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Per chi mastica il mondo ferroviario la figura del macchinista è nota, per chi invece è magari solo un viaggiatore spesso viene considerata come la persona che “guida il treno” o il suo “conducente”. Il macchinista è, in realtà, il responsabile - come scrive fsitaliane.it - della conduzione dei treni attraverso la quotidiana interazione con apparecchiature innovative ed altamente tecnologiche.

 

È un lavoro sempre in movimento e, per questa ragione, costante è l’interfacciarsi con il capotreno e la sala operativa. Avviene questo, naturalmente, per coordinare al meglio ogni azione soprattutto se dovesse accadere qualche criticità. Tra i suoi doveri ci sono l’essere il responsabile del trasporto del treno, che sopra ci siano persone o che ci siano merci, deve garantire il servizio sicuro, puntuale e confortevole rispettando regole e procedure di circolazione ferroviaria. È lui, infatti, a controllare in prima persone il treno e a verificare che tutto sia in ordine prima della partenza e durante la corsa. Se qualora durante le verifiche dovesse accorgersi che qualcosa non torni è tenuto a segnalarlo immediatamente al capotreno, alla sala operativa di RFI o a quella di Trenitalia, a seconda del livello di problematica.

 

I suoi compiti e la sua attenzione, però, non si evidenziano solo prima della partenza, rimangono costanti anche durante il viaggio. Fare attenzione a suoni anomali e osservare costantemente i binari per individuare ostacoli sono, per esempio, altre attività che il macchinista è tenuto a svolgere. La caratteristica principale di un macchinista è, quindi, l’assoluta attenzione. Ma anche puntualità e affidabilità. Essere in possesso di riflessi pronti in caso di emergenza e agire con razionalità e senso di responsabilità. Può essere allora considerato un lavoro individualista? No. È un ruolo che, al contrario, deve curare i rapporti con i colleghi (sia di bordo che di terra) nel migliore dei modi. Avere uno spirito cooperativo permette di svolgere le sue molteplici funzioni nel migliore dei modi.

 

Prima di capire quale sia l’iter necessario per diventarci è importante evidenziare anche una serie di caratteristiche fisiche necessarie. Essere pronto di riflessi, rispondere rapidamente a un segnale acustico o visivo, saper usare rapidamente mani, dita o i piedi, azionando leve o dispositivi. Insomma è fondamentale godere di un ottimo stato di salute psico-fisico e di una buona capacità visiva.  I treni, infatti, che siano passeggeri o merci, viaggiano anche di notte e dove le condizioni possono anche essere di bassa luminosità.

 

Per diventare macchinista quindi cosa si deve fare? Formarsi, prima di ogni altra cosa. Occorre, infatti, acquisire le certificazioni adeguate. La Licenza comunitaria di conduzione dei treni è la “patente del macchinista”. Si tratta di un documento, strettamente personale rilasciato dall’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradale e Autostradali (ANSFISA). Ha una validità di 10 anni e, alla sua scadenza, va rinnovata. Il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, per esempio, forma le persone facendogliela ottenere e inserendole in azienda con il ruolo di macchinista. Ci sono però anche scuole private e accademie che permettono di conseguire l’iter.

 

Infine, ultimo aspetto da tenere in considerazione per tutti coloro che ambiscono a intraprendere questa strada professionale, è il fatto che sia un lavoro su turni programmati. Fine settimana, notte, festivi: il trasporto ferroviario, d’altronde, non si ferma mai.