Illustrazione di Chiara Fagioli

Era una giornata tranquilla, per una volta sembrava che tutti avessero il biglietto. Se fosse sempre così, pensai, rischierei il posto. Con il passepartout feci scattare la porta del bagno: nessuno. Continuai il giro. Dalla porta a vetri lo riconobbi. Era il ragazzo moro che vedevo tutti i giorni. «Maledettamente ca­rino»: così lo avrei definito, aggiungendo qualche cuoricino, se avessi tenuto ancora il mio diario di adolescente. Ormai non gli chiedevo nemmeno più il biglietto. Solo un sorriso accennato, per fargli capire che lo riconoscevo e mi fidavo. Anche lui mi sorrideva. Ma che fare? La professionalità prima di tutto. Bi­glietti prego, annunciai entrando in carrozza. Tutti in regola, da non crederci. «Lei ha l’abbonamento, me l’ha mostrato più volte», dissi, pron­ta a passare oltre, ma gettando la solita occhiata d’intesa. «No, non ce l’ho. Mi deve fare il verbale». Lo guardai interdetta. Era impazzito? O forse era un supervisore, un funzionario delle fer­rovie? Mi avrebbe fatto rapporto per il mio lassismo? «Scusi, ma la vedo tutti i giorni, so che ha l’abbonamento», esclamo. «E invece non lo sa. Mi deve fare il verbale», risponde. Non capisco. Ma perché? Perché fa così? Sorrideva, era più bello del solito. Probabilmente avevo le guance più rosse di due mele Stark. «Perché se mi fa il verbale io sono costretto a dirle il mio nome, e lei finalmente mi dirà il suo». Gli feci il verbale. Lo conserviamo ancora in una cornice, in camera nostra.

 

Claudio Lagomarsini insegna Filologia romanza all'Università di Siena. Alcuni suoi racconti sono usciti su Nuovi Argomenti, Pastrengo e nelle raccolte Il fiume in un racconto e Radio1 Plot Machine. È autore del romanzo inedito L'incauto acquisto, segnalato dal comitato di lettura della 29esima edizione del Premio Calvino.