In apertura, Starkfield Lane (2018-2019) © Gregory Crewdson
Guardando le foto di Gregory Crewdson viene spontaneo pensare ai quadri di Edward Hopper, il pittore realista famoso per aver ritratto la solitudine nella società americana del XX secolo. Come nelle sue tele, anche le figure presenti negli scatti di Crewdson sono scarne, sole, immobili. E vengono immortalate in un luogo di vita quotidiana, una strada, un bosco o una casa. A fare da sfondo un’America suburbana o rurale, lontana dalle grandi metropoli.
Nato nel 1962 a Brooklyn, New York, Crewdson crea i suoi scatti attrezzando dei set simili a quelli usati per le riprese di un film. Le immagini vengono composte con una combinazione di luci e ombre ed effetti speciali come nebbia, pioggia, fumo e foschia, perfetti per ricreare un’atmosfera gotica, come in una pellicola noir.
I lavori del fotografo newyorkese si possono ammirare alle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, a Torino, fino al 22 gennaio 2023 nella mostra Gregory Crewdson. Eveningside. L’esposizione, curata da Jean-Charles Vergne, presenta circa 90 fotografie estratte da tre progetti. Si inizia con la raccolta Cathedral of the Pines (2012-2014), dove sono immortalate le foreste solitarie e remote della profonda America.
Segue An Eclipse of Moths (2018-2019) con vasti e desolati paesaggi post-industriali. Infine, nei quasi 10mila metri quadrati dello spazio, è esposta per la prima volta a livello mondiale la serie Eveningside, che rappresenta un luogo immaginario tra luce e ombra, realtà e finzione. Le immagini, stampe digitali a pigmenti, sono state realizzate tra il 2021 e il 2022 come l’atto finale di una trilogia che abbraccia dieci anni di carriera.
Ogni serie rappresenta una tappa dell’evoluzione creativa di Crewdson. I temi spaziano dalla dimensione personale alla riflessione sulla storia della fotografia, della pittura e del cinema. Inoltre, nella sala multimediale adiacente alla mostra, viene proiettato Making Eveningside, un video che porta dietro le quinte degli scatti, con musiche originali di James Murphy, fondatore degli LCD Soundsystem, e di Stuart Bogie, polistrumentista e compositore americano.
Articolo tratto da La Freccia
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