In apertura il Milano Innovation District, nell’area che ospitò Expo Milano 2015 © New Fly Zone
È una sfida. Anzi, un atto d’amore verso il proprio Paese. In un certo senso, quella del restauratore è una vocazione e, allo stesso tempo, una professione che permette di lavorare a stretto contatto con la bellezza e l’arte. E offre opportunità di impiego internazionali, in prestigiose istituzioni, dal momento che i nostri professionisti del settore sono riconosciuti come i migliori al mondo.
Ascolta il podcast a cura di Aldo Massimi
In una nazione come l’Italia, un museo a cielo aperto con un patrimonio culturale vasto e di qualità, che rappresenta una risorsa e al tempo stesso una responsabilità verso le generazioni future, diviene sempre più centrale la formazione dei restauratori del futuro. Qui entra in gioco dal prossimo autunno Valore Italia, un’impresa sociale con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo della storica Scuola di restauro di Botticino attraverso le tecnologie e metodologie didattiche più all’avanguardia nel mondo.
Uno scorcio del distretto Mind a Milano © Fud/Ddlab
«Stiamo parlando di un futuro che si avvera», esordisce il direttore scientifico Angelo Crespi. «Abbiamo portato l’istituto di Botticino, fondato nel 1974 nell’omonimo paese in provincia di Brescia, nel terzo millennio. Da quest’anno, la scuola si sposta a Milano con due sedi: nel distretto di Bovisa, ormai celebre per il design e l’architettura, e a Mind, il Milano Innovation District sorto nell’area che ospitò Expo Milano 2015. Siamo nel cuore del polo dell’innovazione, a fianco dell’istituto di ricerca Human Technopole, a cui si aggiungono il network del terzo settore Fondazione Triulza, l’acceleratore dell’università di Berkeley, l’ospedale Galeazzi e La Statale di Milano, che trasferirà a Mind entro due anni tutte le facoltà scientifiche».
Con quali corsi aprirete e, a regime, quale sarà l’offerta didattica?
Proponiamo tre corsi quinquennali al termine dei quali si acquisisce un titolo equipollente alla laurea magistrale in Conservazione e restauro dei beni culturali. Il primo corso è specifico per il rifacimento di dipinti murali, affreschi e superfici decorate, nonché dei materiali litoidi (pietre) naturali e artificiali. Il secondo è per il restauro, la conservazione e manutenzione dei dipinti su legno, tela, arredi e strutture lignee, a cui si aggiunge l’interessantissimo ambito delle opere d’arte contemporanee, cioè del polimaterico, plastiche e materie simili. Il terzo corso forma invece professionisti in grado di intervenire su materiali tessili, arazzi, tessuti e tappeti, a cui si aggiungono cuoio, pelle e materiali etnoantropologici. In futuro, prevediamo di ampliare la nostra offerta con master, corsi di specializzazione e seminari legati a questo settore e, più in generale, all’arte.
Una restauratrice all’opera © Scuola restauro di Botticino
In quali ambiti la vostra offerta formativa sarà distintiva rispetto al mondo del lavoro?
Puntiamo a progettare percorsi che possano rispondere in modo efficace alle esigenze di un mercato, e di una professione, in costante mutamento e aggiornamento. Pensiamo all’arte moderna e contemporanea in cui, dalle avanguardie in poi, si producono opere d’arte destinate a sparire e si utilizzano materiali spesso facilmente deperibili. Per quanto riguarda il restauro del design, abbiamo stretto una partnership con Triennale Milano, una delle nostre più importanti istituzioni culturali a livello internazionale, di cui ospiteremo i laboratori nella nuova sede di Mind. Per l’alto artigianato, poi, abbiamo sottoscritto un protocollo con la Fondazione Cologni che si occupa dei mestieri d’arte ed è leader in Italia nel settore.
Da un lato ci vantiamo del made in Italy ma, dall’altro, a parte le scuole pubbliche, resta poco di “italiano” in un settore strategico come la formazione nell’ambito dell’arte, del design e della moda. Non le sembra un paradosso?
Sì, indubbiamente. Quasi tutte le accademie private del Paese sono state acquisite da grandi gruppi internazionali o da fondi stranieri che hanno deciso di investire sulla formazione. Valore Italia, al contrario, può vantarsi di essere italiana al 100% avendo tra i suoi soci la Fondazione Enaip, Ente nazionale impresa sociale emanazione delle Acli, e il gruppo Umana di Venezia, attraverso la partecipata Umana forma, società di formazione.
Scuola restauro di Botticino
Per un giovane restauratore, quali sono i principali sbocchi nel mondo del lavoro?
Nonostante la vastità del nostro patrimonio artistico e la sua rilevanza in chiave identitaria, poiché noi ci sentiamo italiani in quanto eredi di un grande passato, un professionista del settore ancora oggi non ha trovato la sua centralità nel sistema dei beni culturali. Spesso è un anello debole della catena della valorizzazione, ma è ovvio che, aumentando la quantità di tecnologia al servizio del mestiere, il restauratore qualificato sia destinato a essere una figura sempre più importante ed essenziale. Ci sono poi ambiti ulteriori che già prevedono la sua presenza. Per esempio, nella fase di allestimento delle mostre d’arte oppure come perito per i broker e le assicurazioni che operano nel mondo dei beni culturali. E, ancora, all’interno di musei pubblici e privati. È il caso del registrar, una sorta di project manager che si occupa della movimentazione delle opere.
Come pensate di facilitare ai vostri studenti l’accesso al mercato?
Stiamo immaginando di costruire un hub dove intercettare opportunità e fornire soluzioni e servizi agli studenti alla fine del percorso formativo. Con il supporto dei soci fondatori di Valore Italia, Umana Forma e Fondazione Enaip, abbiamo l’obiettivo di progettare uno spazio multifunzionale, un luogo di incontro e crocevia di talenti dove mettere al centro il lavoro.
Articolo tratto da La Freccia
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