In apertura, Middle-Earth di Roger Garland
Ha creato terre vastissime e sistemi linguistici, ha immaginato popolazioni con tradizioni, politiche e valori peculiari. E le ha messe in relazione ideando avventure, amicizie e contese. John Ronald Reuel Tolkien è lo scrittore e filologo britannico passato alla storia per le sue opere fantasy, in particolare Il signore degli anelli e Lo Hobbit. La Galleria nazionale di arte moderna e contemporanea di Roma gli dedica una mostra, aperta fino all’11 febbraio, che farà successivamente tappa a Palazzo Reale di Napoli, dal 15 marzo al 30 giugno. Sono tanti i memorabilia, tra opere d’arte ispirate ai suoi lavori, edizioni originali e manoscritti, raccolti in occasione dei 50 anni dalla scomparsa dell’autore e del mezzo secolo trascorso dalla prima pubblicazione in Italia del libro Lo Hobbit.
In questa immagine e a seguire, l’allestimento della mostra a Roma © Emanuele Antonio Minerva - Ministero della Cultura
La rassegna Tolkien. Uomo, professore, autore, ideata e promossa dal ministero della Cultura con la collaborazione dell’Università di Oxford, in cui Tolkien insegnava letteratura inglese, si snoda tra le vicende personali e familiari dello scrittore, passando per la sua carriera di docente fino alle fiabe, ai racconti e ai romanzi scritti in età adulta. Pareti colme di libri – circa 800 edizioni delle opere pubblicate da Tolkien in tutto il mondo – accolgono visitatrici e visitatori, trasportandoli immediatamente nell’universo fantasy, mentre mappe linguistiche e carte geografiche aiutano a non perdere l’orientamento nei vari mondi che si incontrano tra le sale della Galleria.
Curata da Oronzo Cilli, membro della Tolkien Society inglese e presidente dell’associazione Collezionisti Tolkieniani italiani, con la co-curatela e organizzazione di Alessandro Nicosia, la mostra prosegue tra le tante opere – acquerelli, disegni, tele – che sono state create sull’ispirazione delle pubblicazioni del professore. Si cammina così nella Terra di Mezzo come turisti, tra avidi draghi e incantevoli elfi. Per poi tornare frastornati alla realtà contemporanea, tra un flipper a tema Signore degli anelli e un videogioco in cui si impersona Gollum, ma solo dopo aver fronteggiato una parete colma di rivisitazioni e opere parodiche come Il signore dei ratti, storia a fumetti di Leo Ortolani. Riempiono la stessa sala i vinili degli album musicali ispirati all’universo tolkeniano, come quelli dei Led Zeppelin, le locandine dei film, dei vestiti di scena e, in un angolo, uno schermo e un paio di cuffie che offrono la possibilità di ascoltare la lettura di alcuni brani da parte di Pino Insegno, doppiatore italiano del personaggio di Aragorn nella celebre trilogia di Peter Jackson vincitrice di 17 premi Oscar.
© Emanuele Antonio Minerva - Ministero della Cultura
Non manca nel percorso dell’esposizione, realizzata da Cor – Creare organizzare realizzare con la collaborazione di una squadra composta da circa 60 persone, una sezione dedicata al legame con l’Italia, che l’autore visitò nel 1955. Fu così affascinato dalla cultura della Penisola da dichiarare in una lettera: «Sono innamorato dell’italiano, e mi sento alquanto sperduto senza la possibilità di provare a parlarlo».
La mostra, a cui si accede con il semplice biglietto d’ingresso alla Gnam, è un paradiso per gli appassionati e gli studiosi, ma anche una porta d’ingresso sui mondi tolkeniani per i semplici curiosi. Il suo obiettivo, secondo il curatore Cilli, è «soddisfare ogni tipo di appetito, affrontando sia l’universo letterario sia il percorso biografico dell’autore, ma anche il suo profilo accademico». Il risultato è una mostra didattica, da cui non si può uscire senza l’entusiasmo e lo stupore di aver imparato qualcosa di nuovo. Anche «le didascalie degli oggetti e dei quadri esposti sono molto dettagliate, per offrire di volta in volta uno spaccato della vita e della storia di Tolkien meno conosciuta al grande pubblico».
Si conclude il percorso incantati dalle creazioni dello scrittore, con la sensazione di aver vissuto mille vite e avventure. È come aver intrattenuto una fitta corrispondenza con lo studioso, averlo osservato al lavoro in cattedra e, allo stesso tempo, aver affrontato lunghi viaggi, conosciuto elfi, nani, hobbit, orchi, re e guerriere. Ed essere diventati irrimediabilmente parte di una storia. Proprio come sosteneva J.R.R. Tolkien nel volume Le due torri, il secondo della saga, attraverso le parole del giovane Frodo: «Non terminano mai i racconti. Sono i personaggi che vengono e se ne vanno, quando è terminata la loro parte. La nostra finirà più tardi… o fra breve».
Articolo tratto da La Freccia di dicembre 2023
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