In apertura l'attrice Viola Graziosi durante le prove per lo spettacolo Medea

Nel trentennale della strage di Capaci, Luciano Violante, magistrato e già Presidente della Camera dei Deputati, torna a interrogarsi sul mito con Medea, un monologo straziante e sublime interpretato da Viola Graziosi, diretta da Giuseppe Dipasquale, che debutta questa sera, 10 marzo, in prima nazionale, a Palermo, nel luogo di culto della Chiesa di San Domenico, dove riposano le spoglie di Giovanni Falcone. Lo spettacolo verrà poi trasmesso in onda su RAI 5 il 23 maggio, proprio il giorno in cui perse la vita il magistrato antimafia.

Locandina dello spettacolo Medea a Palermo

UNA MEDEA FRA PASSATO E CONTEMPORANEITÀ

Una narrazione che lega passato e presente, la mitologia arcaica greca e quella contemporanea degli eroi morti per mano della mafia. Con Medea, spettacolo prodotto da Terzomillennio in coproduzione con il Teatro della Città di Catania, Violante si sofferma sulla figura di una donna colpevole di un efferato omicidio nei confronti dei due figli sottratti alla vita per negarli alla schiavitù del padre Giasone. Esistono diverse versioni del mito di Medea e molte si concentrano sul grande peccato di questa madre: aver ucciso i propri figli. Per Euripide, Medea si macchia del crimine per vendetta; per Pausania, invece, è innocente. Ma la storia di Medea è anche lo specchio della società greca e più in generale di tutte le società costituite che temono il diverso, o, come la definisce Violante, l’estraneo.

 

Dopo il successo di Clitemnestra della scorsa stagione, che ha visto lavorare insieme Violante e Viola Graziosi, il mito greco viene ora affrontato da una nuova ed entusiasmante angolazione. Quella di Violante vuole essere una «Madre, Regina, Maga semidivina che compie l’efferato gesto infanticida per sottrarre i figli a una schiavitù. Condannata a un esilio eterno rinnova l’efferatezza del suo crimine a un impietrito Giasone, per approdare infine nella terra del fuoco, una terra a tre punte, la Sicilia, e incontrare altri estranei che cercano una ragione al lacerante dolore della perdita dei propri figli».

L'attrice Viola Graziosi e il regista Giuseppe Di Pasquale nelle prove per lo spettacolo Medea

L'attrice Viola Graziosi e il regista Giuseppe Di Pasquale

UNA DRAMMATURGIA SCOLPITA FRA PAROLE E MUSICA

«Quando insieme a Luciano Violante e Viola Graziosi abbiamo affrontato lo scorso anno Clitemnestra – racconta il regista Dipasquale – mi nacque subito l’idea che se la regina di Micene si fosse trovata a vagare nei secoli approdando ai giorni nostri, non avrebbe potuto che essere una figura simile ad Alda Merini, poetessa e regina dell’anima della contemporaneità. Per Medea, che Violante sottopone allo stesso meccanismo di traslazione temporale, l’idea è del tutto opposta. La regina della Colchide è una leonessa ferita, è l’incarnazione del felino e del femmineo eterno che opera per giustizia naturale. Ecco, questa nostra Medea è come il felino che sopprime i cuccioli più deboli e malati per sottrarli alla sofferenza della quasi impossibile sopravvivenza nella giungla degli uomini». A tessere musicalmente la drammaturgia di Violante, il regista ha scelto il Requiem di Giuseppe Verdi, che Giovanni Falcone era solito ascoltare. Una tromba, a suggellare l’ultima parola del testo pronunciato da Viola Graziosi, suonerà le note del “silenzio d’ordinanza”, eseguito dal maestro Trombettiere in uniforme della Banda musicale della Polizia di Stato per fare memoria di tutti i figli caduti al servizio del Paese.

L'attrice Viola Graziosi

L'attrice Viola Graziosi

UNA LEONESSA FEROCE E FIERA, ECCO LA MEDEA DI VIOLA GRAZIOSI

«Medea per ogni attrice è un riferimento. Il mio legame con lei inizia sin da bambina, quando vedevo mio padre, (l’attore Paolo Graziosi, da poco scomparso) impegnato al Teatro Greco di Siracusa nelle prove di una storica edizione con Valeria Moriconi. Debuttare con questo spettacolo, le cui prove sono iniziate il giorno dopo la morte di mio padre, rappresenta un’occasione importante, di mutamento e trasformazione. Farlo a Palermo, città dove a 17 anni debuttai nei panni di Ofelia, al Teatro Garibaldi, in uno spettacolo con Carlo Cecchi, e terra che per me, cresciuta in Tunisia, ha rappresentato sempre quel trattino di congiunzione con l’Italia, è qualcosa di molto forte» spiega l’attrice Viola Graziosi, nel raccontare il suo modo di interpretare il personaggio. «Questa Medea, con la forza e la dignità di una donna-leonessa, ci invita a partecipare al suo percorso di ferocia e fierezza. Quando sale sul carro del sole, viaggia alla ricerca di una terra a tre punte, la Sicilia, appunto, facendosi testimone di quello che accadrà. Medea, che nella prima parte dello spettacolo si rivolge a un Giasone in scena, muto, porta gli spettatori a seguirne il percorso, a sporcarsi le mani, dice parole lapidarie che chiamano in causa ciascuno di noi. L’incontro con Violante – aggiunge Viola Graziosi – per me è stato ricchissimo e stimolante. È iniziato con la Clitemnestra e subito proseguito con Medea, per me è un orgoglio poter portare in scena le sue parole, che scaturiscono dalla necessità. La sua è una scrittura che, passando attraverso l’esperienza condivisa del teatro, è strettamente politica, perché permette di fare testimonianza e memoria della nostra storia e ci permette di guardare da una giusta distanza. Violante riesce a lanciare un grido di amore, di speranza».