In apertura: George Tatge, Terme di Traiano, RM (2014)
Luoghi misteriosi, città prive di persone e sospese nel tempo, strade e angoli da cui si osserva in modo netto lo scontro tra ciò che è creato dall’uomo e la natura, una coesistenza ardua e spesso comica. Sono questi gli oggetti ricorrenti negli scatti protagonisti della mostra George Tatge. Il colore del caso, allestita alla Galleria comunale di arte contemporanea di Arezzo fino al 27 marzo e promossa dalla Fondazione Guido D’Arezzo.
George Tatge, Tre lucchetti, LI (2019)
Come si può intuire facilmente dal titolo della rassegna, la personale del fotografo George Tatge, nato in Turchia da madre italiana e padre americano e attivo nel nostro Paese da oltre 50 anni, si basa essenzialmente su due focus.
Il primo è la personale svolta stilistica dell’autore che, dopo aver raggiunto la notorietà con i suoi lavori in bianco e nero, da circa un decennio si sta dedicando solo alle riprese a colori. Una scelta che ha richiesto un modo radicalmente diverso di guardarsi intorno. L’altro tema principale è una componente che è stata probabilmente finora sottovalutata nella sua poetica: la casualità. L’associazione, cioè, di elementi eterogenei, ad esempio edifici, alberi, arredi urbani, raggi di sole, che dà vita a composizioni frutto non di un progetto, ma del disordinato fluire della quotidianità umana.
George Tatge, Quattro falchi, SI (2012)
Dalla combinazione di questi due aspetti viene fuori una carrellata di immagini coinvolgenti che si approcciano agli occhi dei visitatori con la capacità non solo di far nascere una riflessione, ma spesso anche di strappare un sorriso, per situazioni in cui si palesa la comicità del caso.
Articolo tratto da La Freccia di febbraio 2022
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