In apertura: Tani Bunchō, Autoritratto dell’artista (1832) ©Studio Gonella

Il corrispettivo di ciò che in Occidente s’intende comunemente come quadro, in Giappone si chiama kakemono (o kakejiku). È a questa forma di creatività che il Museo di Arte Orientale - MAO di Torino dedica fino al 25 aprile la mostra Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese. La Collezione Perino. L’esposizione, a cura di Matthi Forrer, professore di Cultura materiale del Giappone premoderno all’Università di Leida, nei Paesi Bassi, è la prima in Italia a essere dedicata a questo particolare tipo di lavori.

Il kakemono è un rotolo di tessuto prezioso o carta, dipinto o calligrafato, ideato per essere appeso in momenti speciali o come decorazione in base alle stagioni. È molto diffuso nel Paese del Sol Levante ma è distintivo della produzione pittorica anche di Cina, Corea e Vietnam, dove ha nomi diversi.

 

KAKEMONO, ARTE TRA TEMPO E MOVIMENTO

A differenza delle tele o tavole viste per secoli oltreoceano, rigide, ferme e continue, i rotoli dipinti hanno una struttura morbida e soprattutto sono pensati per una fruizione limitata: esposti nel tokonoma, l’alcova, delle case orientali o lasciati per poche ore a oscillare al vento leggero di un giardino, rappresentano l’emblema del tempo e del movimento.

La mostra torinese presenta 125 kakemono, ventagli dipinti e lacche decorate, opere appartenenti alla Collezione Claudio Perino, una raccolta acquisita dal collezionista piemontese, fra i principali prestatori e mecenati del Museo MAO. I kakemono sono allestiti in cinque sezioni tematiche: fiori e uccelli, animali, figure, paesaggi, piante e fiori. Il percorso espositivo consente ai visitatori di compiere un viaggio attraverso un mondo ricchissimo, in cui rappresentazioni minuziose e naturalistiche, da ammirare con attenzione per scovare dettagli sottili, si affiancano a immagini decisamente rarefatte ed essenziali.

 

Articolo tratto da La Freccia di dicembre 2021