In cover, Oliva Denaro di Viola Ardone, edito da Einaudi, pp. 312 € 18

«La femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia». La madre di Oliva non fa che ripetere queste parole come un mantra, una convinzione profondamente radicata dentro di sé.

 

Siamo alla fine degli anni ‘60 a Martorana, un paesino della Sicilia rurale. In questa terra arida vessata dalla calura mediterranea, Viola Ardone sceglie di raccontare, attraverso il personaggio di Oliva Denaro (anagramma del nome della scrittrice), come il seme del coraggio possa fiorire in un terreno reso sterile dai pregiudizi. Prendendo ispirazione dalla storia di Franca Viola, la prima italiana che scelse di denunciare il proprio stupratore e non accettare un matrimonio riparatore, l’autrice pone al centro del proprio romanzo l’ambiguità insita in quel “codice d’onore” che, col pretesto di difendere la vittima, la privava della parola e la dava in pasto alle malelingue.

 

In questa realtà chiusa e bigotta, Oliva nasce da un’umile, onesta e rispettabile famiglia: fin da “piccinna” mostra atteggiamenti singolari rispetto alle sue coetanee: la mattina presto ama accompagnare il padre a prendere le lumache, “i babbalucci”, gioisce intimamente nell’essere la più brava della classe e avrebbe preferito nascere maschio. Perché loro sono liberi di correre a “scattafiato”, di camminare da soli la sera e non hanno bisogno di una moglie per avere un’identità.

 

I desideri di Oliva si scontrano con l’educazione materna, basata sulle regole che scandiscono la vita di una ragazza raccomandabile: i dettami della Chiesa, i comportamenti da tenere a scuola e a tavola, le regole non scritte del matrimonio. Un copione che una “brava femmina” deve rispettare in ogni circostanza. Le passioni di Oliva, agli occhi della madre, sono segni di una condotta inaccettabile: trascorrere troppo tempo sui libri, per esempio, le mette troppi grilli per la testa, alimenta il taglia e cuci delle comari e rischia di farla restare zitella.

 

Diverso è l’atteggiamento del padre, un uomo taciturno che spinge la figlia a cercare le risposte alle sue domande esistenziali, seguendo i suoi desideri e i suoi sogni. Tra i due scorre un amore silenzioso e incondizionato: la dolcezza con cui lui ammira la figlia è struggente e, nella sua semplicità, riesce a travalicare il pensare ottuso di paese e a spazzare via ogni pregiudizio. Oliva trascorre gli anni della giovinezza seguendo docilmente tutte le regole materne.

 

L’adolescenza porta con sé la fioritura della sua bellezza e le lusinghe dei corteggiatori, ma anche alcune scelte che non saranno prive di conseguenze. Pagina dopo pagina, la narrazione in prima persona snocciola tutte le difficoltà che una mente libera deve affrontare per abbattere i pregiudizi e un retaggio culturale sedimentato. Oliva desidera essere come gli altri, rendere felici i propri genitori e avere delle risposte chiare, come quando era alle scuole elementari. Ma la necessità di opporsi a un sistema ingiusto e sessista si affaccia, senza possibilità di essere ignorata.

 

Decide perciò di portare avanti la propria scelta con forza e caparbietà, anche se questo significa complicarsi enormemente la vita. Servirà tempo prima che possa gioire dei propri traguardi, tempo per curare tutto quello che è stato devastato dentro di lei, tempo per poter amare gli altri e riuscire ad apprezzare nuovamente la vita insieme ai suoi cari. Un tempo lungo, ma che non passerà invano: riuscirà a lenire le ferite e a far crescere dentro di sé il seme del coraggio. Il germe di questa nuova forza si radicherà, fiorirà e nutrirà un futuro fatto di speranze, che presto diventeranno realtà.

Articolo tratto da La Freccia