sezione podcast».

 

La community è alimentata soprattutto da podcast e interviste: «Siamo aperti a ogni argomento, chiunque abbia un tema da proporre è ben accetto. I nostri ospiti sono genitori, blogger, scrittori, professionisti o papà vip. Con alcuni di loro è nata una vera e profonda amicizia». Sempre pronto al dialogo con i propri utenti, Petta precisa che la frustrazione maggiore è avere a disposizione poche ore per i propri figli: «È sempre più importante che sia davvero un tempo di qualità e in questo l’emergenza sanitaria ha creato nuovi equilibri che devono essere sfruttati per riconquistare spazi familiari perduti».

 

E i Superpapà come hanno affrontato i problemi legati al Covid-19? «Abbiamo cercato di fare informazione, sostenuto campagne a favore di medici e infermieri e alimentato il dibattito per il rientro a scuola dei figli: i genitori hanno partecipato moltissimo alle discussioni, spesso con pareri contrastanti. Durante il lockdown abbiamo aumentato le dirette sui nostri canali social per avere un riscontro immediato dal pubblico».

In questo periodo complesso è cambiata anche la modalità di gioco con i figli: «Abbiamo rivalutato le attività che fanno bene al corpo e all’anima, come una bella passeggiata nella natura, ma anche una camminata nel proprio quartiere in posti che non avevamo mai considerato prima. In casa, invece, ci si può divertire facendo un po’ di movimento insieme, perché l’attività fisica non deve mai mancare, o qualcosa di divertente come un balletto su tiktok».

 

Ma tra gli obiettivi principali dei daddy blogger c’è soprattutto abbattere gli stereotipi. «Non è vero che soltanto le donne sono multitasking, questo è solo un pretesto per estromettere i padri dalla vita familiare e dalla cura dei figli. Fare più cose e farle bene dev’essere un’opportunità anche per i papà che oggi più di ieri a casa non si tirano indietro: l’uomo ormai cucina, stira, si occupa delle faccende domestiche esattamente come la donna. E a chi non lo fa, dico di rimboccarsi le maniche. Il nostro motto è #noipapàcisiamo», conclude. 

Silvio Petta, fondatore della community Superpapà, con i suoi figli 

Che la vita di genitori non sia facile lo sa bene Daniele Tarenzi di papà imperfetto. Nel suo caso, tutto ha avuto inizio una sera parlando con alcuni amici: «Stavo affrontando la separazione e ho pensato che condividere le difficoltà e le frustrazioni del momento con altri padri poteva essere utile. Inizialmente volevo scrivere una sorta di diario, che poi invece si è trasformato in un blog con idee, spunti, consigli ed errori da non ripetere». Grazie al dialogo quotidiano con i suoi follower, Daniele può affermare che molti papà fanno ancora fatica a vedere riconosciuto il proprio ruolo. «È la figura della mamma che prevale e si tende a etichettare l’uomo con quell’immagine di pasticcione distratto, a volte addirittura incapace di badare ai propri figli. In realtà non è così: ci sono papà che ce la mettono tutta per sostenere le proprie compagne ed essere presenti nell’educazione dei figli. Forse occorre solo dargli un po’ più di fiducia. Dopo il divorzio mi sono reso conto che ero in grado di badare alle mie figlie anche da solo, con i miei metodi, i miei tempi e soprattutto con tanto amore».

 

Nonostante gli errori che è umano commettere «Nel mio caso, quello di perdere la pazienza. Con gli anni mi sono reso conto che arrabbiarsi e punire genera solo frustrazione e umiliazione, senza risolvere i problemi né i comportamenti scorretti. Purtroppo, non sempre è facile reagire con razionalità ». Il blog di Tarenzi affronta tanti argomenti, dall’alimentazione all’educazione, dal tempo libero alla psicologia. «Mi piace condividere consigli, eventi e iniziative che credo possano interessare ai miei lettori, offrendo spunti utili e cercando di far scoprire a chi legge sempre qualcosa di nuovo. Parto dall’esperienza personale o da un problema che mi sono trovato ad affrontare e da lì comincia il confronto». Che diventa particolarmente utile in questo periodo di emergenza sanitaria: «Il Covid-19 ci ha cambiato la vita, sconvolgendo le nostre abitudini e quelle dei bambini.

 

Affrontare il tema è importante per capire insieme agli altri genitori come muoversi, districandosi tra errori comuni e momenti di difficoltà. Cerco sempre di condividere notizie scientifiche da fonti attendibili, per dare il mio piccolo contributo e contrastare le fake news, e faccio lo stesso in casa con le mie figlie, parlandone con loro per approfondire il più possibile il tema». Con due figlie femmine, in casa Tarenzi è in netta minoranza: «Per fortuna sono molto diverse tra loro, anzi proprio agli antipodi, quindi è un alternarsi di “papino adorato” e “rompiscatole”, ma sono entrambe stupende, affettuose e molto indipendenti. Nei loro confronti sono coccolone e protettivo, preferisco non esporle sui miei profili social. Penso che si possa parlare di famiglia e paternità senza mostrare i figli, che rischierebbero di essere strumentalizzati. Per questo ho scelto di non renderle il fulcro della mia comunicazione. Anche se alla fine sono diventate più famose di me, visto che parlo sempre di loro», conclude Daniele. 

Carlo Tumino e Christian De Florio di Papà per scelta con gemelli Julian e Sebastian © Virginia Bettoja  

Amore e condivisione sono i principi alla base anche di Papà per Scelta, profilo Instagram e blog di Carlo Tumino e Christian De Florio, padri di due gemelli che vogliono mettere in comune la loro esperienza omogenitoriale. «La maternità surrogata viene spesso associata alla mercificazione, allo sfruttamento del corpo femminile e alle condizioni economiche precarie di alcune donne.

 

Negli Stati Uniti, dove sono nati i nostri Julian e Sebastian, le donne che scelgono di intraprendere la strada della surrogacy devono essere ben al di sopra della soglia di povertà, già madri e autonome nel decidere se e con chi intraprendere questo percorso. L’omissione di queste informazioni restituisce una narrazione delle famiglie arcobaleno filtrata da giudizi ideologici, politici e religiosi, senza soffermarsi invece sulla scelta libera di quelle donne che vogliono aiutare chi genitore non può esserlo naturalmente». Purtroppo, di maternità surrogata e genitorialità non si parla abbastanza, secondo i Papà per scelta: «Più volte l’invito a raccontare la nostra esperienza in tv è stato declinato perché i tempi non sono maturi. C’è ancora timore ad affrontare un tema che divide l’opinione pubblica per le sue implicazioni etiche e politiche. Crediamo, però, che il dovere del giornalismo sia soprattutto quello di allenare la coscienza critica delle persone.

 

Gli stereotipi nascono e si sviluppano dalla mancanza di informazioni oggettive che permettano a ciascuno di crearsi una propria opinione. Manca una giusta e onesta rappresentazione delle famiglie arcobaleno, perché quando se ne parla non è mai presente chi questa esperienza l’ha vissuta in prima persona». L’intenzione di Carlo e Christian è proprio mostrare agli altri chi sono: «Due papà innamorati, premurosi e attenti che stanno provando a crescere due brave persone. Il nostro quotidiano, le montagne di pannolini da cambiare, le occhiaie e le ore di sonno perse e mai ritrovate confermano che alla fine abbiamo tutti gli stessi problemi.

 

Ci piacerebbe essere giudicati per il tipo di genitori che siamo e saremo e non per la scelta che abbiamo fatto. Il nostro blog e i canali social sono un tentativo di rendere più inclusiva e accogliente la società, provando a guardare la diversità come arricchimento e senza pregiudizi». Come in qualsiasi coppia, infatti, ci sono alti e bassi – ammettono – e l’emergenza sanitaria ha messo a dura prova anche il loro rapporto. «Tra le molteplici attenzioni che richiedono due gemelli, le sessioni di smart working in notturna e l’incertezza lavorativa, non è stato semplice conciliare esigenze familiari e personali. Come facciamo sempre, ne abbiamo parlato apertamente sui nostri canali, scoprendo che in tanti stavamo affrontando le stesse difficoltà.

 

Nei mesi di lockdown abbiamo parlato anche di scuole e adolescenti, e con l’ausilio delle associazioni di settore e di alcuni parlamentari abbiamo lanciato la campagna Diamo voce ai bambini, affinché i costi dell’emergenza sanitaria non ricadessero sulle famiglie. Questo è un tipico esempio di come in fondo tutti i genitori, a prescindere dal proprio orientamento sessuale, hanno come obiettivo quello di rendere migliore il futuro dei propri figli». Eppure, parlando di famiglia, resiste ancora lo stereotipo della divisione tra compiti maschili e femminili. «Questa concezione non solo ostacola l’emancipazione delle donne e rallenta la loro realizzazione professionale, accentuando il gender gap salariale, ma sminuisce anche la figura paterna nel ménage familiare. Oggi i padri vogliono essere parte attiva e presente nella vita dei propri figli, non si accontentano più di qualche ora nel weekend, del bagnetto serale o di rimboccare loro le coperte.

 

Esiste una nuova generazione di uomini che vuole prendersi le proprie responsabilità. Ma gli strumenti a sostegno dei papà, come il congedo parentale, non permettono di soddisfare queste esigenze. Senza considerare poi le difficoltà che affrontano i padri separati, che spesso nei divorzi burrascosi devono guadagnarsi tra le aule del tribunale il diritto a passare del tempo con i propri figli». Tra le mura domestiche, Carlo è un po’ più severo e ansioso, Christian accondiscendente e paziente, ma sulle cose importanti si trovano sempre d’accordo. «Abbiamo un’unica regola: non esiste un modo giusto o sbagliato per fare le cose. Ognuno le porta a termine a modo suo». La difficoltà maggiore rimane quella di riuscire a trovare l’equilibrio giusto tra esigenze personali, di coppia e dei bambini. «È un bilanciamento che va rinegoziato ogni giorno, perché i bisogni dei figli cambiano in ogni fase della crescita. Noi ci siamo imposti di ritagliarci i nostri spazi, perché la felicità di Julian e Sebastian dipende dalla nostra. Solo due genitori felici possono crescere i propri figli in modo sereno». 

Articolo tratto da La Freccia