In cover, Solmaz Daryani The Eyes of Earth (The Death of Lake Urmia)
Collettivi di fotografe o singole artiste, alcune alla prima personale in Italia, portatrici di uno sguardo aperto sul mondo, traferite e sogni, speranze e slanci di futuro. Sono le protagoniste della Biennale internazionale della fotografia femminile, a Mantova dal 3 al 27 marzo, ideata e promossa dall’associazione La Papessa, con la direzione artistica di Alessia Locatelli.
Nella prima edizione del 2020, ridotta a causa della pandemia, solo alcune delle mostre previste avevano visto la luce. Così, quest’anno, la manifestazione raccoglie quella forza inespressa per dare corpo a una riflessione sul tema Legacy, un termine che riassume concetti come lascito ed eredità, invitando a ragionare su tutto ciò che creiamo affinché venga trasmesso alle generazioni future.
Nell’epoca attuale, così carica di cambiamenti, è necessario confrontarsi con quanto ci è stato consegnato per progettare un futuro equilibrato. Grazie a un puntuale lavoro culturale e di ricerca, la Biennale mira a diventare un solido punto di riferimento sulla fotografia femminile, in Italia e all’estero, oltre ogni stereotipo. L’arte diventa lo strumento capace di garantire una vera parità di genere, affinché la storia del mondo venga raccontata non solo, e non sempre, attraverso occhi maschili.
Le immagini in mostra a Mantova aprono squarci potenti sul presente e raccontano di pace, uguaglianza, libertà di espressione. Molteplici spazi cittadini ospitano i lavori di fotografe italiane e internazionali, tra cui Daniella Zalcman, Solmaz Daryani, Fatemeh Behboudi, Ilvy Njiokiktjien, Delphine Diallo e i collettivi Lumina e la mostra Parlando con voi, in cui 30 fotografe italiane si raccontano. Oltre alle mostre principali, sono diverse le iniziative collaterali: presentazioni di libri, conferenze, proiezioni, incontri, letture e workshop tenuti da maestre come Letizia Battaglia, Myriam Meloni e Betty Colombo.
Articolo tratto da La Freccia
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