In apertura Pietro Scidurlo, fondatore di Free Wheels © Progetto aruotalibera.eu

«Le barriere più grandi sono quelle della mente». Così si legge sulla home page del sito di Free Wheels, l’organizzazione di volontariato che da dieci anni si occupa di cammini condivisi nel nome dell’accessibilità. Affinché l’esperienza di un itinerario a piedi possa diventare sempre più sinonimo di «viaggio lento come stile di vita e opportunità di crescita, per l’indipendenza sociale e fisica di ognuno di noi», spiega Pietro Scidurlo, co-fondatore di Free Wheels e pioniere nel mondo dei cammini accessibili in Italia che, con il suo gruppo di colleghi e volontari, ha tracciato e mappato una rete di percorsi adatti a persone con esigenze specifiche.

Ascolta l'intervista a Valentina Lo Surdo a cura di Alessandro Ribaldi

Perfetti per chi si muove in carrozzina o handbike, al pari di andar a piedi o in bicicletta, ma anche semplicemente per chi «ha gli stessi desideri di quando aveva 40 anni, ma capacità ridotte dall’avanzare dell’età». Un progetto capace di trovare la soluzione migliore per chi viaggia con bambini al seguito, ha intolleranze alimentari, deve sottoporsi a dialisi, oppure, più semplicemente, «ha bisogno di un ottico perché ha rotto gli occhiali mentre camminava nel bosco».

Attraverso Free Wheels, Scidurlo prende in considerazione «persone con esigenze specifiche, non necessariamente speciali o particolari»: cittadini che potrebbero trovarsi in difficoltà per varie ragioni legate al percorso - scalini, passerelle, strettoie, cancelletti, salite o discese eccessivamente pendenti e tortuose – ma anche per via dell’offerta gastronomica poco inclusiva dei ristoranti lungo gli itinerari.

Claudio Filipazzi in cammino

Claudio Filipazzi in cammino © Roberta Rota

«Si tratta oltretutto di un mercato enorme che, per quel che riguarda le persone con disabilità, interessa 10 milioni di italiani, 127 milioni di europei e che potrebbe dare lavoro a 4 milioni di persone, dati Istat alla mano», precisa. «In fondo, se faccio tutto questo, non è certo solo per me e per quelli come me: i primi destinatari sono coloro che finora hanno camminato attraverso i racconti di viaggio degli altri. In generale, punto ad aprire la vista su nuove prospettive, sociali, professionali ed economiche».

Prima di analizzare la realtà, ancora poco sconosciuta, dei cammini italiani inclusivi, vale la pena soffermarsi sulla storia di Scidurlo, classe 1978, originario di Somma Lombardo, in provincia di Varese. Nato paraplegico per un errore medico, a 33 anni raggiunge per la prima volta con la sua handbike Santiago de Compostela, in Spagna, destinazione finale del Cammino per eccellenza. Lì decide di cambiare vita e intraprende un percorso poi dettagliatamente raccontato nel libro autobiografico Per chi vuole non c’è destino, pubblicato da Terre di mezzo. Da allora, la sua esistenza è totalmente focalizzata su un sogno: «rendere il mondo a misura di tutti».

In qualità di presidente dell’odv Free Wheels, si occupa principalmente di mappare i cammini europei accessibili insieme a una quarantina di straordinari compagni di viaggio. «Il nostro obiettivo è aiutare chiunque ad affrontare i propri limiti, promuovendo il reale abbattimento delle barriere fisiche e mentali», racconta Pietro a pochi giorni dall’inizio della sua ultima avventura, Klick’s on ways, 250 chilometri attraverso l’Emilia-Romagna, da percorrere insieme ad altri compagni che, come lui, viaggiano su gomma.

Michele Celebrin, viaggiatore, in cima alla funivia Lagazoui

Michele Celebrin, viaggiatore, in cima alla funivia Lagazoui © Michele Celebrin

«Oltre a mappare i principali percorsi europei», prosegue, «Free Wheels si occupa di mettere a disposizione accompagnatori e ausili a chi non vuole intraprendere un cammino da solo. Organizziamo anche seminari di sensibilizzazione rivolti ai giovani e abbiamo creato una community di viaggiatori che vogliono compiere un pezzo di strada insieme. Ma non si tratta solo di un lavoro tecnico: l’aspetto più rilevante è aiutare migliaia di persone ad affrontare le loro paure e la vita».

Nasce così, dalla penna di Scidurlo, Santiago per tutti: prima guida europea destinata a persone con esigenze specifiche, edita sempre da Terre di mezzo, perché tutti, in un modo o nell’altro, hanno le proprie necessità. «Un aiuto può servire a me, che sono in questa posizione, ma anche a una madre con un passeggino o a un anziano che ha bisogno del supporto di un bastone».

Il lavoro di Free Wheels consiste nel rendere accessibili percorsi di solito non inclusivi, per estendere il concetto di accessibilità a quante più persone possibili. Per possedere questo requisito, il cammino deve fondamentalmente disporre di strade, strutture ricettive, servizi di appoggio al viaggiatore adatti a tutte le categorie di viaggiatori ed esigenze.

Bartolomeo, Giancarlo, Roberto, Pino e Pietro di Free Wheels in cammino tra Radicofani (SI) e Proceno (VT)

Bartolomeo, Giancarlo, Roberto, Pino e Pietro di Free Wheels in cammino tra Radicofani (SI) e Proceno (VT) © Free Wheels

È quindi necessario un continuo lavoro di monitoraggio e rendicontazione, affinché tutti possano trovare esattamente ciò di cui hanno bisogno. «Per questo, stiamo sviluppando anche una pwa (progressive web app) che dia la possibilità agli utenti di scovare il cammino più adatto a loro utilizzando dei filtri di ricerca specifici». Free Wheels ha restituito finora ai viaggiatori ben 3mila km di percorsi accessibili.

«Va detto che ci sono zone d’Italia all’avanguardia in termini di inclusione, come il Trentino-Alto Adige e altre rimaste indietro». Senza dubbio, il grande modello straniero è il Cammino francese in direzione Santiago de Compostela e il suo proseguimento verso Finisterre e Muxía, sempre in Spagna. Ma le cose stanno rapidamente migliorando anche da noi.

«È importante, però, comprendere che dobbiamo essere flessibili perché è molto difficile immaginare un percorso interamente accessibile. Il modello più praticabile è costruire porzioni di cammino adatte a tutti». Per esempio, lungo la Via Francigena del nord, specialmente in Valle d’Aosta, ci sono alcuni tratti ideali per persone cieche, mentre persiste qualche criticità nelle accoglienze municipali e religiose di Toscana e Liguria. Risulta buona, invece, la situazione nel Lazio. Free Wheels ha trovato il modo per rendere fruibili a tutti anche la Via Francisca del Lucomagno, la Via di Francesco nella tratta da Firenze ad Assisi, il Cammino di San Benedetto (Umbria e Lazio), oltre a percorsi naturalistici come il Grande Anello della Valnerina.

 

Numerose sono le possibilità presenti e dettagliatamente illustrate sul sito dell’organizzazione Free Wheels, oltre a molti altri percorsi di più breve durata, come la Ciclovia dell’acquedotto pugliese o altri in Trentino-Alto Adige, consultabili su visitdolomites.com nella sezione Dolomiti accessibili.

«Fortunatamente siamo sempre più numerosi, sia in termini di iniziative collettive che individuali. Tra i tanti testimonial penso ad Andrea Stella, co-fondatore di Klaxon Mobility, che ha prodotto un propulsore elettrico dallo stesso nome. Con lui abbiamo dato vita al progetto Klick’s on Ways, che ogni anno porta persone con lesioni midollari a intraprendere un cammino in una diversa regione italiana, offrendo loro anche l’opportunità di entrare nelle Unità Spinali per condividere che esiste la possibilità del Cammino anche una volta usciti da lì. Perché se trovi il coraggio di uscire dalla porta di casa, tante inesplorate possibilità ti aspettano».

E così, quest’anno, Scidurlo cammina da Fidenza (PR) a Imola (BO) insieme a Michele, Pietro, Emanuele, Ignazio, Manuel e, per alcune tappe, anche a Marta e Andrea. «Sul fronte associativo le proposte sono sempre più numerose. Come quelle di NoisyVision dedicate ai viaggiatori non vedenti e ipovedenti, o di associazioni che del cammino inclusivo hanno fatto la propria mission, come On, impegnata a valorizzare il Parco delle cinque vette, in provincia di Varese, e Sentieri di felicità, che opera in Toscana. Perché il cammino condiviso è quello che auguro a tutti di compiere».

Articolo tratto da La Freccia