In apertura, Tim Smith, Canada
Capire come sta girando il mondo, a quale velocità, con quali ferite, fratture ma anche dirompenti bellezze. Nel secolo dell’oggi. Immagini forti, per la dolcezza sottointesa, la cura espressa o il significato intrinseco. Le fotografie sociali sono finestre spalancate su storie, popoli, terre e persone lontane che danno voce e visibilità a chi ne ha meno. Lodi torna a ospitarle per raccontare il nostro pianeta nella 13esima edizione del Festival della fotografia etica, allestito in vari sedi urbane fino al 23 ottobre.
Ascolta l'intervista al Direttore Artistico Alberto Prina, a cura di Aldo Massimi
Rahman Pinu, Bangladesh
Ottanta fotografi internazionali, oltre 20 mostre e progetti inediti diffusi in tutta la città lombarda che immortalano la recente storia dell’umanità. Cuore del Festival rimane il World Report Award-Documenting Humanity diviso in varie sezioni con la partecipazione di grandi autori di ogni nazionalità, in cui incontrare i tanti volti di persone anonime che compiono o vivono atti di eroismo, o posare gli occhi su frangenti storici che saranno ricordati nei libri.
Felipe Fittipaldi, Brasile
A partire dal brasiliano Felipe Fittipaldi, autore della foto vincitrice del festival, Eustasy, in cui documenta cosa è successo ad Atafona, il villaggio di pescatori a nord di Rio de Janeiro, a rischio di erosione per l’innalzamento delle acque causato da scellerati interventi umani. Karoliina Kase, invece, quasi a mostrare l’altra parte della medaglia delle movenze etiche e sociali degli esseri umani, ferma un momento di dolcezza infinita. Una giovane donna allatta col biberon un cucciolo di canguro, probabilmente scampato da un incendio.
Michele Lapini, Italia
L’uomo da sempre costruisce e distrugge. Se da un lato sfrutta, corrode, inquina e depreda terre e vite, dall’altro tende la mano per salvarsi e salvare: nei diritti sociali, come documentano Michele Lapini e Pinu Rahman o nel superare disastri e pandemie anche grazie alla forza dei sentimenti (Aung Chan Thar). Ed è sempre pronto a fare un salto in avanti per conquistare un mondo migliore e pacifico. I bambini di Tim Smith, in bilico sui covoni e incastonati in un accenno d’iride, sembrano pretendere proprio questo.
Articolo tratto da La Freccia
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