Era il 6 gennaio del 1886 quando in un Café di Parigi, una locomotiva sembrò uscire da una pellicola per raggiungere in platea un pubblico sbigottito. Nasceva così il cinema: una apparizione nel giorno dell’epifania.

 

La proiezione era ideata dal genio dei fratelli Lumière che soli 9 giorni prima avevano presentato il primo film della storia, Uscita dalle officine Lumière, che mostrava il momento dell'uscita degli operai dell’omonima fabbrica a Lione. Ma è L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat a consacrare la nascita del cinema con 50 secondi di proiezione resi possibili dalla rapida sequenza di fotografie, poste in una successione tale da simulare l’illusione del movimento. Secondo la tradizione gli spettatori, vedendosi arrivare incontro il treno, scapparono urlando dalla sala, terrorizzati dal realismo dell’immagine che celava la finzione.

 

È con un treno che lentamente giunge dal fondo dello schermo verso lo spettatore che nasce la poetica della narrazione in movimento. In pochi secondi l’obiettivo riesce a catturare un complesso susseguirsi di azioni nella stessa inquadratura per cui lo sguardo del pubblico si identifica con quello della macchina da presa stessa.

 La ripresa era stata realizzata grazie al cinématographe, uno strumento unico ed innovativo, dalla doppia funzione sia di camera sia di proiettore ideato da Auguste e Louis e brevettato nel febbraio del 1895 e destinato a cambiare la storia.

 

La scena mostra l’arrivo di un treno trainato da una locomotiva a vapore, alla stazione di una piccola cittadina nella Francia del sud, animata da comparse, interpretate dai familiari dei Lumière, in attesa del convoglio e pronte e salire sui vagoni. L’inquadratura è angolata e dunque non riprende frontalmente l’arrivo del treno, per ricreare una maggiore profondità di campo e una più potente immedesimazione del pubblico. Il treno è infatti sempre a fuoco sia quando è lontano sullo sfondo sia quando si avvicina in primo piano così come il susseguirsi dei personaggi che entrano ed escono casualmente dall’inquadratura. Ciò a cui assiste lo spettatore non è una vicenda o una storia ma la rappresentazione del movimento in sé, una celebrazione del dinamismo e della potenza dell’immagine in sequenza.

 

A differenza di quanto si possa pensare, i due fratelli ritenevano il cinema “un’invenzione senza futuro”, poiché credevano che il pubblico si sarebbe stancato dello spettacolo del movimento. A distanza di 125 anni, nel 2020 la pellicola è stata restaurata in 4K grazie all’intelligenza artificiale, attraverso due algoritmi che hanno creato nuovi fotogrammi e aggiunto pixel senza alcun intervento umano. È forse allora semplicemente il nostro bisogno di immortalare il presente e di rincorrere la velocità del futuro a non poter fare a meno della potenza del cinema.