«Un giorno, a Roma, dopo aver contemplato una statua del Bernini, ho iniziato a sentirmi alterato. Il cuore ha preso a battermi all’impazzata. Tutto ciò che ricordo è di essermi ritrovato a terra, circondato da estranei e con una costola rotta. Ho pensato al significato della parola "estasi", che proviene dal greco e significa uscire fuori da sé, vivere una condizione di espansione della propria mente, superare il limite di apparente finitezza per toccare l’abisso. Da allora ho avuto un’unica ossessione: raccontare in musica questa esperienza, per poterla condividere al di là delle parole, perché solo le note possono riportarne il senso profondo».
Con queste parole il compositore Giovanni Allevi presenta Estasi, il suo nuovo progetto discografico che mira ad allontanarsi dalle mode del momento per raggiungere una dimensione universale, trattando temi quali la solitudine, la meditazione e il destino del nostro pianeta. Non è un caso, quindi, se dal singolo Our Future è partita la collaborazione con l’Earth Day European Network, che lo vede coinvolto come ambassador della più importante iniziativa green dedicata alla Terra. Un’unione di intenti sfociata nella presentazione del videoclip del brano in anteprima mondiale, lo scorso 5 novembre, durante la quinta giornata della COP26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Glasgow.
Maestro Allevi, iniziamo proprio dalla sua anima green che ha preso forma con il brano Our Future.
Nelle immagini del video si vede come gli adulti, per sete di ricchezza e potere, saccheggino la natura, mentre i bambini, con il loro sguardo pensieroso e sognatore, mantengano con l’ambiente un contatto profondo e amorevole. Per capire il futuro della Terra dobbiamo guardare attraverso gli occhi dei più piccoli.
La composizione fa parte del nuovo album Estasi. Cosa vuole esprimere con questo lavoro?
Ho voluto tradurre in note il più sublime degli stati di coscienza, uscito fuori dalla quotidianità per dilagare in una dimensione più ampia. Credo che, con la pandemia, il sentire comune sia finalizzato a raggiungere questo sentimento, ancora più importante della felicità.
Perché?
La felicità appartiene alla vita di tutti i giorni e si realizza nel momento in cui un nostro desiderio o bisogno viene appagato. L’estasi è molto di più.
Cioè?
È la rottura delle maglie della quotidianità per approdare a una dimensione metafisica. È un surrogato di eternità che possiamo vivere adesso.
Lei cosa vorrebbe raggiungere, oggi, per avere la felicità?
Sto ricevendo da tutto il mondo attestati di stima: persone in preda all’estasi immerse nell’ascolto delle mie note mi stanno raccontando le proprie emozioni. E questo riscontro per me è più prezioso dell’oro.
Passiamo ai live. Il 1° gennaio 2022 si esibisce dall’Auditorium Parco della Musica di Roma per poi raggiungere Milano, Brescia, Padova, Bologna, Lugano, Vienna, Locarno e Zurigo.
L’obiettivo è quello di coinvolgere il pubblico in una esperienza estatica. Sono spaventato perché i brani sono molto difficili da interpretare, basta una piccola imperfezione per vanificare tutto. Ma è un rischio che devo correre.
Perché?
Quando usciamo fuori dalla sicurezza per intraprendere qualcosa che suscita un’alternanza tra paura e desiderio, inizia la vita autentica.
Ha scritto anche Le regole del pianoforte - 33 note di musica e filosofia per una vita fuori dall’ordinario. Come si fa a essere così straordinari?
In realtà, lo siamo già tutti. Tutti nasciamo nell’estasi, poi però la società conformista ci tiene imbrigliati nella vita quotidiana spingendoci a omologarci a stereotipi piatti e banali. Dobbiamo ritrovare la scintilla divina che è dentro ognuno di noi.
Partendo da questo assunto, cosa vorrebbe per il 2022?
Ho grande difficoltà a rispondere, sono animato da uno spirito di abnegazione e sacrificio incredibili. Mi sembra strano poter chiedere di ricevere qualcosa. Ma se chiudo gli occhi vedo un pianoforte gran coda Bösebdorfer Imperial preparato come dico io, con un suono morbido e aggressivo al tempo stesso.
Articolo tratto da La Freccia
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