foto © Grzesiek Marte

 

Tra Michele Spotti e Marsiglia è in atto una corrispondenza di armoniosi sensi. C’è molta sintonia, infatti, tra il maestro 29enne e il Teatro dell’Opera della città francese, che l’ha nominato direttore musicale a partire dalla stagione 2023/24

 

Una soddisfazione piena per l’artista lombardo, pronto a rinnovare i cartelloni per attrarre ogni tipo di pubblico, seppur nel solco della tradizione italiana ed europea.  Bambino prodigio, fucina di idee e viaggiatore da sempre, Spotti ha cominciato a studiare musica fin da piccolo grazie alla nonna pianista. Ma ha assunto subito con serietà l’impegno: «Nel mio percorso didattico la musica è stata sempre un elemento cardine della vita, non un passatempo. Non l’ho mai considerata come qualcosa di ludico». 

 

Per questo sei riuscito a conquistare il prestigioso incarico così giovane? 

Di sicuro ha avuto importanza la mia abnegazione continua nel lavoro, ma anche l’entusiasmo e la preparazione.  In ultimo, lo ammetto, ha contato essere al posto giusto al momento giusto. 

 

Come è cominciata la collaborazione con il Teatro dell’Opera? 

Il mio primo approccio con il teatro di Marsiglia è stato nell’ottobre 2021, nel periodo difficile di convivenza con l’epidemia da Covid-19. Mi sono cimentato nel Guglielmo Tell di Gioachino Rossini. E, nonostante la situazione tristemente inedita, il risultato è stato straordinario, a livello artistico e umano.  È stata la scintilla che ci ha fatti innamorare reciprocamente. A questo è seguito il concerto della Sinfonia n.  3 in Re minore di Anton Bruckner che ha permesso di far concretizzare la scelta. 

 

Era un ruolo ambito da molti?

Sì, perché il teatro di Marsiglia ha una consolidata tradizione, arricchita da un’orchestra filarmonica che si esibisce in un repertorio sinfonico. La Francia, rispetto all’Italia – e lo affermo senza polemica – dimostra più coraggio nell’affidare ruoli importanti a persone giovani. In Europa, in generale, non si guarda alla carta d’identità ma alla preparazione. Ma, comunque, anche nei teatri francesi raramente un italiano under 30 ha avuto degli incarichi.  Questo mi inorgoglisce molto: vuol dire che ho conquistato il cuore dei miei colleghi e delle maestranze.

 

Per cosa si distingue il palco di Marsiglia? 

È un palco abituato a ricevere grandi repertori, proprio come il Guglielmo Tell rossiniano. Il teatro ha un’acustica eccezionale, adatta a tutte le vocalità.  Per i repertori sinfonici, poi, c’è l’Auditorium du Pharo e io ho avuto la fortuna di esibirmi anche qui. Gli spazi di esecuzione sono importanti per poter crescere e migliorare. 

 

Che impronta vuoi dare con la tua direzione?

La fortuna è che sono stato preceduto da Lawrence Foster, un ottimo direttore. Ma è di un’epoca diversa: io ho un differente background per motivi anagrafici e provengo anche da un’altra area geografica. Per i programmi, sto scegliendo nuovi titoli e punterò ad attirare più pubblico possibile, anche portando freschezza nella scelta dei solisti. Il mio sarà un lavoro certosino.  Immagino un’interazione forte tra direttore, orchestra e pubblico, anche con la proiezione di video che accompagnino all’ascolto. Voglio abbattere ogni barriera che possa creare delle distanze tra esecutori e spettatori. 

 

Cos’hai in progetto per i giovani? 

Voglio creare una sinergia. Sono loro coetaneo e quindi lo scoglio anagrafico non esiste. Occorre solo invogliarli a venire a teatro. Anche perché ormai assistere a un concerto costa quanto un paio di cocktail, non è economicamente proibitivo. Quando ero bambino, invece, non c’erano le convenzioni e le promozioni di adesso.  

Quali sono i tuoi maestri e i punti di riferimento nella direzione?

Daniele Gatti ha avuto finora una delle carriere più belle: il massimo a cui si possa aspirare per la completezza.  Tra i direttori del passato Leonard Bernstein è il mio idolo assoluto, lo considero un genio. E potrei fare tanti altri esempi, viventi e non, ma non voglio scimmiottare nessuno, perché ’arte della direzione è molto personale, cambia nel corso degli anni e va cucita sul proprio corpo. La tecnica, invece, è una compagna di vita, specchio dell’anima.

 

I tuoi autori preferiti? 

Bruckner e Gustav Mahler sono i miei due fari per la sinfonica. Per l’opera, forse scontati, direi Giuseppe Verdi e Richard Wagner. L’orchestra marsigliese ha un suono e una cultura mitteleuropei. Quando dirigo questi repertori, poiché la sonorità è particolare, sento l’amore dei musicisti e del pubblico verso queste opere. La reputo un’altra notevole fortuna che mi è capitata. 

 

Come valorizzerai il patrimonio italiano? 

Sarà ben preservato grazie a nomi come Ottorino Respighi, Alfredo Casella e Giuseppe Martucci. E per il belcanto presento autori come Verdi e Rossini, oltre a Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti. Il pubblico francese, che è molto esigente, apprezzerà questo repertorio italiano e sono sicuro che sarà un’occasione di arricchimento reciproco. 

 

Che cosa ti piace di Marsiglia? 

Il suo ambiente sano, con aria pura che sa di salsedine, rende l’umore migliore. Io amo il mare, non a caso vivo in Sicilia. Adoro, inoltre, la sua ricchezza multietnica, che consente scambi culturali anche a livello musicale.  È la seconda città di Francia e il teatro deve essere alla sua altezza. 

 

Vivi ad Acireale, nel Catanese, con tua moglie Francesca, un’oboista.  Dove vi siete conosciuti? 

A Portopalo di Capo Passero, la punta più meridionale della Sicilia. Io abitavo a Como e facevo su e giù, ma poi mi sono stabilito sulla sua Isola. Sono un pellegrino costante, la sedentarietà non è neanche prevista nei nostri piani familiari. Abbiamo un figlio, Davide, nato a Bergamo un anno fa, che è stato già in Svizzera, Germania, Austria e Francia. In Italia ha visto Torino, Modena, Bologna e Parma. Anche questa è una conferma della mia indole da viaggiatore. 

 

Marsiglia ti ricorda la Sicilia? 

Io dico sempre che è un mix tra Parigi e Palermo. Ha la grandeur della città francese ed è un porto tra i più importanti in Europa. E poi ha grandi spazi che affascinano, proprio come quelli del capoluogo siciliano affacciato sul mare. 

 

Prima che cominci la stagione teatrale, quali altri appuntamenti hai in programma in giro per il mondo? 

A fine aprile debutto in Francia con La traviata di Verdi nel Théâtre du Capitole di Tolosa. A giugno dirigo al Palau de les Arts di Valenza una nuova produzione dell’Ernani di Giuseppe Verdi. 

 

E il tuo tempo libero? 

Si sta riducendo drasticamente. La mia vita è un Tetris ma mi godo quello che ho. In questo periodo sto ricevendo straordinarie opportunità e voglio coglierle a pieno.