In apertura e all'interno, Mara Maionchi © Carmine Conte

Dall’attrice francese Corinne Cléry all’ex politica Alessandra Mussolini, dalle showgirl Elisabetta Gregoraci e Maddalena Corvaglia ai comici Francesco Paolantoni e Gabriele Cirilli. Sono alcuni dei 12 partecipanti al nuovo docu-reality di Rai2 Nudi per la vita, in onda da lunedì 12 settembre, che annovera nel cast anche il pittore Antonio Catalani, la comica Valeria Graci, il regista Gilles Rocca, l’attrice Brenda Lodigiani, il cantante Memo Remigi, il conduttore radio e tv Gianluca Gazzoli.

I protagonisti del programma, prodotto da Blu Yazmine, dovranno esibirsi con orgoglio e autoironia nella messa in scena di una performance di ballo ispirata alla commedia Full Monty per gli uomini e al musical Moulin Rouge per le donne. Al timone Mara Maionchi, alla sua prima esperienza di conduzione: «Per la mia generazione la tv pubblica è Mamma Rai. Se ti chiama la mamma, rispondi».

Che cos’è Nudi per la vita?

È una trasmissione che parla di prevenzione con leggerezza, ma senza superficialità: fa sorridere ed è anche utile. Il format internazionale ha già avuto molto successo in Australia e in Francia, sono contenta di aver l’onore di realizzarlo per prima in Italia.

Che messaggio vuole lanciare lo show?

Invita a non aver paura o pudicizia verso la prevenzione. Prendete quell’appuntamento che rimandate da tempo, prenotate quel medico la cui visita vi imbarazza un po’, ma fatelo: scoprire un male qualsiasi all’inizio o in uno stadio più avanzato può fare la differenza fra la vita e l’ignoto.

Cos’hanno in comune i concorrenti?

Una vita toccata in qualche modo dalla malattia: la propria, quella di un familiare o di un amico stretto. A questo si aggiunge la voglia di mettersi in gioco andando oltre se stessi e la propria vanità.

Quelli con le storie più forti?

Tutto il cast ha dovuto fare un atto di fede, raccontandosi davanti alle telecamere in modo sincero e intimo. Non penso ci siano vicende più intense di altre, ma solo portate in tv con enfasi diverse.

Mara Maionchi

I concorrenti che ti incuriosiscono di più?

Mi ha molto colpito la storia di Gazzoli: ha avuto problemi quand’era molto giovane e li ha nascosti per lungo tempo. Poi, a 30 anni, ha deciso di raccontarsi, dando visibilità alla malattia e speranza a chi vuole guarire. Lo trovo encomiabile. Ci sono anche Remigie Cléry - i perennial come me - che non resistono a mettersi in gioco con serietà, ma prendendosi un po’ in giro. Ce n’è per tutti i gusti, insomma.

Chi sorprenderà di più il pubblico?

Entrambi i gruppi hanno chance di entrare nei cuori dei telespettatori, ma devo dire che mi hanno intrigato molto la simpatia di Gregoraci e la disinvoltura di Remigi.

Quanto sarà importante l’ironia?

È un’arma per fronteggiare la vita, fondamentale anche in un impegno televisivo così delicato. Abbiamo tutti dovuto scalare una marcia per far ridere rimanendo rispettosi.

Il programma c’entra anche con la tua storia personale…

Sette anni fa ho avuto un cancro bilaterale al seno. Penso che questo mi abbia reso credibile agli occhi di chi mi ha scelta per raccontare l’ansia spaventosa davanti a una diagnosi, il coraggio che serve per affrontarla e la forza necessaria per superarla.

Chi cura le performance dello show?

L’ottimo Marcello Sacchetta, che si è speso anima e corpo. Gli auguro sia solo l’inizio di una carriera da presentatore, oltre che da coreografo.

Torni anche su Sky con il reality itinerante Quelle brave ragazze. Dove ti piacerebbe andare questa volta?

Sono come Emilio Salgari: andrei fra le tigri di Mompracem, ma solo con la mente. Il format è un viaggio fisico di caratteri e anime. Non sappiamo la meta fino al check-in.

Il tuo buen retiro italiano da raggiungere in treno?

Forte dei Marmi, in Versilia, il mio posto del cuore e del riposo. Ci vado sin da piccola con tutta la famiglia: non c’è niente come il Forte e il suo fresco maestralino anche in estate, con gli amici, le chiacchiere e le carte.

C’è qualcosa che devi ancora fare?

Ce ne sono diverse, ma quella che proprio non mi riesce è stare zitta.

Articolo tratto da La Freccia