Foto cover: © Toscana Promozione Turistica

Settembre è un mese dalle caratteristiche estive e autunnali insieme, in cui si oscilla nell’indecisione tra il desiderio di prolungare l’abbronzatura e la voglia di foliage, castagne e olio novello.

 

Per assaporare l’extravergine, uno dei prodotti simbolo del made in Italy, che nella sua essenza racchiude gusto e salute con innumerevoli sfumature del territorio, non bisogna attendere l’autunno inoltrato. Certo, per le tradizionali sagre e feste dell’olio nuovo bisogna aspettare la frangitura, ma quando il prodotto è ben conservato si mantiene anche a un anno dall’imbottigliamento e il frantoio è luogo di innovazione e sperimentazione a tutto vantaggio della qualità. 

Bottiglia di olio

© Toscana Promozione Turistica

L’interesse crescente verso la scoperta di luoghi non lontani da casa, le esperienze all’aperto e in piccoli gruppi, a contatto con la natura e le tradizioni locali, hanno spinto l’oleo-turismo come occasione di viaggio in paesini e borghi dove già i distretti del vino hanno contribuito a valorizzare il patrimonio enogastronomico.

 

Immediata meta di un viaggio che ha per filo conduttore gli olivi e l’olio è la Toscana, con le pievi medievali, le colline discendenti e la luce che in ogni stagione rivela dettagli sempre nuovi. Nel versante grossetano dell’antico vulcano che è il Monte Amiata, Seggiano svela la cultivar autoctona Olivastra Seggianese. Il turista non la trova solo in bottiglia ma anche sollevata in una cisterna ottocentesca, con le radici sospese nel vuoto, alimentate mediante coltivazione aeroponica, e la chioma al sole, oltre l’apertura superiore della cinta muraria. 

Qui il singolare connubio tra scienza e archeologia industriale è monitorato nei suoi “respiri” dal professor Stefano Mancuso e dal Laboratorio internazionale di Neurobiologia vegetale dell’Università di Firenze da lui diretto. E se per omaggio alla tradizione si possono visitare il Museo dell’olio e il frantoio Ceccherini dell’800, chi ama l’arte contemporanea può avventurarsi nel Giardino di Daniel Spoerri, una galleria open air dove, nel 2002, l’artista israeliano recentemente scomparso Dani Karavan ha raffigurato Adamo ed Eva nel tronco di un olivo diviso da un fulmine, in una sfoglia dorata. 

Dani Karavan - Adamo ed Eva

Dani Karavan – Adamo ed Eva © Fondazione Spoerri

Per una degustazione in purezza che esalti il fruttato leggero e i sentori vegetali e di carciofo dell'Olivastra Seggianese si può prenotare un tour al frantoio Franci, a Montenero d’Orcia e, scendendo a Magliano in Toscana, nel giardino della chiesa della Santissima Annunziata si celebra un patriarca (così vengono chiamati gli olivi millenari): l’Olivo della Strega. Osservando il suo tronco, nove metri di circonferenza, e confrontandosi con quest’anima antica, si può tentare di comprendere come trascorrere il nostro tempo sulla Terra. Abitata da Etruschi e Romani e sede, in epoca medievale, di battaglie tra Firenze e Siena, la zona del Chianti è da sempre vocata alla coltivazione della vite e dell’olivo e regala una denominazione protetta che, dopo aver visitato il borgo fortificato di Montefioralle, a Greve (FI) si può assaggiare nell’azienda agricola di Giacomo Grassi o in quella di Pruneti

 

Oltre al blend Chianti Classico, infatti, certificano con il gallo nero, storico simbolo della zona, anche la produzione delle varietà tipiche dell’extravergine: il più fresco e delicato Leccino, il piccante e deciso Moraiolo, adatto a legumi, zuppe e carni, e la varietà Frantoio, da assaporare nel contrasto con carni rosse e grigliate. Da Giacomo Grassi l’assaggio si accompagna con racconti che spaziano dai nomi particolari dei prodotti alle pratiche agronomiche. Pruneti, invece, accoglie i visitatori nel frantoio aziendale per spiegazioni più tecniche e nell’Extra Gallery per un taglio lifestyle, con le esplorazioni nella “mix-oil-ogy” dei cocktail a base di olio evo; sempre qui, ma in primavera, si possono visitare le coltivazioni di iris, fiore simbolo di Firenze. 

Dal verde al viola al giallo, altra regione che si colora di queste nuance è l’Umbria, nota per il suo cuore green costituito in gran parte da olivi: la denominazione protetta copre l’intero territorio, diviso in sottozone. La relativa Strada dell’olio Dop è molto attiva, con escursioni guidate già dopo la pausa estiva, a piedi o in bicicletta, e l’iniziativa Passeggiate & buon gusto tra borghi, oliveti e fattorie, per approfondire lo strettissimo legame del territorio con l’olio e scoprirne le varietà in un bicchierino, grazie agli assaggi che completano i tour. Passeggiare tra gli olivi si può non solo tra quelli disposti nei tradizionali sesti d’impianto, ma anche in un’opera d’arte, tra i 121 che forgiano il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto nel Bosco di San Francesco, ad Assisi (PG), bene del Fai cui si accede da un portone posto lateralmente alla splendida basilica. 

Bosco di San Francesco, Assisi

Bosco di San Francesco, Assisi © Strada dell’olio

Tremila metri quadrati di land art per rappresentare il simbolo dell’infinito a tre anelli, con quello centrale a unire natura e artificio. Ovviamente, anche qui si produce l’extravergine, contribuendo a salvaguardare i 64 ettari della proprietà. La sottozona più vasta della Dop Umbria è proprio Colli Assisi - Spoleto, città estreme della fascia olivicola pedemontana appenninica che include Spello, Trevi, Foligno, Campello, riconosciuta Patrimonio agricolo di rilevanza mondiale dalla Fao e nel processo per essere candidata Patrimonio Unesco. 

In occasione del decennale dell’inserimento nella World Heritage List del sito seriale Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.), che comprende sette località in cui sono custoditi beni artistico-monumentali dell'epoca tra cui Campello sul Clitunno (PG), merita una visita il tempietto nel parco del Clitunno, variante del giardino naturalistico all’inglese, proprio accanto alle celeberrime fonti. Con la basilica del Salvatore a Spoleto condivide l’origine paleocristiana, il passato longobardo e il titolo al Salvatore, appunto. Il tempietto è stato inserito anche in etichetta da Marfuga, azienda tanto radicata da conservare documenti di trasporto delle Ferrovie italiane risalenti ai primi del ‘900: qui l’assaggio consigliato è la Dop Umbria e soprattutto il Moraiolo

Una visita a Giano dell’Umbria, castrum fortificato e poi borgo medievale nei Colli Martani, consente poi di scoprire la cultivar tipica San Felice, che deve il nome all’abbazia con le reliquie del vescovo martirizzato, notevole esempio di romanico umbro: in purezza può essere degustata, insieme ad altri prodotti, nell’azienda Oro di Giano, sui cui terreni si trova un altro antico amico, l’olivo millenario di Macciano.

 

Infine, in questo tracciato irregolare che lega solo alcuni dei tanti borghi dell’oro verde triangolando Toscana, Umbria e Lazio, un’altra tappa obbligata è Castelnuovo di Farfa, vicino Rieti, in una regione che conserva una tradizione antica nella lavorazione dell’olio e conta la denominazione laziale Sabina Dop. Qui è da visitare il Museo dell’olio, che espone opere di Maria Lai, Hidetoshi Nagasawa e Alik Cavaliere, quest’ultimo mancato prima di completare la scultura che ancora giace così come lui l’ha lasciata. È un istituto etnografico sensoriale che, insieme al Museo del silenzio nel monastero delle Clarisse eremite di Fara in Sabina, rende davvero speciali questi luoghi.

Articolo tratto da La Freccia