In cover, Bebe Vio © Giovanni Gastel

«È stato un sofisticato ritrattista del mondo. Non solo visi, ma corpi, mode, gioielli, tessuti, ambienti. Con un sorriso, faceva sembrare facile il gesto infallibile e preciso di un grande fotografo». Così Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano, parla di Giovanni Gastel, protagonista di due mostre allestite a Palazzo dell'Arte fino al 13 marzo: The People I Like e I gioielli della fantasia, in collaborazione rispettivamente con il MAXXI di Roma e il Museo di fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo (MI).

 

«Il lavoro dell’artista si è intrecciato più e più volte con i percorsi di Triennale, cui aveva regalato idee, progetti e ispirazioni. Con queste esposizioni la nostra istituzione rende il primo doveroso omaggio al genio generoso e scanzonato che Milano e l’arte hanno perso troppo presto», prosegue Boeri.

 

Gli oltre 200 scatti di The People I Like, quasi tutti in bianco e nero, testimoniano l’immensa varietà di incontri che ha caratterizzato la carriera quarantennale di Gastel. Un ritratto collettivo di anime, un labirinto di volti, pose e sogni di attori, artisti, cantanti, musicisti, politici, giornalisti, designer. Tra i personaggi ritratti Barack Obama, Germano Celant, Tiziano Ferro, Vasco Rossi, Roberto Bolle, Bebe Vio, Isabella Ferrari, Monica Bellucci e Carolina Crescentini.

 

Il titolo della mostra, curata da Uberto Frigerio, è una dichiarazione d’intenti: il fotografo si svela nella sua intima autenticità e consacra il ritratto a opera artistica per eccellenza, capace di andare oltre l’esteriorità, cogliendo la complessità del soggetto. Al centro c’è sempre l’anima, che traspare dalla posa, dall’espressione, dalla teatralità di un volto.

 

La seconda mostra, I gioielli della fantasia, presenta invece uno dei primi lavori che ha dato a Gastel la notorietà internazionale. Si tratta di 20 immagini tratte da un progetto commissionato all’autore nel 1991 dalla Daniel Swarovski Corporation, per l’omonimo libro e la mostra di monili del XX secolo, entrambi curati da Deanna Farneti Cera. Il fotografo milanese ha dato vita a una reinterpretazione fantastica e immaginaria dei gioielli, liberando tutta la sua vena creativa e stilistica, in un dialogo sincretico tra il mondo degli oggetti e quello della figura umana, riflettendo con ironia sul corpo e la maschera, il travestimento e la metamorfosi.

Articolo tratto da La Freccia

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