«Disumanità: una delle qualità caratteristiche dell’essere umano». Non aveva tutti i torti Ambrose Bierce, lo scrittore americano che scrisse questo tagliente aforisma nel XIX secolo. Spesso la storia del ‘900 gli ha dato ragione, così come in fondo la cronaca dei mesi scorsi, con il lockdown imposto dalla pandemia e le proteste contro la violenze e le discriminazioni etniche, esplose negli Stati Uniti e diffusesi in tutto il mondo.
Una riflessione sull’universalità del degrado e della violenza, a danno della dignità e delle libertà personali, è l’obiettivo della mostra Inhuman, curata da Giusy Caroppo, al Castello di Barletta fino al 18 ottobre. Tutti gli ambienti sotterranei del maniero sono popolati da opere e interventi site specific di tre artisti internazionali: il sudafricano Kendell Geers, che declina, attraverso vari media, dai neon alle sculture, il suo impegno di artista militante contro l’apartheid; il russo Oleg Kulik, ambientalista e animalista, che lancia nelle sue performance messaggi contro la falsa morale, la violenza delle guerre e le sperimentazioni ai danni degli esseri viventi; e l’americano Andres Serrano, le cui otto opere scelte dalla serie Torture ritraggono anonime vittime di torture incappucciate, insanguinate o costrette ad assumere posizioni innaturali.
La mostra è inserita nell'ambito di Circuito del Contemporaneo, progetto con cui la Regione Puglia, in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese, si pone l’obiettivo di costituire stabilmente una rete d’eccellenza per la produzione e fruizione di arte contemporanea.
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