In apertura ©Riccardo Selvatico
La nostra storia è scritta nel ghiaccio. Per scoprirlo possiamo raggiungere il cuore delle Dolomiti, dove fino al periodo pasquale, c’è “Buona notte, ghiacciai”.
Una mostra che ha come protagonisti i ricercatori che dal 2015 prelevano “carote”, cilindri di 10 centimetri di diametro, dalle profondità dei ghiacciai.
Questi campioni, grazie ai quali è possibile ricostruire la variabilità del clima, verranno poi trasferiti in un’area remota dell’Antartide, dove nascerà un archivio per le future generazioni di scienziati.
L’esposizione che fa parte del progetto Ice Memory, si svolge al Lagazuoi EXPO Dolomiti nella stazione di arrivo della funivia Lagazuoi, tra Cortina d’Ampezzo e l’Alta Badia, a 2.732 metri di altezza.
Si inizia con i video dedicati alle missioni scientifiche. Sulle quattro pareti compaiono panorami sconfinati di ghiaccio, abbinati a un breve testo poetico. A cui seguono i suoni registrati nel ghiacciaio Morteratsch, in Svizzera.
Nella seconda sala si può vedere come lavorano i ricercatori nelle aree alpine e alle Svalbard. Oltre ad osservare il ritiro dei ghiacciai, con una serie di proiezioni che mostrano il “prima” e il “dopo”.
Il percorso si chiude con il simbolo dell’intera mostra: un’autentica carota di ghiaccio, custodita dentro un freezer, pronta per essere trasportata in Antartide.
In questo ambiente trova posto anche un manichino vestito con abiti adatti ai climi estremi, indossati dai ricercatori del progetto Ice Memory, realizzati da Karpos e Aku.
Photo ©Giacomo Pompanin
Ice Memory, che vede affiancarsi varie equipe internazionali - tra le quali il team italiano guidato da Carlo Barbante, direttore dell’Istituto di Scienze Polari del CNR e professore all’Università Ca’ Foscari_Venezia è nato 2015.
L’elemento principale da cui è partito questo progetto è il riscaldamento globale che sta mettendo in pericolo i ghiacciai; queste aree custodiscono informazioni climatiche insostituibili riguardanti la storia del clima e dell’ambiente.
Un patrimonio che permette da un lato di indagare sul passato - prossimo e remoto – del nostro pianeta, e dall’altro di migliorare la nostra capacità di prevedere le conseguenze future del cambiamento climatico, orientando così le nostre scelte.
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