In apertura la fontana di Diana e Atteone della Reggia di Caserta

Zampilli sorprendenti che raccontano storie fantastiche e custodiscono misteri. Le fontane sono capolavori d’arte e d’ingegneria idraulica il cui scopo era, oltre a rifornire d’acqua la comunità, quello di celebrare la grandezza di principi e papi. Ogni città ne ha almeno una da custodire, che spesso ne diventa simbolo e, soprattutto d’estate, attira turisti e visitatori.

LA CAPITALE TRA OSCAR E NASONI
A Roma sono oltre duemila le fontane e le fontanelle, i cosiddetti nasoni, che permettono a chi passeggia per la Capitale di dissetarsi e ammirare spettacoli meravigliosi. Sul sito turismoroma.it si può trovare un itinerario per scoprire quelle da non perdere. Si parte da piazza della Repubblica per ammirare la fontana delle Naiadi, in stile Liberty, caratterizzata da quattro gruppi bronzei realizzati dallo scultore Mario Rutelli raffiguranti le ninfe delle acque. Con dieci minuti di cammino si arriva alla fontana del Tritone, realizzata da Gian Lorenzo Bernini per celebrare il potere della famiglia Barberini, dalla quale prende il nome la piazza in cui si trova, in un trionfo di delfini, stemmi papali e api, simbolo araldico della casata. Pochi passi ancora e si raggiunge la cima di Trinità dei Monti che domina piazza di Spagna con la sua Barcaccia, di Pietro e Gian Lorenzo Bernini, perfetta per un selfie memorabile. In via del Babuino, sempre nel cuore della Roma più amata dai turisti, la statua in granito grigio del Sileno segna la strada verso una fontana da Oscar, quella di Trevi, resa celebre dal bagno notturno di Anita Ekberg al cospetto di uno stranito Marcello Mastroianni nel capolavoro di Federico Fellini La dolce vita. Al cospetto di Oceano, che dominala scena, impossibile sottrarsi al rito della monetina beneaugurante. 

La fontana dei Quattro Fiumi in Piazza Navona

La fontana dei Quattro Fiumi in Piazza Navona

LA LUNA NEL FONTANONE
Ma nella Capitale la regina delle opere d’acqua è la fontana dei Quattro Fiumi in piazza Navona, capolavoro di Gian Lorenzo Bernini. Una grande scogliera di travertino sorregge l’Obelisco Agonale, portato dai luoghi di scavo di Assuan, nel sud dell'Egitto, per ordine di Domiziano. Agli angoli, sono poste le monumentali statue marmoree dei quattro fiumi – Danubio, Gange, Nilo e Rio de la Plata – che rappresentano i continenti allora conosciuti. Con una passeggiata di 15 minuti si raggiunge il cuore del Ghetto ebraico, per scoprire la fontana delle Tartarughe, in piazza Mattei, mentre a poche centinaia di metri la fontana dei Tritoni di Francesco Carlo Bizzaccheri sembra far la guardia al mascherone della Bocca della verità. L’itinerario si conclude all’Acqua Paola, meglio conosciuta come il fontanone del Gianicolo, dalla cui sommità si può ammirare uno dei panorami più spettacolari della città, citato da Antonello Venditti nel successo giovanile Roma capoccia. «Quanto sei bella Roma quand’è sera/Quando la luna se specchia dentro ar fontanone. E le coppiette se ne vanno via/Quanto sei bella Roma quando piove».

LA FONTANA DELLA VERGOGNA
A Palermo non bisogna perdere la magnifica fontana Pretoria, che ha una storia molto singolare. L’opera, realizzata nel 1554 a Firenze da Francesco Camilliani, venne acquistata nel 1581 e smontata in oltre 600 pezzi per essere trasferita nel capoluogo siciliano, nella piazza da cui prende il nome. Detta anche fontana della Vergogna, per le nudità delle statue che la compongono, è considerata una delle più belle d’Italia: al centro della scena Bacco, dalla cui vasca sgorga l’acqua che tracima nelle vasche concentriche sottostanti. Al quadro partecipano le divinità dell’Olimpo, creature mitologiche e putti, in un dedalo intrigante di balaustre, ponti e ponticelli.

Fontana monumentale a Santa Maria di Leuca

Fontana monumentale a Santa Maria di Leuca

ALLA FINE DELLA TERRA
Per ammirare la fontana monumentale dell’acquedotto pugliese bisogna arrivare a Santa Maria di Leuca, in provincia di Lecce, estremo lembo sul tacco dello Stivale. La collina adiacente il santuario di Santa Maria de Finibus Terrae è stata trasformata in una gigantesca cascata alimentata dall’oro blu dell’acquedotto. L’acqua che sgorga a Caposele, in provincia di Salerno, viene incanalata e distribuita in tutta la Puglia grazie a questa straordinaria opera d’ingegneria idraulica. Percorre centinaia di chilometri irrigando i campi agricoli e rifornendo milioni di persone. L’acqua non utilizzata arriva a Santa Maria di Leuca, dove viene simbolicamente benedetta prima di precipitare in mare e ricominciare il ciclo della vita. I più sportivi possono affrontare i 284 gradoni per raggiungere il santuario dal porto, una scalata mozzafiato ammirando la suggestiva cascata.

DIANA E ATTEONE A CASERTA
Carlo di Borbone affidò a Luigi Vanvitelli il compito di realizzare un adimora degna della sua potenza e ambizione. La missione riuscì perfettamente al geniale architetto autore della Reggia di Caserta, dove armonicamente convivono edifici monumentali, boschi e radure, un enorme parco botanico, il giardino inglese e la meravigliosa fontana di Diana e Atteone alimentata dall’acquedotto Carolino. L’opera è ben visibile dai palazzi reali, ma solo avvicinandosi – dopo aver percorso i viali che costeggiano le vasche monumentali – se ne apprezzano la maestosità e la cura dei dettagli. Gli scultori Tommaso e Pietro Solari, Paolo Persico e Angelo Brunelli propongono all’attenzione degli spettatori due scene teatrali. A destra la dea della caccia si concede ai piaceri di un bagno rinfrescante circondata dalle amiche, mentre a sinistra il cacciatore Atteone viene sbranato dai cani per aver osato posare gli occhi sulla nudità divina. Una fine straziante resa con uno straordinario realismo, al punto che nelle notti di luna piena, insieme allo scroscio potente dell’acqua, sembra di avvertire nell’aria le urla del malcapitato.

Fontana delle 99 cannelle, L’Aquila

Fontana delle 99 cannelle, L’Aquila

LE CANNELLE DELL’AQUILA
Anche nel capoluogo abruzzese la fontana delle 99 cannelle, simbolo dell’autonomia aquilana, racconta una leggenda crudele. È costituita da sei cannelle, una per ciascuno dei signori del territorio, e 93 mascheroni che riproducono i simboli araldici dei castelli che parteciparono alla fondazione della città. La sorgente che alimenta l’opera rimase a lungo ignota, proprio per impedire che qualcuno dei signori potesse rivendicare il primato sugli altri offrendo la sua acqua alla fontana collettiva. E per meglio custodire il segreto, il progettista Tancredi da Pentima sarebbe stato giustiziato al termine dei lavori e sepolto sotto la sua opera. Una storia da brividi, come quelli regalati dall’acqua gelida delle cannelle.

FIRENZE, IL NETTUNO CONTESTATO
In una città dotta e meravigliosamente causidica come Firenze, era inevitabile che un’opera eretta in piazza della Signoria scatenasse polemiche. La vita della fontana del Nettuno, accanto a Palazzo Vecchio, non è mai stata semplice. «Ammannato, Ammannato, che bel marmo t’hai sprecato» era il sarcastico sfottò rivolto al principale autore del Biancone, così soprannominato per il candore abbagliante del marmo di Carrara nel quale venne scolpito. Nel 1549, Cosimo de’ Medici aveva commissionato la costruzione della fontana per garantire il rifornimento idrico regolare al rione e alle sue dimore, tra cui Palazzo Vecchio. Il Granduca voleva porre così rimedio a epidemie e malattie che falcidiavano la popolazione. La lavorazione risultò travagliata e il risultato finale fu criticato, anche per il confronto con l’imponente David di Michelangelo scolpito a inizio ‘500. Mail tempo è stato galantuomo e oggi il Biancone è tra i monumenti più fotografati di Firenze.

La fontana Torta degli Sposi a Milano

La fontana Torta degli Sposi a Milano

MILANO E LA FONTANA SCOMPARSA
Le mutevoli vicende storiche condizionano, proprio per il loro legame con il potere dei committenti, il destino delle fontane. La vicenda di quella degli Sposi, in piazza Castello a Milano, di fronte al Castello Sforzesco, è quantomai emblematica. Chiamata così perché la forma ricorda una torta nuziale, venne realizzata dall’Azienda elettrica milanese nel 1936 per celebrare, con una vasca di 1.200 metri quadrati, l’incontro tra Benito Mussolini e i reduci della guerra d’Abissinia. Doveva essere un’installazione provvisoria ma il suo successo convinse il Podestà a lasciarla al suo posto anche dopo la partenza del Duce. Sopravvisse alla guerra ma non ai lavori della metropolitana, che nel 1959 ne imposero lo smontaggio e il deposito in un magazzino comunale. È tornata alla luce nel ‘99 e adesso accoglie i visitatori all’ingresso del Castello Sforzesco. Particolarmente brillante l’illuminazione notturna, che cattura l’attenzione degli amanti della Milano da bere.

TORINO E I DUE FIUMI
Piazza CLN è il luogo simbolo della Torino partigiana e antifascista. Detta anche piazza delle Chiese, al termine della Seconda guerra mondiale venne intitolata al Comitato di liberazione nazionale che aveva guidato l’insurrezione popolare contribuendo alla sconfitta del nazifascismo. Qui ci sono due fontane che raffigurano allegoricamente i due fiumi che bagnano la città di Torino: il Po e la Dora. Le sculture sono opera di Umberto Baglioni, che immagina il Po come un uomo disteso con in mano alcune spighe di grano e la Dora Riparia come una donna a seno nudo con in mano un frutto. L’acqua come fonte di vita e prosperità diventa anche simbolo di libertà. Il progetto iniziale dell’architetto Marcello Piacentini prevedeva accanto alle statue dei fiumi quelle di Mussolini e Vittorio Emanuele III. Sic transit gloria mundi, le due statue non furono mai realizzate a causa del crollo del regime fascista e, poi, dell’esilio dei Savoia.