Per la prima volta Filippo Timi si esibisce in tv. Per due serate, giovedì 13 e 20 febbraio su Rai3, l’attore si cimenta in un revival affettuoso, ma nello stesso tempo ironico e imprevedibile. Skianto è il programma in omaggio alla televisione di cui, confessa, fin da piccolo non ha mai potuto fare a meno.

 

La tv è per te una novità. Come mai, e perché questa trasmissione che la celebra?

L’idea è nata dal mio omonimo spettacolo teatrale, Skianto, e dal mio desiderio di raccontare due grandi appuntamenti tv, il Festival di Sanremo e lo show del sabato sera, in modo ironico e divertente, senza un ordine cronologico, ma regalando contemporaneità ed emozioni. In quella magica scatola che è la televisione trasferisco il mio personaggio teatrale. È nato con la scatola cranica sigillata, però sul piccolo schermo, come per miracolo, riesce a esprimersi. Perché la tv arriva davvero dappertutto e si accende in ogni casa italiana, è una di famiglia. E per me, cresciuto negli anni ’80, è un’enciclopedia. I miei pomeriggi, una volta finiti i compiti, li passavo in compagnia di questa finestra sul mondo. Chi appare in tv è spesso vicino alle nostre foto del matrimonio o di altri bei momenti. I suoi personaggi stanno in salotto con noi.  

 

Quali altre trasmissioni preferivi o preferisci?

Io sono un onnivoro della tv. Vedo volentieri Blob su Rai3, perché racconta in modo speciale i fatti del giorno, con montaggi d’eccezione. Ho passato tante sere d’estate a seguire spassose televendite. Tra i miei programmi storici preferiti c’è Indietro tutta e il Maurizio Costanzo Show, ai tempi di Carmelo Bene, pagine di televisione pura. Poi guardavo anche Mork & Mindy e Casa Vianello. Ho rivisto Franco Franchi e Ciccio Ingrassia su RaiPlay: due geni straordinari. 

Quali sono le differenze rispetto allo spettacolo teatrale?

I mezzi espressivi, che si amplificano: si aggiungono scenografie, tanti ospiti, un corpo di ballo e molti musicisti.  Alla base di tutto l’emozione.     

 

Sarai affiancato anche da altri artisti. Quali?

Senza anticipare troppo, posso dire che Raphael Gualazzi è direttore musicale della puntata su Sanremo, ha arrangiato i brani con i suoi musicisti. Nell’altra puntata c’è Fabio Frizzi, che ha fatto lo stesso.

 

Dalla tv a Internet fino ai social. Che ne pensi?

Internet e Youtube sono banche dati incredibili per le mie ricerche. La tv è invece tutt’altro: uno sguardo editoriale sul mondo che a volte attira un grande pubblico. Penso di nuovo a Sanremo, che riunisce tutti per commentare e discutere, oppure agli ascolti incredibili di Alberto Angela con le sue presentazioni dei tesori artistici italiani.    

 

A febbraio esce anche il tuo primo disco, in cui interpreti i successi di Fred Buscaglione. Hai quindi una passione per il canto? E perché proprio lui?

Avrei voluto fare il cantante, altro che attore. Uno dei miei primi costumi di carnevale fu quello di Fred Buscaglione. Era un cantante dall’incredibile ironia, prendeva in giro con distacco il mondo dei gangster degli anni ’40, con testi irresistibili. Ho accettato l’dea perché me lo ha proposto Massimo Martellotta, altrimenti non mi sarebbe mai saltato in mente di interpretarlo. Ho trovato il coraggio anche perché Fred aveva un alto grado di attorialità nell’esibirsi e perché le sue canzoni raccontano sempre una storia.