In apertura: Alessandro Di Giugno, Imbarcazione magrebina (2008)
Una Piccola antologica per raccontare vent’anni di scatti, fra luoghi, persone, storie. A Palermo, nella Galleria XXS Aperto al Contemporaneo, da venerdì 8 ottobre è possibile visitare la personale del fotografo Alessandro Di Giugno, un’esposizione di immagini che rappresenta e sintetizza i percorsi visuali dell’artista palermitano, classe ‘77. La mostra, il cui allestimento è curato dallo stesso Di Giugno, è presentata da Salvo Ferlito, autore di un testo critico. È visibile sino a venerdì 22 ottobre, dal martedì al sabato, dalle 17 alle 19:30. Per l’inaugurazione, prevista alle 18:30, ingresso libero con Green pass.
IN MOSTRA VENT’ANNI DI SCATTI
«Piccola Antologica nasce in virtù di un invito a realizzare una mostra – spiega Di Giugno – che raccogliesse i miei scatti dall’inizio della mia attività a oggi. Il curatore Salvo Ferlito è un grande conoscitore del mio lavoro sin dalla prima ora: è stata dunque una scelta naturale coinvolgerlo nella curatela di questa retrospettiva. Ho sempre desiderato mettere insieme le mie fotografie una volta raggiunta una buona quantità. L’esposizione è un grande racconto anacronistico di vent’anni, un vasto progetto fotografico che non ha ordine cronologico».
Di Giugno, che ha all’attivo diverse personali e partecipazioni a collettive e lavora nel mondo della comunicazione e della pubblicità con speciale attenzione all’industria siciliana dell’olio e del vino, si racconta a tutto tondo attraverso un’accurata serie di scatti. Immagini apparentemente slegate fra loro, contraddittorie, e tuttavia tenacemente connesse da un filo logico e linguistico, come tessere d’un articolato mosaico coerentemente composto in un unico insieme stilistico e narrativo.
UN RACCONTO FOTOGRAFICO SENZA TEMPO
Un giovane mascherato da elefante; degli alberi solitari plasticamente evidenziati da un gioco chiaroscurale; i componenti di una congrega che esibiscono con inusitata fierezza i simboli della loro appartenenza; tutte tappe di un percorso artistico che parrebbe all’insegna della casualità e della estemporaneità, ma che evidenzia una ricerca nel tempo presente e nella contemporaneità.
«Immagini senza tempo, uno scatto di quindici anni fa – evidenzia Salvo Ferlino nelle sue note – può essere accostato in tranquillità a uno più recente, senza che si apprezzi alcuna visibile cesura o incoerenza estetico-linguistica; piuttosto si assiste a una riuscita “polifonia visuale”, un racconto atemporale nel quale non si nota un classico procedere per tappe sequenziali, ma in cui ciascuna immagine è parte integrante d’un compiuto ensemble. La “simultaneità visuale”, dunque, è ciò che rende peculiare il lavoro fotografico di Di Giugno. La sua cifra stilistica è sempre chiara e inoppugnabile, e non soltanto dal punto di vista tecnico e formale, quanto piuttosto nei connotati tendenzialmente metafisici dell’impianto narrativo per un racconto universale e senza tempo».
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