Credit foto: Archivio Fondazione FS Italiane
Settebello, Arlecchino, Tartaruga, Caimano, sono senza dubbio alcuni dei nomi più noti in ambito ferroviario. Per un lungo periodo, infatti, i rotabili più prestigiosi delle ferrovie italiane venivano ufficialmente battezzati, spesso attraverso veri e propri concorsi a premi. In altri casi, invece, erano i ferrovieri stessi — coloro che ogni giorno conducevano e curavano le locomotive — a sceglierne affettuosamente i soprannomi. Un gesto che andava oltre la semplice denominazione: un segno di rispetto, di affetto e quasi di fratellanza nei confronti di macchine che, nel quotidiano, sembravano prendere vita e diventare compagne di viaggio.
La FS Gr.670 era una locomotiva a vapore a cabina anteriore progettata dalla Rete Adriatica e adottata dalle Ferrovie dello Stato nel 1905. Era caratterizzata da un tender a forma di carro cisterna con garitta, che le conferiva l’aspetto di una mucca con il suo vitellino.
Le locomotive del Gruppo 207 sono state costruite in 55 unità negli anni Trenta con la necessità di disporre di mezzi di trazione per le manovre. Devono il loro nome alla stretta cabina di manovra.
La motrice diesel-elettrica D.143 deriva dalla Ne 120 di fabbricazione statunitense giunta in Italia durante la Liberazione e impiegata dagli Alleati in gran numero per le operazioni di manovra pesante. Prese il nome dal presidente americano in carica negli anni di maggior diffusione del mezzo nella rete FS.
La ALn 668.1403 è uno dei tre prototipi della prima serie delle automotrici leggere a nafta 668 costruite dalla FIAT negli anni Cinquanta. La livrea era molto particolare, grazie ai celebri "baffi rossi" sul frontale.
La D.341.101 è la prima locomotiva diesel-elettrica italiana progettata negli anni Cinquanta per sostituire la trazione a vapore sulle linee ferroviarie secondarie. La sua caratteristica più impressionante era nell’accelerazione: la stessa impressione che aveva suscitato il razzo vettore che aveva condotto lo Sputnik 1 in orbita nell’ottobre precedente.
Costruita agli inizi degli anni Sessanta e in servizio per circa venti anni, la D.461.4001 è una locomotiva molto particolare, essendo l’unica in servizio in Italia progettata con carrelli a tre assi. L'insieme delle parti che collegano il veicolo al binario, e che permettono il suo movimento, viene detto rodiggio: Bo'Bo' nel caso dei comuni veicoli a due assi, Co’Co’ per i tre assi.
L’ETR 220 è l’evoluzione dell’elettrotreno ETR 200, famoso per i suoi record di velocità. Per aumentare la sicurezza del personale di macchina i due vetri frontali furono sostituiti negli anni Settanta da un unico cristallo in grado di filtrare i raggi ultravioletti. Un unico occhio che gli valse un soprannome mitologico.
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