Credit foto: Archivio Fondazione FS Italiane
Ne Il treno che viene dal Sud che «Porta gente, gente nata tra gli ulivi. Porta gente che va a scordare il sole» Sergio Endrigo, sul finire degli anni ’60, raccontava la grande migrazione interna dal Meridione verso i principali centri industriali che caratterizzò l’Italia del secondo dopoguerra.
Sono gli anni del boom economico, della ricostruzione postbellica, dei numerosi spostamenti di famiglie e giovani partiti dal Sud della Penisola in cerca di una speranza di migliori condizioni di vita.
Sono anche gli anni dei Direttissimi, della Freccia del Sud, che congiungeva Milano con Palermo e Siracusa, e del Treno del Sole, che univa Torino a Reggio-Emilia.
Collegamenti diretti che attraversavano l’Italia con una velocità elevata, poche fermate e tanta disponibilità di posto per i viaggiatori sia in prima che in seconda classe. Si affermava, in quegli anni, una nuova domanda di mobilità proveniente dalle zone più remote del Paese per collegare le grandi città del Nord che, con lo sviluppo industriale, iniziavano a trasformarsi in metropoli internazionali.
Con la nascita del Mercato Europeo Comune, i principali poli economico-industriali italiani, si inserirono stabilmente nelle correnti dei traffici commerciali con gli altri Paesi europei.
Treno del Sole ©Fondazione FS Italiane
Verso la fine degli anni Cinquanta, Ferrovie dello Stato aderì, insieme ad altre amministrazioni europee, al “Raggruppamento Trans Europe Express (TEE)”, nato con l’obiettivo di offrire collegamenti rapidi e confortevoli tra le principali città europee.
I primi treni TEE cominciarono a circolare nel 1957 unendo le maggiori città dell’Europa continentale e mediterranea, attraverso un servizio caratterizzato da treni diretti, veloci e dotati di elevato e uniforme livello del comfort.
Una delle principali peculiarità di questo sistema era l’interoperabilità del materiale trainato che permetteva di circolare indifferentemente su tutte le reti consorziate. Anche i colori e le tonalità della livrea erano comuni per tutte le reti aderenti.
L’Italia, grazie alla notevole esperienza accumulata con le automotrici a combustione interna, poté aderire immediatamente al progetto con un treno composto da due automotrici Breda ALn 442-448 dal design morbido e aerodinamico.
Treno Trans Europe Express ©Fondazione FS Italiane
Con la ripresa economica del secondo dopoguerra inizia a farsi strada l’esigenza di offrire a un pubblico d’élite in forte crescita, servizi ferroviari di qualità con livelli di comfort e di eleganza adeguati ai migliori standard internazionali.
Nasceva, così, l’ETR 300, meglio noto come Settebello, il mitico elettrotreno di lusso, famoso per l'eleganza delle sue forme, simbolo del Made in Italy e del boom economico. Chiamato anche il treno dei desideri, venne realizzato dalle Officine Ernesto Breda negli anni 1952-59, su disegno di Giulio Minoletti e Gio Ponti.
Caratterizzato dalla linea bombata inconfondibile e da allestimenti lussuosi e all’avanguardia, riportava lungo le fiancate la scritta Settebello in verde su fondo grigio, accompagnata da un logo romboidale di colore verde al cui interno erano raffigurate 10 carte da gioco napoletane, fra cui il 7 di danari, da cui il celebre nome.
Il Settebello, con la sua elegante livrea grigia e verde, le forme aerodinamiche e armoniose, tipicamente italiane, l’eccellente livello del servizio offerto e il comfort degli interni, divenne simbolo iconico dell’Italia del boom economico.
ETR 300 "Settebello" ©Fondazione FS Italiane
Emblema del benessere e della ripresa economica degli italiani, fu anche il celebre ETR 250, noto come Arlecchino per i pannelli e i tappeti caratterizzati da una vasta gamma di tinte pastello.
Entrato in servizio il 23 luglio 1960, in occasione delle Olimpiadi di Roma, compiendo il viaggio inaugurale da Bologna a Venezia, l’Arlecchino confermava un nuovo modo di concepire il viaggio, già avviato dal Settebello, che coniugava il comfort e la dinamicità all’efficienza ingegneristica con carrelli e motori di nuova generazione che lo rendevano l’elettrotreno più evoluto del parco FS.
ETR 250 "Arlecchino" ©Fondazione FS Italiane
Flaminia Crescenzi