In apertura Chiesa di Santa Maria in Vallicella anche detta Chiesa Nuova, Roma
È il 1604. Un 27enne fiammingo arriva a Genova, di ritorno da un frastornante viaggio alla corte spagnola al servizio del duca di Mantova. Deve passare dalla Repubblica ligure per una faccenda molto concreta: riscuotere da Nicolò Pallavicino, banchiere del duca, il corrispettivo delle spese sostenute in quella trasferta iberica. Ciò che trova in questa città schiacciata tra il mare e i monti, fuoco d’artificio di architetture del Rinascimento, fiorite violente e improvvise in un austero e monumentale corpo medievale, prenderà dimora nella sua mente. Fino a spingerlo a pubblicare, 18 anni dopo, un monumentale catalogo di palazzi e ville genovesi.
Il fiammingo altri non è che il pittore e diplomatico Pietro Paolo Rubens e il segno artistico-culturale che lascia a Genova sarà viva linfa per oltre un secolo di spettacolare arte barocca. Su commissione di Marcello Pallavicino, nella chiesa del Gesù, di cui la sua famiglia sta promuovendo costruzione e decorazione, Pietro Paolo dipinge una Circoncisione che è la prima vera e propria pala d’altare pienamente barocca d’Europa. Una primizia spettacolare, che sarà la grande – e riuscita – prova generale per il trittico pirotecnico realizzato a Roma a partire dal 1606 per la Chiesa Nuova della Vallicella.
Pietro Paolo Rubens, La Circoncisione (1605) Chiesa del Gesù, Genova
Non solo, il rapporto di Rubens con il capoluogo ligure si mantiene solidissimo nel tempo, persino una volta ritornato in patria, nel 1608. Ed è così che giunge alla chiesa del Gesù di Genova – per volontà dell’ormai amico Pallavicino – la splendida tela dei Miracoli del beato Ignazio di Loyola che apre l’esposizione Superbarocco. Arte a Genova da Rubens a Magnasco, alle Scuderie del Quirinale fino al 3 luglio.
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Non è una cosa banale: è la prima volta, dopo 400 anni (quasi) esatti, che quella tela lascia il suo altare genovese per essere mostrato al pubblico in un altro luogo. E se, come storici dell’arte, si può obiettare sulla liceità di questi “viaggi” dei dipinti a scopo espositivo, rimane invece incontestabile lo shock emotivo che la visione del grande quadro conferisce entrando nella prima sala della mostra romana.
Rubens, infatti, è l’innesco per una rivoluzione pittorica unica e sorprendente che divampa in tutta Italia e si sostanzia nelle grandi linee artistiche che hanno animato la chiusura del XVI secolo: la rinnovata fedeltà al naturale e i riferimenti alla grande tradizione classicista. Da questo incontro nascono le preziosità materiche e la qualità orafa del pittore emiliano, naturalizzato lombardo, Giulio Cesare Procaccini, ma anche la sensibilità unica e peculiare del genovese Bernardo Strozzi, nelle cui mani il colore diventa pasta filante e densa, in una fusione quasi informale delle linee di contorno dove la giustapposizione dei colori costruisce le forme.
Chiesa del Gesù, Genova
La mostra dal titolo spregiudicato e sincretico dei due termini “superba” e “barocco” mette in evidenza, in un crescendo esplosivo, la personalità e il progresso eccezionale degli artisti genovesi (come Valerio Castello, Giovanni Benedetto Castiglione, Giovanni Battista Carlone, Filippo Parodi, Bernardo Schiaffino, Alessandro Magnasco) e attivi nella città ligure (i già citati Rubens e Procaccini, seguiti poi da Simon Vouet, Orazio Gentileschi, Pierre Puget, Alessandro Algardi) realizzando un campionario spettacolare dei migliori esiti del barocco ligustico. Un manuale ideale d’arte genovese del ‘600 e ‘700, si potrebbe dire, filtrato attraverso i suoi più alti esiti in tutte le arti.
Forse, infatti, gli oggetti che maggiormente lasciano stupefatti nel percorso pensato alle Scuderie sono i piatti istoriati in argento sbalzato: apici di una produzione di suppellettili preziose che dovevano abitare numerose le case degli aristocratici e, oggi, abbiamo in gran parte perdute. Quadri, boiserie, argenterie, arazzi, ceramiche, libri costruivano lo spazio di dimore di rappresentanza politica, grazie al sistema dei “rolli degli alloggiamenti pubblici”: liste di palazzi privati dedicati al ruolo pubblico dell’ospitalità nei confronti dei potenti stranieri in visita di Stato.
Alle Scuderie si vive tutto questo, e anche di più: oltre alla lettura del fenomeno artistico nell’ambito dello spazio privato, infatti, si percepisce la forza del barocco genovese nel dominare quello pubblico. Giovanni Benedetto Castiglione, detto il Grechetto, rappresenta, in particolare, un genio indiscusso capace di mediare la formazione genovese con le stimolanti sensazioni vissute nell’Urbe nei fecondi anni ‘30 del ‘600, quando a Roma si stava dando forma, corpo e fiato al grande barocco internazionale: la spettacolosa pala d’altare con l’Adorazione dei pastori, proveniente dalla chiesa genovese di San Luca, racconta la sua dirompente novità pittorica.
Ma, per tornare a Rubens, l’itinerario Genova-Roma è – anche a livello espositivo – un’altra volta evocato e mantenuto in questo 2022 che celebra i 400 anni dalla pubblicazione del suo meraviglioso libro dedicato ai palazzi dell’antica Repubblica: alla Fondazione Palazzo Ducale si tiene infatti un magnifico spin-off ricco di opere sorprendenti e provenienti da tutto il mondo, raccolte, fino al 10 luglio, nella mostra Progetto Superbarocco. La forma della meraviglia. Mentre tutti i musei cittadini, pubblici e privati, hanno messo in luce i “protagonisti” di questo stupefacente e grandioso secolo barocco, in cui la città – forse come mai prima nella sua millenaria e gloriosa storia – fu davvero innegabilmente Superba.
Articolo tratto da La Freccia
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