Illustrazioni di Chiara Fagioli

Aprendo un baule ritrovo disegni, lettere di compagne di scuola, foto con parenti sorridenti, in montagna, al mare, a cavallo, a una festa. La mia infanzia: spensierata e piena di affetto, al riparo da privazioni e dolori. Sotto ci sono altre carte: le storie di persone che ho conosciuto lavorando in Mauritania, Yemen, Sudan, Afgha-nistan e altrove. Come quella di Fawzia, che ha un bel finale sebbene sia cominciata così: «Avevo otto anni quando i talebani hanno proibito alle bambine di andare a scuola. La mia sorellina è morta perché si è ammalata e non avevamo i soldi per curarla. Pure mio fratello è morto, investito da una macchina mentre ven­deva fiammiferi per strada. Mio padre allora è diventato strano: non riconosceva le persone, a volte tremava e cadeva a terra. Perciò ha perso il lavoro e siamo diventati ancora più poveri. Quando la nostra casa ha preso fuoco si sono salvate solo le pentole; uno zio ci ha ospitati per qualche giorno, poi abbiamo trovato una camera in un’abitazione semi crollata. Eravamo in cinque: i miei genitori, io e due fratelli. Il più grande lavorava a un forno, lo pagavano cinque pani al giorno. Se non c’era abba­stanza da mangiare nostra madre per non farci sentire la fame ci raccontava storie. Erano belle, ma non come la mia bambola di stoffa. Quando ci giocavo mi scordavo tutto, anche di aiutare mia madre; lei un giorno si è arrabbiata e ha bruciato la bambola. Ho pianto tanto, le ho detto che era cattiva, poi ho capito perché l’aveva fatto: voleva insegnarmi che in Afghanistan la vita è molto difficile, soprattutto per una donna. È meglio impararlo quando sei bambina…».

Fawzia non ha solo imparato a sopportare dolore, miseria e paura: se li è lasciati alle spalle ed è riuscita a costruirsi il futuro che voleva. Ma tanti altri che non hanno la sua forza non ce la fanno a uscire da una vita di stenti. Perché prove così dure a loro e non a me? Quanto conta il Caso e quanto il Destino in ciò che accade a ognuno di noi? Non ho trovato risposta a queste domande. Riprovo a cercarla mentre viaggio verso Kabul, dove avvierò un nuovo progetto di Nove Onlus per le donne afghane. Mi impres­siona pensare ai 135 milioni di esseri umani che nascono ogni anno sulla Terra. E in aereo comincio a scrivere la storia di quat­tro bambine, venute alla luce nello stesso momento ma in luoghi molto diversi, come la loro capacità di affrontare la vita.

 

Susanna Fioretti, laureata in Antropologia culturale, è infermiera volontaria della Croce Rossa Italiana. Ha pubblicato quattro libri, tra cui Involontaria e Quattro al secondo.