Mettete la meravigliosa e sconfinata campagna siciliana, tra antichi agrumeti, alberi di ulivo, mandorli secolari e carrubi. Aggiungete un’ex avvocato di successo, Alessia Montani, che a un certo punto decide di cambiare vita, lascia Roma e si trasferisce in un angolo del Mediterraneo per recuperare e valorizzare un patrimonio abbandonato: i nostri semi antichi e il loro ineguagliabile bagaglio di diversità biologica. Il risultato è la startup M’AMA SEEDS per la costruzione di una filiera italiana, rivolta alla tutela della biodiversità vegetale e animale e alla salvaguardia dell’ambiente, che fa dialogare tra loro coltivatori, trasformatori e chef. E a cui hanno già aderito oltre quindici aziende, base di un consorzio nazionale dedicato di prossima costituzione. Dimenticavo: il progetto prende forma da questa estate in un luogo fisico, il Parco dell’anima di Noto: «Il progetto sta già partendo dalla Sicilia, dove c’è una grande varietà di grani e dove si è avanti nel loro impiego nei prodotti derivati, come pasta e biscotti. Da qui stiamo allargando il campo d’azione al Mediterraneo e ad altre piante, come pomodori e legumi», spiega Alessia Montani, artefice di tutto ciò.

 

Come le è venuta questa idea?

Constatando la difficoltà di coloro che custodiscono e valorizzano i nostri antichi semi. E riscontrando la grave lacuna del sistema normativo nazionale, che manca di dare identità e tutela a questo importante asset italiano, quello appunto delle antiche sementi.

 

Come intendete mettere in contatto e far dialogare tutti quelli che decidono di dedicarsi professionalmente al recupero dei grani autoctoni italiani?

Con una piattaforma online metteremo in contatto coltivatori, trasformatori, studiosi, coloro che, alla fine, li cucinano nei ristoranti; ma anche operatori del turismo che intendono promuoverne la conoscenza, e tutti gli artisti vicini a questa sensibilità. Pensiamo anche di introdurre un bollino di appartenenza a questa rete.

 

Dalla startup dedicata alla rinascita dei grani antichi del Mediterraneo. Il passo successivo?

Un parco delle antiche semenze, destinato alla convivenza di arte, ricerca medico-scientifica, biodiversità vegetale-animale e innovazione tecnologica. Così ha visto recentemente la luce in Sicilia il Parco dell'Anima di Noto. Disegnato come un orto multiculturale da Fernando Miglietta, non solo è destinato a ospitare la più importante collezione di antiche varietà di semi provenienti da tutti i Paesi del Mediterraneo, ma è anche concepito come un’opera d’arte collettiva in progress, a cui gli artisti partecipano con opere site specific in dialogo coi temi del progetto: ambiente, economia circolare, recupero della sostenibilità attraverso nuove filiere agroalimentari. 

Tra gli artisti che hanno sposato il progetto del Parco dell’anima c’è Michelangelo Pistoletto, che lo scorso anno lo ha inaugurato con il suo Terzo Paradiso. Com’è avvenuto questo incontro, e come si è svolto questo suo progetto artistico?

Michelangelo Pistoletto è stato uno dei primi artisti che ho conosciuto di persona, e il suo concetto di artivismo, cioè dell’importanza del ruolo dell’arte nella società, ha inciso in modo determinante in tutte le mie successive scelte professionali e imprenditoriali, e continua a essere fonte d’ispirazione. Così ho proposto a Michelangelo, che ha subito accettato con la sua consueta generosità, di realizzare nel Parco la sua installazione Terzo Paradiso con il grano Russello, antica varietà preesistente alla trasformazione genetica attuata con i grani moderni. L’installazione ha visto la luce seguendo i ritmi della natura, dalla semina alla trebbiatura, e ogni anno verrà riprodotta dai contadini custodi del luogo. È prevista anche la  trasformazione del grano proveniente dall’installazione in farina e poi in pasta, con l’innovativo formato che riproduce il segno-simbolo di Terzo Paradiso, in sinergia con gli studenti del Quasar Institute e i pastifici locali, per promuovere la filiera delle antiche semenze. Il ricavato contribuirà anche alla realizzazione del Parco dell’Anima. 

 

Quali sono i prossimi artisti che intendete coinvolgere nel Parco?

Domenico Pellegrino, Chicco Margaroli, Giulio Rigoni e Giuliana Cunèaz. Tutti stanno progettando opere permanenti accanto al Terzo Paradiso Rebirth di Pistoletto. Domenico Pellegrino inaugura il suo lavoro il 29 agosto. Si tratta di un Orto degli ulivi, realizzato recuperando tronchi di ulivo morti che farà rivivere con le sue “gemme di luce”. Tra i prossimi interventi c'è quello di Chicco Margaroli con  l‘Attico della Natura, un imponente arco di trionfo – omaggio a Madre Natura – realizzato interamente in materiali riciclabili in linea con i valori di M’AMA.SEEDS. Giulio Rigoni invece si aggiunge con Silos, istallazione multisensoriale che vuole stimolare la riflessione sullo stretto legame tra mercato finanziario e alimentazione. Sarà una torre, alta più di quattro metri, attraverso la quale sarà messo in scena un elemento architettonico che abbraccia la tradizione del paesaggio mediterraneo. Il programma di quest’anno si conclude con il Seme del Mondo di Giuliana Cunéaz, monumentale scultura di oltre tre metri d’altezza, che simboleggia la necessità di salvare un inestimabile patrimonio del pianeta Terra.

 

Mi sembra evidente come, a fianco di una nuova filiera agricola, di ricerca, innovazione sostenibile ed economia circolare, il catalizzatore del suo progetto sia l’arte. Qual è oggi il ruolo di arte e cultura nello sviluppo del territorio siciliano?

Multidisciplinarietà, arte e cultura sono fattori strategici per la crescita di una coscienza etica e uno sviluppo sostenibile. Elementi che devono essere la base di qualsiasi attività. Soprattutto in un’epoca come quella che stiamo vivendo, in cui è fondamentale che i manager aziendali acquisiscano e diffondano, nelle proprie aziende, la cultura della responsabilità sociale d’impresa e della sostenibilità, sul piano economico, sociale e ambientale.