In apertura Ascanio Pacelli © Archivio FS Italiane/Renato Piccini e Marco Mattia

È come se giocassero la finale di Coppa dei campioni a Viterbo. Immagina uno degli eventi sportivi più seguiti al mondo che si disputa in una piccola città di provincia». Ascanio Pacelli, maestro di golf, presidente della PGAI – la prima associazione dei professionisti di questo sport in Italia –attore e pronipote di Papa Pio XII, racconterebbe così al vicino di posto durante un viaggio in treno l’arrivo della Ryder Cup alle porte di Roma. Dal 1927, quando si giocò il primo match nel Massachusetts, ogni due anni questo torneo mette di fronte, alternativamente in una città europea e una americana, due squadre composte dai migliori 12 giocatori provenienti dagli Stati Uniti e dai top 12 europei. È l’unico evento sportivo nel quale il Vecchio continente dimentica i propri confini, Brexit compresa, e gareggia con la stessa maglia. Il torneo non prevede montepremi: in palio, oltre all’onore della vittoria, c’è “solo” una piccola coppa che ha in cima la sagoma di Henry Abraham Mitchell, golfista inglese e maestro di Samuel Ryder, l’uomo che ideò l’evento. Giunta alla 44esima edizione, la manifestazione si svolgerà per la prima volta in Italia, dal 29 settembre al 1° ottobre, al Marco Simone Golf & Country Club di Guidonia Montecelio (Roma).

 

L’impianto realizzato intorno al Castello di Marco Simone, la cui torre risale all’anno Mille, offre in alcuni punti del percorso una vista unica sulla cupola di San Pietro. «Ogni giorno saranno presenti sul campo tra le 80 e le 100mila persone, pronte a fare il tifo per l’Europa o gli Stati Uniti. Bisognerebbe partecipare di persona al torneo, o almeno guardarlo in televisione, per capire e sdoganare tanti preconcetti legati al golf, spesso considerato erroneamente come uno sport per persone anziane o ricche», aggiunge Pacelli, conosciuto da molti per aver partecipato a una delle prime edizioni del Grande fratello. E ci guida alla scoperta di questo mondo durante un ipotetico viaggio in treno, che è uno dei suoi mezzi preferiti. «Ho pubblicato alcuni post sul mio profilo instagram in cui sono alla stazione di Roma Tiburtina con la sacca da golf, mentre aspetto il Frecciarossa. Da lì, in tre ore sono in centro a Milano. Parto con l’idea di guardare un film o leggere un libro. Ma poi, una volta a bordo, faccio due cose: guardo il paesaggio dal finestrino e inizio a viaggiare con la testa. Mi piace anche osservare le persone: immagino le loro vite, dove stanno andando».

Ryder Cup

La coppa della Ryder Cup con la sagoma del golfista inglese Henry Abraham Mitchell © Federazione italiana golf

Che vantaggi porterà al nostro Paese ospitare la Ryder Cup?

L’evento ha un indotto di circa un miliardo di euro. Crea posti di lavoro. A Roma nei giorni della gara c’è il tutto esaurito. Nel golf club che gestisco, Terre dei Consoli a Monterosi, in provincia di Viterbo, a settembre ogni giorno abbiamo cento giocatori che arrivano in Italia per la gara. Faremo scoprire al mondo che qui non abbiamo solo la cultura, l’arte, il cibo, ma ci sono anche 400 campi da golf. Solo quel genio del presidente della Federazione golf, Franco Chimenti, poteva regalare all’Italia un evento del genere, considerando il numero dei praticanti che è destinato a crescere (sorride, ndr).

 

Sarà anche l’occasione per promuovere questo sport?

Dobbiamo far capire che il golf è diventato uno sport accessibile a tutti, al pari di altre attività. Tanti circoli offrono la possibilità di giocare pagando lo stesso prezzo di un abbonamento per la palestra o per qualsiasi centro sportivo. La Federazione italiana golf, di cui sono consigliere, ha attivato una promozione che offre l’ingresso a un campo da golf e le prime cinque lezioni a 99 euro.

 

A fine settembre ci troveremo tutti a parlare di golf, quindi?

Se ci siamo svegliati di notte per vedere le regate di Luna Rossa, parlando di bolina e strambate senza saperne il significato, possiamo anche cominciare a discutere di par, green e dei giocatori più forti del mondo. Noi italiani siamo un popolo che vuole essere presente ai grandi eventi e parlare dell’argomento del momento. La Ryder Cup sarà il veicolo giusto per far parlare di questo sport, rimasto nascosto e silente per troppo tempo.

 

L’evento si svolgerà a pochi chilometri dalla capitale. Che luogo è il Golf Club Marco Simone?

Il campo, di proprietà della famiglia Biagiotti, è stato ristrutturato per l’evento. Qui la Città eterna e la natura si incontrano. Ci si ritroverà in mezzo al verde insieme a 90mila persone per vedere i giocatori più forti del mondo, scorgendo in lontananza la cupola di San Pietro. Uno spettacolo che solo pochi luoghi al mondo sono in grado di regalare.

 

Chi è il favorito alla vittoria finale?

L’Europa ha dominato il torneo per molti anni. In questo momento gli Stati Uniti, che hanno vinto l’ultima edizione, sono i più forti sulla carta. Ma è una gara dove può accadere quello che non ti aspetti. Tanti anni fa l’Europa, grazie a Costantino Rocca, è riuscita a battere Tiger Woods quando era uno dei più forti al mondo. Una cosa impensabile. Il vantaggio degli europei è che riescono a fare gruppo tra loro, a differenza dei giocatori americani che sono più individualisti. Questo sarà il nostro punto di forza.

 

Nella squadra europea ci saranno nomi italiani?

Sì, c'è Francesco Molinari, uno degli artefici della vittoria europea alla Ryder Cup di Parigi del 2021, che quest'anno è stato chiamato a svolgere il ruolo di vice capitano insieme al fratello Edoardo. È la prima volta nella storia della Ryder che due fratelli ricoprono questo ruolo. Un altro italiano tra i possibili candidati è il giovanissimo Guido Migliozzi, che ha vinto gare importanti. La speranza è che prima dell’inizio del torneo il capitano della squadra europea possa concedergli la wild card, cioè la possibilità di essere convocato.

 

Come è cominciata la tua passione per questo sport?

Dico sempre che sono uscito dalla pancia di mia madre con un bastone da golf in mano. Da piccolo, come tutti i bambini, volevo giocare a calcio. Ma i miei genitori erano soci di un circolo di golf, così a sette anni ho iniziato a usare un bastone di mio padre che avevano tagliato appositamente per me. Da quel momento, è stato amore a prima vista. Ho passato ore ad allenarmi, fino a decidere di farlo diventare un mestiere e, nel 1996, ho cominciato a fare il maestro di golf e a giocare. Poi è arrivata la PGAI e sono anche inviato speciale per la rivista Golf e Turismo ai tornei The Masters che si tengono ad Augusta ad aprile ogni anno.

 

E nel 2004 è arrivata la partecipazione al Grande fratello.

La mia vita è fatta di sliding door. Con la partecipazione a quel reality, che fu seguito da dieci milioni di persone, si è aperto un altro mondo fatto di esperienze televisive, teatrali e radiofoniche. Ho cercato di sfruttare la popolarità per far conoscere questo sport. La soddisfazione più bella la provo quando le persone mi fermano e mi dicono: ho deciso di giocare a golf grazie a te.

Ascanio Pacelli

Ascanio Pacelli in posa © Archivio FS Italiane/Renato Piccini e Marco Mattia

Cosa farai a ottobre, una volta terminata la Ryder Cup?

Comincerò a girare Il tempo è ancora nostro, scritto da Maurizio Matteo Merli, che dovrebbe uscire nelle sale all’inizio del 2024. È il primo film sul golf girato in Italia, basato su questo sport e sull’amicizia. Tra gli attori ci sono Antonello Fassari, Miguel Gobbo Diaz e Mirko Frezza. Io interpreto Tancredi, un ragazzo che ha abbandonato il golf per diventare un genio delle criptovalute a Londra. Quando capisce che quello non è il suo mondo, torna in Italia per riconquistare la figlia e riprendere i rapporti con il suo mentore, padre del suo migliore amico, finito in comunità. Vedremo il protagonista riallacciare il legame con questo sport, che ti insegna a essere giudice di te stesso e ad accettare il giudizio degli altri. In più dal 10 al 13 ottobre, presso il Golf del Ducato a Parma ci sarà la PGAI week, con i Campionati assoluti maschili, femminili e senior, oltre che alla Pro am di apertura. Sarà un’occasione per chi fosse appassionato di seguire i più forti giocatori italiani, e per chi invece fosse curioso di provare i maestri PGAI accoglieranno i neofiti per dargli le prime lezioni (gratuite). Tutto questo con cene, barbecue, musica, fitness e la voglia di conoscere questo sport unico al mondo.

 

Dallo scorso aprile sei anche alla guida della PGAI.

Ho accettato questa sfida e sono stato eletto alla presidenza dell’associazione che raccoglie i professionisti del golf e conta 700 iscritti in tutto il Paese. Deve essere rinnovata, anche dal punto di vista comunicativo, per far capire davvero cosa fa un professionista di questo sport. Stiamo lavorando su un terreno arido che speriamo di far fiorire tra un paio d’anni.

 

Dopo questa immersione nel mondo del golf, come saluteresti il tuo compagno di viaggio in treno?

Gli darei il mio numero di telefono, dicendogli di chiamarmi se c’è qualcosa che non capisce. È uno sport che ti spiazza, completamente diverso da come lo si può immaginare. Sono certo che se cominciasse a guardarlo o a giocarlo mi chiamerebbe per dirmi: «Cavolo, ma lo sai che avevi ragione?».

 

Non so voi, ma io non vedo l’ora che cominci la Ryder Cup per scoprire lo spettacolo del golf. E richiamare Pacelli per ringraziarlo.

 

Articolo tratto da La Freccia