In apertura Gian Maria Tosatti a lavoro © Maddalena Tartaro

È la prima volta nella storia della Biennale di Venezia, la manifestazione d’arte più importante al mondo, che il Padiglione Italia vede la presenza di un solo nome, l’artista Gian Maria Tosatti, con il complesso progetto espositivo Storia della notte e destino delle comete. «Un titolo evocativo, che si riferisce al nostro presente e ragiona su come l’arte può ancora riflettere su noi stessi», commenta il curatore Eugenio Viola.

Tosatti propone all’attenzione dell’osservatore una coraggiosa e potente analisi visionaria sulla contemporaneità. Una grande installazione ambientale, che occupa l’intera superficie delle Tese delle Vergini nell’Arsenale, interpreta e testimonia la sua idea dello stato dell’arte nel nostro Paese, con uno sguardo attento alle tematiche del futuro.

Una veduta dell’Arsenale di Venezia

Una veduta dell’Arsenale di Venezia

Il tutto è dominato da una narrativa esperienziale, che attraverso una pluralità di linguaggi (riferimenti letterari, arti visive, teatro, musica, performance) fa del Padiglione Italia «un vero e proprio palcoscenico per la coscienza, il pensiero critico e l’evoluzione di quesiti e domande sul destino della civiltà umana», spiega Viola.

«Questa è la prima Biennale post pandemica ed è quindi il momento in cui il mondo si aspetta dalla sua comunità culturale che si faccia uno statement chiaro per il futuro», ha detto Tosatti in una recente intervista sul magazine Artribune. «Quando il curatore del Padiglione mi ha invitato, ho pensato che fosse molto importante parlare di qualcosa di particolarmente significativo per questo momento storico. E siccome gli artisti sono stati sempre un po’ visionari e un po’ profeti, lo scopo che mi sono dato è parlare del futuro che dovremmo avere la responsabilità di percorrere. L’arte è uno specchio crudele sul presente».

Gian Maria Tosatti, Storia della notte e destino delle comete 2022 (dettaglio)

Gian Maria Tosatti, Storia della notte e destino delle comete 2022 (dettaglio) © Gian Maria Tosatti

Per l’artista il viatico di questo progetto è il celebre articolo firmato da Pier Paolo Pasolini sul Corriere della Sera, il primo febbraio 1975, in cui lo scrittore sferrò un duro attacco al potere attraverso una metafora sulla scomparsa delle lucciole.

«Mentre tutto il mondo sprofondava nelle piccolezze dell’umano, non ci accorgevamo che non stavamo, e non stiamo, evolvendo. Abbiamo perso la libertà, quella di poter essere in un luogo o nell’altro, senza dimostrare nulla. La storia della notte del nostro Padiglione deve finire non con una via di uscita, ma un’uscita che possa essere una nuova prospettiva. Dobbiamo trovare il coraggio di diventare ciò che dovremmo», commenta Tosatti.

 

La monumentale installazione e l’intero percorso espositivo del Padiglione nazionale fa espressamente riferimento all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, portando il visitatore a riflettere sul rapporto tra uomo e natura e su temi sociali quali la salute, l’istruzione, la necessità di ripensamento dei modelli di produzione, consumo e profitto.

Argomenti che vengono affrontati anche mediante un forum, con incontri di carattere scientifico divulgativo e il confronto di professionisti, esperti del settore ambientale e protagonisti del mondo della cultura, coinvolgendo anche istituzioni internazionali. Un modo per uscire dalla Biennale e raggiungere vari angoli del mondo, anche grazie al sito della rassegna sempre a disposizione di chiunque voglia approfondire la ricerca su modelli di vita e sviluppo alternativi.

Il percorso espositivo è strutturato con un impianto teatrale che articola la narrazione in un prologo e due atti. Nel primo, La storia della notte, il tema è il viaggio nel Paese sotto forma di racconto simbolico dell’ascesa e del declino del miracolo industriale postbellico. Il secondo atto, Destino delle comete, indaga e sollecita una riflessione su come la natura violata e brutalizzata non perdoni l’uomo. In un contesto perturbante, si leva un messaggio di speranza sul destino che attende l’umanità, un segno di una pace possibile.

Articolo tratto da La Freccia

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